AA Delta Futurista: cortocircuito italiano

Ecco la Futurista, protagonista del nostro terzo film. Dopo la Pagani Zonda e la Dallara Stradale è tempo di una Delta speciale: un sogno lucido, la reinterpretazione di un collezionista, pilota e appassionato di nome Eugenio Amos. Un’idea nata per scherzo e che nella sua evoluzione ha assunto i connotati di un progetto serio e scrupoloso. Stiamo parlando di un prodotto di qualità da condividere con chi “Aderisce alla stessa cultura e ha le medesime passioni”, come dice il suo designer Carlo Borromeo.

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(AV)VINCENTE. A mettere le mani sul Deltone è stato un team giovane e altamente specializzato, i ragazzi di Podium Advanced Technologies. Tutto è partito dal design della vettura, da quella ruvida sensualità che s’annida nei rigonfiamenti di quella stella dei rally che è l’Integrale; la donor car di questo restomod. Pensare che la Delta che non era nata (nel 1979, dalla matita di Giugiaro) per vincere così tanto; poi però, a seguito dell’esclusione delle Gruppo B dal WRC, è dovuto crescere. Pane e vittorie: utili a diventare la Delta che tutto il mondo acclama.

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OMAGGIO. La metamorfosi della media da famiglia, da brava a incazzata, è stata cristallizzata in tutta la sua contemporaneità proprio dalla Automobili Amos che, con questa Futurista, ha provato a rendere definitive le forme dell’Integrale. Qui ci sono due porte in meno – le posteriori – un telaio irrigidito (con saldature extra come da specifiche del Gruppo A, rollbar integrato e barre sotto-scocca aggiuntive all’anteriore), turbina nuova e intercooler aggiornato; rivisti pure impianti di scarico e aspirazione: così la Futurista eroga 330 cavalli, oltre 100 cv in più rispetto all’Integrale evo 2 da 215 cv.

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DAVANTI, TUTTA NUOVA. Potenza che ha chiamato altri piccoli, significativi, interventi: come quelli sul cambio, ai differenziali e all’albero motore; oltre che quelli sull’impianto frenante, nuovo by Brembo. Sono più di mille le componenti riviste o ridisegnate per la Futurista: gran parte della carrozzeria – per esempio – è realizzata in carbonio mentre la geometria delle sospensioni anteriori è stata ridisegnata per favorire un comportamento dinamico più incisivo, sopratutto in inserimento.

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PULSANTI CELEBRI. Moltissime superfici dell’abitacolo, dai sedili contenitivi all’imperiale, sono rivestite in Alcantara; gli inserti dei pannelli delle portiere mostrano elementi di carbonio mentre i nuovi tasti integrati nel volante e al centro della plancia divertono oltre che essere funzionali; stiamo parlando del pulsante d’accensione rosso con il simbolo del razzo e l’ormai celeberrimo comando sul volante Levati, per lampeggiare con gli abbaglianti.

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VIS-À-VIS (CON LA STORIA). Per lanciare un nuovo capitolo della Delta, il più romantico e disilluso dalla storia della Integrale dal suo stop coi rally, la Automobili Amos non ha usato mezze misure. E il risultato di tanta ‘verità’ e ‘voglia di Delta’ sta tutto nella velocità con cui i 20 esemplari in cui la Delta Futurista è stata realizzata sono andati sold out. Nel giro di pochi giorni, per 300mila euro l’uno. Al motto di #makelanciagreatagain, questi ragazzi hanno voluto riaccendere la luce sulla storia della Lancia e colmare – almeno in piccola parte – il vuoto lasciato venticinque anni fa all’uscita di scena dell’Integrale. E della Lancia che piace.

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METTETEVI COMODI. Fatte le dovute premesse, lasciamo la parola a questo film e ai loro protagonisti: Eugenio Amos (ceo e founder di Automobili Amos), Carlo Borromeo (socio di AA e direttore creativo dello studio di design BorromeodeSilva/Garage Italia) e Luca Ciancetti (a capo del reparto Motorsport della Podium). Saranno loro a farci scoprire tutti i dettagli della Delta Futurista. Buona visione.

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4 commenti su “AA Delta Futurista: cortocircuito italiano”
  • Dave67_GT ha scritto:

    Bella, ma un pò un esercizio di stile fine a se stesso o meglio, appannaggio di chi se l’è fatta. Negli States il restomod o come l’hanno definito esiste già da un pò di tempo ed in effetti col gusto che si ritrovano spesso vengono fuori cose discutibili. Questa è bella.
    Ma rimane legata a questo concetto un pò snobistico del Vintage “tout court”, del…. “una volta si che…..”
    I tempi cambiano e non è vero che oggi, alla stessa spesa effettuata per questo “recupero” non esistano auto degne in grado di emozionare.

  • Marco Pascali ha scritto:

    Beh, però resta una bella opportunità ‘regatata’ al nostro mondo per dimostrare che chi vuole può provare cose in grado di emozionare…

  • Dave67_GT ha scritto:

    Assolutamente si, “eticamente” parando è ciò cui ogni uomo potrebbe e dovrebbe ambire.

  • Pierluca.Venticinque ha scritto:

    Video e montaggio realizzati molto bene dalla redazione di veloce.it . Per questo va il mio plauso. Per quanto riguarda la realizzazione dell’auto, il team è composto da tutti soggetti competenti e designer di un certo spessore. Chiaro che realizzare e ricostruire più di 1000 pezzi non è stato uno scherzo. Però, d’altra parte, “modificare” un oggetto che ha vinto e stravinto nel panorama del Motorsport italiano non comporta nessun tipo di “invenzione” speciale. Solo tanto coraggio e responsabilità nel prendere un progetto vincente e renderlo attuale. E sottolineo, RESPONSABILITÀ. Inoltre vi è un altra nota negativa, il prezzo. 300mila euro non è affatto uno scherzo. Se si dà un occhiata al panorama delle automobili ad oggi con 300mila euro si può arrivare ad auto come Dallara Stradale, che, seppur completamente diversa sia nella logica che nel segmento attribuito, è pur sempre una macchina costruita da 0 e non una rivisitazione di un progetto fatto da altri.
    Tuttavia, ad oggi, qualcuno pensa che usare progetti famosi e che hanno vinto tantissimo per modificarli e farci una produzione (seppur in tiratura limitata) sia pura speculazione. In ogni caso, mi sento di rimarcare il coraggio avuto per utilizzare un tale marchio purtroppo oggi (forse) ingiustamente degradato.

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