Addio Aldo Brovarone, la ‘matita’ della Dino

Addio Aldo Brovarone, la ‘matita’ della Dino

Immagina una classe di ragioneria. Immaginala piena (che di questi tempi ci vuole una certa fantasia) e adesso concentrati sulla faccia da furetto di quello in terza fila. Esatto proprio lui, che quando il professore fa di conto guarda fuori dalla finestra e fissa il cielo. Ecco, quello lì è un giovanissimo Aldo, che non sa ancora di essere il famoso Brovarone. Di professione studente, aveva l’ambizione di diventare aviatore nella Regia Aeronautica. Siamo in piena guerra e quel sogno si infrange una dannata mattina, quando Aldo viene preso dai tedeschi e mandato in un lager in Polonia. Tornato a casa però, trova un’Italia in ginocchio e visto che la voglia di studiare ormai gli era passata, decide di prendere e andare in Argentina. È la sua fortuna, perché lì trova l’America. Laggiù incontra un certo Dusio, Piero, presidente della Juve certo, ma soprattutto papà della Cisitalia, che era lì per aprire una fabbrica di automobili (Autoar). Rimasto incantato da quella serie di ‘figurini’ che gli mostra questo giovane emigrato piemontese, lo arruola subito per una missione, quasi impossibile: preparare una serie di dépliant di una macchina… che non c’era ancora. La Cisitalia, appunto. Meglio, perché così Aldo non deve limitare la sua fantasia. Quello che viene fuori è un tale successo che gli ordini fioccano: e la macchina va fatta tale e quale a quella della pubblicità.

Duetto bonus 3 Alfa Romeo

GLI ANNI ALLA PININFARINA. Ma uno così, non poteva non farsi notare dalla Pininfarina. Che infatti lo assume immediatamente. A Torino lo aspetta un esordio col botto: la Maserati A6 GCS. Nel progettare questa berlinetta, Brovarone butta dentro tutto il futuro che c’è sul mercato (che allora voleva dire tanta America) come l’iconico parabrezza panoramico. Passano gli anni e dal 1974 è il capo del centro stile della carrozzeria più chic del mondo. A guardarla oggi, la sua carriera comincia quando chi disegnava le auto era ancora un figurinista, prosegue come stilista e termina da designer. Insomma, Brovarone attraversa intere ere automologiche. Anzi no, le firma. Dalle macchine tonde, ispirate alle carlinghe di quegli aerei che amava tanto, a quelle che volevano la luna e conquistavano lo spazio, per arrivare alle super squadrate degli anni ’80. Dopo il debutto col Tridente arrivano Alfa (come la Superflow, una prova generale per l’iconica Duetto che sarà), Ferrari (comprese quelle per l’avvocato come la Superfast II), Lancia e Peugeot. Ma c’è un’altra rossa, che diventa la sua cifra. Nata per caso, visto che non fu il Drake a chiederla a Pininfarina, ma Sergio a volerla immaginare. Quando viene fatta vedere a Ferrari, il ‘commendatore’ (come lo chiamava Brovarone) corregge il tiro. Non vuole che sembri una macchina del Cavallino, ma dev’essere un tributo a suo figlio. Nasce la Dino, appunto. Con quel muso ‘a vetrinetta’, inventato proprio per differenziarla dalle altre maranellate e il lunotto verticale e curvato che ha fatto scuola. Quando arriva la commessa per la Gamma Coupé, da buon piemontese, Brovarone ha un flashback e rivede le Lancia che furono, con le loro forme classiche e eleganti. Insomma, il risultato è questa due porte dalle linee tirate, ma ben distese, con quel posteriore con una classe senza tempo.

Ferrari Dino Rosendo Cruz Buried 3

IL COLPO DI CODA. A metà anni ’80 Aldo, ormai Brovarone di nome e di fatto, ne ha 60. Ma non vuol dire niente. Perché quando arriva la richiesta di Ferrari di sistemare una macchina che non lo convince, il designer ha la prontezza di un ragazzo nel tirar fuori l’ennesimo colpo di genio. Rivede il muso e inventa l’alettone più iconico della storia dell’auto: quello della F40. Adesso che non c’è più ti tornerà in mente uno dei suoi mantra più recenti: quanto fosse diventato difficile, ormai, venir fuori con qualcosa di nuovo, visto che nell’auto è già stato fatto tutto… Nostalgia canaglia.  

13. F40

MEMO.  Tra le sue opere indipendenti, anche la straordinaria Studiotorino-RUF RK Coupé (2006) e la variante scoperta RK Spyder (premiata al palazzo Triennale di Milano nel 2005 come Auto più bella del mondo). A questo link, poi, trovate un’intervista che rilasciò ad alVolante in occasione del Salone Parco del Valentino del 2018: ascoltate con attenzione quello che dice, sono le parole di un designer che non ha mai smesso di essere un’avanguardia.

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