Alla ricerca dell’aurora boreale. In Bentley

Alla ricerca dell’aurora boreale. In Bentley

L’aurora boreale è un fenomeno luminescente di origine elettromagnetica che si verifica negli strati alti della nostra atmosfera — tra i 100 e 400 chilometri circa — ed è dovuto all’iterazione delle particelle cariche che, tramite il vento solare, colpiscono il nostro campo magnetico perturbandolo e generando delle correnti. Queste, scaricandosi verso i poli, eccitano gli atomi di ossigeno ed azoto con la conseguente emissione di luce. È esattamente lo stesso principio di funzionamento dei classici neon. Quale essere umano raziocinante potrebbe non sognare di trovarsi, al meno una volta nella propria vita, al cospetto di uno spettacolo naturale del genere? Nessuno. Tant’è che il dipartimento marketing di Bentley ha deciso di organizzare per l’occasione uno shooting che vi lascerà a bocca aperta.

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«Eccomi qui, al volante di una Bentley Bentayga V8 nuova fiammante, pronta ad assaporare un’esperienza memorabile a bordo del SUV prodotto da uno dei più rinomati marchi automobilistici al mondo. Sentendomi libera di volare, proprio come farebbe un alato pennuto. Guidando verso nord, il paesaggio si fa più gelido ed invernale. Ripenso costantemente alla potenza sprigionata dal questo propulsore incredibile. La mole della Bentayga garantisce uno straordinario senso di robustezza e sicurezza; la vettura percorre senza intoppi le ghiacciate strade invernali del Nord. Mi trovo in modalità ‘Comfort’ e vorrei che il viaggio non finisse mai, anche se, inconsciamente, so che a destinazione potrei realizzare il mio sogno nel cassetto.

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Ricordo che spesso, da ragazzina, sentivo mia nonna raccontare storie davvero magiche sulla luce che danzava nel cielo, l’Aurora Boreale, conosciuta a volte solo come ‘aurora boreale’. L’Aurora è un fenomeno che si manifesta nelle regioni più settentrionali della Scandinavia, durante le buie notti invernali. Più si viaggia a nord, maggiori sono le possibilità d’ammirarla e, non avendone mai vista una nella vita reale, decisi di andarle incontro esplorando così anche le mie radici. Sono partita a metà dicembre, verso nord, alla ricerca di questi bagliori surreali. Sapevo che, se fossi stata molto fortunata, sarebbero apparsi sopra la mia testa in una limpida e gelida notte.

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Ho pernottato in un accogliente ed elegante monolocale, il Flammans Skafferi, un lodge/ristorante di proprietà della celebre chef ed imprenditrice Lena Flaten. Non appena le ho comunicato quale sarebbe stato lo scopo del mio viaggio, lei ha promesso d’aiutarmi nella mia ricerca. Ho quindi pianificato il viaggio, preparato i miei vestiti pesanti, l’attrezzatura necessaria, la macchina fotografica e sono partita. Walt Whitman, grande poeta americano, scrisse nel capolavoro ‘Foglie d’erba’: “Né io, né nessun altro possiamo percorrere quella strada per te. Devi viaggiare da solo. Non è lontano. È a portata di mano. Forse ci sei stato da quando sei nato, e non lo sapevi”.

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Il viaggio attraverso la Svezia centrale è durato otto ore: traguardo fissato in quel di Storlien, villaggio natale della mia cara nonna. Questa località accoglie chiunque apprezzi la vita all’aria aperta e gli sport invernali, tradizione che qui si rinnova da oltre centocinquanta anni. Non ultimo, Storlien è la rinomata culla dello sci alpino svedese e dal 1933 i reali di Svezia trascorrono qui le proprie vacanze sulla neve. La distanza che la separa da Stoccolma è di circa 670 chilometri, le strade sono belle e attraversano paesaggi sempre più selvaggi e disabitati. Una breve tappa per il pranzo nella rurale Järvsö e via, un’unica tirata fino a destinazione. Ho raggiunto Storlien nel tardo pomeriggio, compiacendomi della sua aria pulita e pungente. Sono stata accolta dalla mia ospite con un paradisiaco brodo caldo a base di carne d’alce ed erbe locali, il mio tavolo era stato sistemato di fianco ad una stufa a legna, proprio davanti all’ingresso. A detta sua, le speranze del materializzarsi dell’Aurora Boreale erano elevate e questo non ha fatto altro che aumentare esponenzialmente ogni mia aspettativa.

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In parecchi hanno espresso giudizi superlativi su questo ristorante e, in effetti, la cena è stata davvero unica nel suo genere. Tutte le portate sono a base di prodotti locali: salmerino, trota fario, funghi, erbe aromatiche, renna, alce e verdure varie. Lena ha uno stile molto personale e, principalmente, utilizza metodi scandinavi tradizionali per ogni preparazione. C’è un forno a legna di fronte alla sala da pranzo; il profumo di pane fresco cotto giusto in tempo per la cena è davvero delizioso. L’atmosfera, le pietanze e il servizio sono a dir poco eccezionali. Sarà forse la rinvigorita speranza di vedere l’Aurora a farmi vedere tutto con occhi diversi?

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Affinché l’Aurora si riveli, indipendentemente da ogni previsione, il cielo dev’essere completamente limpido. Il bollettino meteorologico per i prossimi giorni dava in realtà tempo variabile e la prima notte è stata caratterizzata da una leggera nevicata. Il cielo era coperto. Il giorno successivo niente neve, ancora nubi e le previsioni non promettevano nulla di buono. All’altezza del 63° parallelo Nord, a dicembre, non ci sono molte ore di luce. Il sole sorge alle 9.30 e tramonta cinque ore dopo. A colazione fatta e dopo aver dato uno sguardo alla mappa, ho deciso di guidare verso Est in cerca di qualche spot interessante. Ho trovato un piccolo lago su un altopiano: con una graziosa stradina che terminava a ridosso della sponda orientale, mi è subito sembrato semplicemente perfetto. A tratti surreale. La sede stradale era ricoperta da venticinque centimetri di neve, ma in modalità Snow la Bentayga non ha avuto alcuna indecisione. 

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Una vista incredibile, la nebbia avvolgeva la foresta e i contrasti della luce erano mozzafiato. Sembrava una tela del pittore svedese John Bauer, celebre per aver dipinto numerosi troll nel mezzo di foreste spettrali e mistiche. Gli svedesi lo adorano. Grazie al packet lunch della cortese Lena, avevo con me caffè, carne di renna affumicata, qualche snack e, sopratutto, pellicce su cui sedermi. Utilizzando un ceppo come sgabello, ho acceso un piccolo fuoco e mi sono goduta il momento. Finalmente sola nella natura, dopo tanto tempo. Devo ammetterlo, tutto ciò mi era mancato molto.

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Verso mezzogiorno il cielo ha iniziato a schiarirsi e la temperatura è scesa in un baleno a -18; sono tornata verso Ovest e ho raggiunto uno degli specchi d’acqua più grandi della zona, il lago Ånnsjön. Il sole stava tramontando e ne ho approfittato per farmi una passeggiata con gli sci da fondo. La temperatura è scesa fino a -22, ho acceso un altro falò per scaldarmi e sorseggiare l’ennesima tazza di caffè caldo. Le montagne, l’imbrunire, una fiaba. Di lì a poco sarebbe arrivato il momento fatidico: in cielo solo la luna e una miriade di stelle più o meno luminose. All’improvviso ho iniziato a vedere i primi segni di luce color verde affiorare dall’oscurità. Finalmente! Eccola in tutto il suo splendore, forte e ben visibile. Tramite un’app dedicata — alle aurore boreali — ho visto che fino alle 23 era previsto un aumento dell’indice di luminosità. Ho deciso pertanto di salire su una strada che s’inerpicava leggermente più a Nord e raggiunto il punto più alto dove il paesaggio s’apriva maestoso. Ancora una volta, completamente sola, io e la natura. Scesa dalla Bentayga, con gli occhi chiusi ancora per dar loro qualche attimo di suspence, ho alzato il viso all’insù. Quando li ho aperti, ho visto quel barbaglio meraviglioso, inequivocabile, inimitabile. Questa volta era visibile da Ovest ad Est, lungo tutto l’orizzonte. E diventava sempre più forte. Lo spettacolo è andato avanti per circa un’ora e poi ha iniziato a svanire lentamente, fino a dissolversi del tutto. Io, estasiata.»

Testi originali: Johan Landorf
Produzione: Midland Scandinavia
Fotografia: Mats Lind
Modella: Emma Eliasson

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