#bigwednesday: Mika Häkkinen, the Flying Finn

#bigwednesday: Mika Häkkinen, the Flying Finn

Noto a tutti gli appassionati di Formula 1 per i suoi modi composti e una sportività rara, Mika Häkkinen entrò nella storia della Formula 1 alla fine degli anni ’90 con i due titoli mondiali conquistati a suon di duelli contro le Ferrari. Una rivalità, quella tra il ‘Finlandese Volante’ e Michael Schumacher, tanto accesa quanto sempre contraddistinta dal rispetto e dalla correttezza dentro e fuori la pista; oltre che per una profonda stima reciproca. Tra i due campioni non è mai accaduto un incidente, nonostante le battaglie in pista si siano sempre state (anche) crude: Mika era il pilota con cui a fine gara Michael si intratteneva, anche solo per parlare dei sorpassi che si erano inflitti a vicenda; come avvenne nel dopogara del GP di Spa del 2000. Lo stesso Michael, parlando dell’amico dopo il suo ritiro, dichiarò che “Häkkinen non è soltanto il pilota più forte che abbia mai dovuto affrontare, ma anche quello che ho ammirato di più”. A dispetto della proverbiale freddezza finlandese, Häkkinen ha conquistato anche una folta schiera di fan che l’hanno amato – e lo amano – non solo per le vittorie e la capacità di adattarsi alle diverse esigenze del mondiale, ma anche per la insolita e genuina emotività che mostrò in diverse occasioni: come quando, nel ’99 a Monza, si abbandonò in un disperato pianto di rabbia dietro le barriere del circuito dopo un errore che gli compromise la gara.

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UNA RAPIDA SCALATA. Mika Pauli Häkkinen nasce a Vantaa, Helsinki, il 28 Settembre del 1968. Si avvicinò al mondo dei motori già da piccolissimo, anche grazie al pilota di rally Henri Toivonen che gli regalò il suo primo kart a cinque anni: kart con cui il giovane Mika dimostrò in fretta il suo valore arrivando a conquistare ben cinque titoli nazionali nelle gare di kart tra il 1981 e il 1986. La sua carriera agonistica continua spedita: a diciannove anni (nel 1987) si sposta in Gran Bretagna e debutta nel suo primo campionato monoposto delle Formula Ford, vincendo al primo tentativo. L’anno successivo vince anche la serie europea Opel-Lotus e nel 1989 approda in Formula 3 con il team Dragon-Toyota. Mika diventa campione l’anno successivo (1990), singolarmente nello stesso anno in cui il futuro rivale, Michel Schumacher vinceva lo stesso campionato nell’edizione tedesca. Una rivalità, quella tra Schumacher e Häkkinen, che iniziò ben prima della Formula 1, poiché i due ebbero modo di incontrarsi prima, nel 1989, quando il finlandese si presentò nel campionato tedesco come wild card nei GP di Imola e Hockenheim di F3; e poi di nuovo nel 1990, quando Schumacher ebbe la meglio proprio in un duello tra i due, nel GP a Macao, appuntamento comune delle due categorie.

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ARRIVA LA F1. Nel 1991, il salto nella massima categoria: Keke Rosber, il suo manager, riesce a metterlo sotto contratto con la Lotus a soli ventun’anni. Nel Gran Premio d’esordio negli USA, Mika dimostra subito il suo potenziale, qualificando la poco competitiva Lotus-Judd di quell’anno, a metà schieramento. Nonostante un esordio che faceva ben sperare in una stagione altrettanto prosperosa, il 1991 si rivela un disastro, con frequenti ritiri e con posizioni quasi sempre relegate in fondo alla classifica. Ciononostante il finlandese non perde occasione per mettersi in luce: conquista il quinto posto nel Gran Premio di San Marino e convince la casa britannica al rinnovo. Nel 1992, con lo sviluppo di una nuova monoposto più competitiva, i risultati non tardano ad arrivare: ottiene undici punti totali (sei piazzamenti, con due quarti posti a nel GP d’Ungheria e in quello di Francia, come miglior risultato) che gli valgono l’ottavo posto nella classifica finale del mondiale ma soprattutto l’interessamento di tanti altri team per la stagione seguente. Tra questi, c’era anche la McLaren, che offrì al finlandese un posto come collaudatore con la partecipazione in gara subordinata alla decisione di Senna di continuare a correre o meno con la casa britannica.

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MCLAREN, LA SCOMMESSA VINCENTE. Nonostante altre scuderie di minor spessore gli proponessero contratti da prima guida, Mika accetta proprio l’ingaggio della casa di Woking per la stagione 1993. Una scelta che per quanto avventata al momento della firma – la casa britannica stava attraversando un grande momento di crisi per la perdita dei motori Honda – si rivelò molto importante per la crescita del pilota finlandese. Proprio Häkkinen ha rivelato in un’intervista di come abbia imparato ad affrontare i weekend di gara osservando Ayrton Senna e la sua dedizione e professionalità nel set-up della macchina oltre che per la cura nei minimi dettagli. La stagione pertanto iniziò e Häkkinen dovette attendere l’occasione propizia che arrivò solo a fine campionato, quando Ron Dennis lo chiamò per le ultime tre gare al posto di Andretti. All’esordio in Portogallo, Häkkinen stupì tutti, facendo segnare in prova un tempo (anche se di molto poco) migliore di quello di Senna, mentre a Suzuka giunse il suo primo podio in carriera. Grazie a queste performance e grazie anche ad un Senna che aveva appena abbandonato la McLaren per la Williams, la casa di Woking gli affidò il sedile di prima guida per la stagione successiva, suggellando quello sposalizio che si prolungherà per i successivi sette anni. Nel 1994, la McLaren sostituisce nuovamente i propulsori Ford puntando a quelli Peugeot; per Häkkinen la stagione è positiva con 26 punti conquistati, frutto di sei podi (il primo a Imola nel tragico giorno della morte di Senna), tra cui anche uno secondo posto ottenuto sul circuito di Spa-Francorchamps. Nell’anno in cui Schumacher otteneva il suo primo titolo mondiale con la Benetton, Häkkinen poté solo dimostrare che le sue doti di guida sopperivano alla mancanza di potenza del motore francese, quando questo gli permetteva di completare la gara, ottenendo alla fine un buon quarto posto.

162 - F1 1994. Portugal. Mika Hakkinen/McLaren Peugeot. 3ème

L’INCIDENTE. Nel 1995 la McLaren effettua l’ennesimo cambio di forniture, con il passaggio alla Mercedes, un motore ancora acerbo, ma che spingerà le monoposto della casa di Woking per i successivi vent’anni. Con la nuova monoposto a fine anno i punti conquistati dalla casa nella rocambolesca stagione sono solo trenta. Häkkinen, con due secondi posti, dimostra le sue capacità di guida nonostante le difficoltà della casa britannica, non gli permettessero ancora di lottare per il titolo. Ancora una volta conquistato da Schumacher. Tuttavia la stagione 1995 è tristemente ricordata da Häkkinen per il violento di incidente di cui fu vittima durante le prove dell’ultima gara di campionato in Australia. Le sue condizioni apparvero subito pesanti, con uno stato comatoso durato alcuni giorni, una frattura alla base cranica, con danni molto gravi ma che fortunatamente non compromisero la vita del pilota, tant’è che Häkkinen annunciò il ritorno in Formula 1 già nel dicembre di quel 1995. Dopo questa stagione ormai Häkkinen è di casa in McLaren: Ron Dennis lo stima e il pilota Finlandese si trova molto a suo agio con tutto il team, seguendo anche lo sviluppo della monoposto.

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ANCORA QUINTO. Per la stagione 1996 viene ingaggiato lo scozzese David Coulthard che farà coppia fissa con Mika Häkkinen fino all’anno del suo ritiro. In quell’anno Häkkinen, anche grazie a una monoposto più competitiva rispetto all’anno precedente, riesce a migliorare le sue prestazioni, mettendosi in luce soprattutto a Monza con uno spettacolare sorpasso su Villeneuve nel primo giro e con la successiva rimonta dall’undicesimo al terzo posto. Tuttavia a fine anno, con 31 punti finali e la quinta posizione nel mondiale, era ancora dietro, oltre al campione del mondo Damon Hill, anche al debuttante Jacques Villeneuve, Michael Schumacher e Jean Alesi.

1996Mika Hakkinen

LA PRIMA VITTORIA. Seppur la sua posizione finale in classifica piloti non cambiò di molto l’anno successivo, il 1997 è una stagione ricca di soddisfazioni per Häkkinen che con la McLaren-Mercedes la MP4-12, soprannominata ‘Freccia d’Argento’ per il cambio di livrea in seguito al contratto con il nuovo sponsor della West che sostituì la storica Philip Morris, si dimostra molto più spesso vicino alla vittoria. Nel giorno del suo 29° compleanno Häkkinen ottiene la sua prima pole position al GP del Nürburgring, salvo poi doversi ritirare per problemi al motore. Proprio l’affidabilità del propulsore rimane però ancora il tallone d’Achille della scuderia e il finlandese è costretto a molti ritiri (sette in totale) in gare in cui stava effettivamente lottando per la vittoria. Tuttavia a chiusura della stagione nell’ultima gara dell’anno a Jerez, quasi a compensare tutta la sfortuna avuta nell’arco del campionato, Häkkinen vince la sua prima gara in F1.

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IMBATTIBILE. Il 1998 è l’anno della svolta, complice una McLaren-Mercedes, la nuova MP4-13, realizzata con la collaborazione di Adrian Newey, storico progettista Williams, con cui Häkkinen domina completamente la prima parte del campionato. Insieme al compagno di scuderia, ottiene la doppietta nei primi due appuntamenti in Australia e Brasile (successi passati agli annali anche per un dispositivo denominato ‘terzo pedale’ che permetteva di variare la forza frenante fra lato destro e sinistro, poi dichiarato illegale dalla FIA nel corso di stagione) e diversi primi posti consecutivi. Le frecce d’argento sembrano imbattibili, ma già nel terzo appuntamento in Argentina le Ferrari cominciano a tener testa alle due monoposto, con un Michael Schumacher che nella seconda parte di stagione diventerà l’artefice di una eccezionale rimonta contro il leader Häkkinen. Il mondiale 1998 diventa pertanto l’anno della rivalità più cruda tra Häkkinen e Schumacher fatta di momenti esaltanti, duelli all’ultima staccata, sorpassi, rimonte, strategie e vittorie, a tal punto da divenire una delle rivalità leggendarie della storia della Formula 1. Così, nonostante il vantaggio iniziale, il duello tra i due si decise solamente all’ultima gara della stagione, a Suzuka, dove Häkkinen, che si trovava in vantaggio vinse il suo primo mondiale di Formula 1.

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IL SECONDO TITOLO. All’inizio dell’anno seguente, il copione sembrò ripetersi, con una lotta a due tra la nuova MP4-14 di Häkkinen e una nuova F399 di Schumacher che, anche se non dimostratasi allo stesso livello della McLaren in termini di prestazioni, si dimostrò molto più affidabile. Per questo la corsa al titolo mondiale di Häkkinen fu più faticosa rispetto a quella dell’anno precedente, con i due che nella prima parte di stagione si alternano più volte in testa alla classifica. A Silverstone avvenne un evento che mutò drasticamente l’aspetto della stagione: Schumacher fu vittima di un pericoloso incidente, che lo costrinse fermo a letto con una gamba rotta. Tuttavia il mondiale non fu vinto agevolmente dal pilota di Woking, perché a quel punto l’avversario di Mika divenne l’altro ferrarista, Eddie Irvine. La gara contro l’irlandese fu molto combattuta, anche per via di diversi episodi di metà stagione nei gran premi di Inghilterra, Austria e Germania, Italia, associati ai ritiri e all’errore del pilota. A fine stagione Häkkinen dovette fare i conti nuovamente con agguerritissimo Schumacher. La lotta per il titolo piloti fu protagonista ad ogni appuntamento del campionato, con duelli storici rimasti ancora oggi nel cuore degli appassionati. Il campionato si decise ancora una volta a Suzuka. Mika fu impeccabile per tutto il weekend, prima conquistò la pole e poi, vincendo magistralmente la gara, anche il suo secondo titolo Mondiale con appena due punti su Irvine.

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SCHUMI HA LA MEGLIO. Nella prima stagione del nuovo millennio, il duello si prospettava nuovamente molto agguerrito, con Schumacher, che quell’anno perde Eddie Irvine in uno scambio che porta nel box di Maranello Rubens Barrichello. La MP4-15 è una monoposto molto veloce, forse ancora più della nuovissima F1-2000 anche se la carente affidabilità, costringe al ritiro entrambi i piloti McLaren per i primi due appuntamenti. Ciononostante la sfida del campionato del 2000 tra i due rivali è ancora una volta ricca di duelli, rimonte, e colpi di scena mozzafiato, come quella che questa volta compie Häkkinen sul rivale con la Rossa (grazie ai tre ritiri consecutivi di cui fu vittima) prima in piena estate, con la vittoria nel GP d’Ungheria e poi anche in Belgio, conquistando la pole position e la gara in rimonta dopo un fuori pista, con un sorpasso indimenticabile, che vale la pena ricordare: al 41° giro, sul rettilineo del Kemmel, i due si trovano davanti la BAR del doppiato Ricardo Zonta, Michael Schumacher passa all’esterno di Zonta ma Häkkinen, dopo aver sfruttato tutta la scia disponibile, lo supera all’interno, così che quando il tedesco va per frenare e prendere il punto di corda, si ritrova Häkkinen che passa in testa alla gara. La vittoria del finlandese a Spa, la preferita di Michael Schumacher, sembra porre fine ai sogni iridati della Ferrari, ma i punti di vantaggio di Häkkinen sono solo sei ed a Indianapolis, mentre Mika è secondo, il motore Mercedes da nuovamente forfait. Quindi tutto si decise nuovamente a Suzuka, dove questa volta fu Michael Schumacher a superare Häkkinen, prendendo la testa a soli 13 giri dalla fine e concludendo la gara in prima posizione: Micheal si laurea campione del Mondo.

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IL RITIRO. Il 2001 è l’ultimo anno di Häkkinen in Formula 1: sin dal GP inaugurale si respirava una brutta aria, quell’anno la MP4-16 mancava non solo di affidabilità ma anche di potenza, tanto che in alcuni confronti si sottometterà anche contro la rinata Williams-BMW P-80. Häkkinen è più volte costretto al ritiro, sia restando fermo sulla griglia di partenza (Brasile, Austria), sia dovendosi ritirare clamorosamente a tre curve dalla vittoria (Spagna). Oltre ai diversi problemi meccanici e alle delusioni ottenute, in questa stagione Mika parve anche meno combattivo, deconcentrato, dando a tutti la sensazione di aver perso la voglia di duellare. Questa percezione si conferma a Silverstone, dove nonostante la vittoria ottenuta, Häkkinen dichiarò di volersi prendere un periodo sabbatico. Fu così che Schumacher e la F2001, si distaccarono anche da Coulthard e dal gruppo, dominando tutta la stagione e conquistando con quattro gare d’anticipo sia il titolo piloti che il campionato costruttori. La vittoria di Indianapolis resta purtroppo l’ultima di una prestigiosa carriera, visto che Mika, dopo voci di un possibile rientro, annunciò il definitivo ritiro dalle competizioni con un video girato in Finlandia, prima delle prove libere di Hockenheim 2002.

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NON SOLO F1. Conclusa l’esperienza in Formula 1, Häkkinen tornò a gareggiare nel 2004 nel campionato turismo tedesco DTM, mentre a fine novembre 2006, tentò un test alla guida di una monoposto McLaren-Mercedes nel circuito di Barcellona, salvo poi rinunciare, visti anche i tempi molto lontani da quelli dell’allora debuttante Lewis Hamilton. Ora Häkkinen svolge il ruolo di commentatore tecnico per la tv finlandese, si è occupato di attività manageriali per giovani piloti finlandesi, e periodicamente è ambasciatore Mercedes e McLaren per attività pubblicitarie. Tuttavia sembra non aver mai appeso definitivamente il casco al chiodo: nel 2011 ha partecipato all’Intercontinental Le Mans Cup con la Mercedes SLS AMG GT3 e nel 2019 ha preso parte all’Intercontinental GT Challenge in classe Pro/Am con una fiammante McLaren 720S GT3, nella tappa della sua amata Suzuka.

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UN UOMO, UN CAMPIONE. Häkkinen rappresenta una delle pietre miliari della storia della Formula 1, un pilota, un uomo, un campione. Un alieno in pista, veloce come scheggia, preciso e impeccabile come pochi. Un campione di quelli veri che si cela dietro un pianto quando sbaglia e che applaude il suo avversario con sportività quando perde, forse è questo che lo rende diverso dagli altri, per questa sua umanità che ce lo ha fatto sentire sempre più vicino a noi comuni mortali. Piloti si nasce e ci si diventa, e chi come Mika VIVE PER CORRERE non potrà mai farne a meno.  (Testo: Andrea Casano)

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Un commento su “#bigwednesday: Mika Häkkinen, the Flying Finn”
  • Alberto Spriano ha scritto:

    Abbiamo visto due Hakkinen.
    Quello che al debutto in McLaren, dopo una Lotus indegna, negli ultimi GP del 1993 non dava tregua a Senna, velocissimo in prova e in gara.
    Protagonista fino ad Adelaide, nel 1995.
    Un talento straordinario che faceva intuire un futuro da grande campione.
    Poi quel terribile incidente nel tratto più veloce a fine rettilineo, nell’inserimento in curva a causa del cedimento dello pneumatico posteriore in pieno appoggio.
    Un incidente devastante che avrebbe stroncato la carriera di molti piloti.
    Subito fu chiaro che cambiò qualcosa in lui, non tanto per la McLaren Peugeot da metà classifica.
    L’uomo si stava riprendendo.
    Il pilota si riprese diventando meno aggressivo e bicampione con le McLaren di Newey, il Mercedes Ilmor di Mario Illien in lega di berillio che consentiva una zavorra traslabile da quasi trenta chili e gli ammortizzatori contrattivi dell’ing. Mauro Bianchi che assorbivano tutto ciò che trasmetteva il puntone e che gli consentivano di aggredire i cordoli passandoci sopra con metà monoposto. Uno dei tanti segreti McLaren che Hakkinen sfruttò al meglio in ogni curva.

    Mirabile il sorpasso di Spa nel 2000 a Schumacher, nel breve rettilinea dopo la compressione dell’Eau Rouge-Raidillon.

    Giorno più nero dopo Adelaide 1995: Monza 1999.

    Senza l’incidente in Australia che Finlandese Volante avremmo visto?

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