#bigwednesday. Romano Artioli e la sua Bugatti

#bigwednesday. Romano Artioli e la sua Bugatti

Ci sono uomini che, giovanissimi, s’innamorano di un sogno e fanno di tutto per realizzarlo. Romano Artioli non ha bisogno di tante presentazioni. La sua persona e la sua vita sono collegate indissolubilmente alla Bugatti Italiana e al progetto Lotus Elise, che lo hanno reso tanto famoso quanto apprezzato in tutto il mondo.

Romano Artioli

I PRIMI PASSI. Romano Artioli nasce il 5 dicembre nel 1932 in provincia di Mantova, ma è a Bolzano – dove si è trasferito con la famiglia alla fine della Seconda Guerra Mondiale – che comincia la sua avventura imprenditoriale. Sin da ragazzo nutre una fortissima passione per i motori; concilia lo studio e il lavoro per riuscire a diventare meccanico e, nel tempo libero, partecipa ad alcune gare in moto di salita. Poco più che diciottenne con i primi guadagni apre il Garage 1000 Miglia in una zona di Bolzano colpita dalle bombe durante la guerra. Lì comincia a revisionare motori e le sue abilità gli fanno velocemente guadagnare una certa fama. 

Romano Artioli 2

IL SUCCESSO NEGLI AFFARI E UN SOGNO. La grande svolta di Artioli arriva qualche anno più tardi ed è legata a Maranello: grazie ad un accordo diretto con Enzo Ferrari ottiene la possibilità di vendere le rosse nel Triveneto e nella Germania meridionale. Con il crescere dell’esperienza e grazie alla sua innata abilità per gli affari, Romano Artioli fonda la sua azienda, l’Autoexpò di Ora (in provincia di Bolzano) e nel 1982 volge il suo sguardo anche verso Oriente; Artioli diviene il primo importatore in Italia della Suzuki ottenendo un successo clamoroso. Tuttavia, se non fosse per la Bugatti Italiana, la sua storia potrebbe sembrare un – diciamo così – semplice racconto di un imprenditore di successo del mercato automobilistico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre Artioli era ancora un ragazzo, Ettore Bugatti – il fondatore dell’omonima casa automobilistica – fu costretto a cedere parte della sua azienda ai nazisti. Bugatti ne rientrò in possesso solo a fine conflitto, ormai troppo tardi per riuscire a risanarla, chiudendo definitivamente i battenti nel 1963. Da quel momento comincia infatti a maturare il sogno di Romano Artioli di riuscire, un giorno, a far rinascere il mito della Bugatti.

Fabbrica Blu

LA FABBRICA GIOIELLO. Artioli si sentì pronto al ‘grande salto’ nel 1987 e, confortato anche dall’ingegner Paolo Stanzani (ex ingegnere Lamborghini, padre nobile del progetto Miura e della sua Countach), dopo alcuni anni di trattative convinse la Francia a cedergli il marchio Bugatti. L’obiettivo di Artioli era quello di produrre automobili all’avanguardia e dall’iconico fascino sportivo: modelli che avrebbero portato fuori dall’oblio la celebre casa automobilistica riportandola agli antichi fasti. L’aspetto interessante è che contemporaneamente allo sviluppo della macchina, venne avviata la progettazione architettonica della fabbrica. La nuova fabbrica era un grosso complesso produttivo completo, edificato su un terreno di oltre 70mila metri quadrati nel comune di Campogalliano in provincia di Modena, nel cuore della Terra dei motori. Nella costruzione della fabbrica vengono progettati e costruiti ex novo il Centro Ricerche e Sviluppo, il Reparto Motori, il Centro Direzionale e l’immensa Hall su una superficie di circa 17mila metri quadrati coperti. L’idea di Artioli non era infatti quella di creare solo una fabbrica di automobili, ma di offrire un’esperienza indimenticabile ai potenziali clienti e ai suoi dipendenti. La firma dello splendido progetto architettonico è di Giampaolo Benedini. 

Bugatti_EB110_record_pista_di_Nardò

LA SUA CREATURA. L’avventura della Bugatti Italiana prende il via proprio con l’inaugurazione della Fabbrica Blu il 15 settembre 1990, il giorno del 109° anniversario della nascita di Ettore Bugatti, mentre esattamente l’anno successivo (il 15 settembre 1991) viene svelata la EB 110, data simbolica non solo per il lancio dell’auto ma perché festeggia i 110 anni che avrebbe compiuto Ettore Bugatti (dalla quale deriva il nome dell’auto). Artioli sceglie Parigi doveva per presentare la sua creatura con un evento faraonico: davanti alla Grande Arche della Dèfense Alain Delon guida la bellissima  EB110. La sfilata della supercar continua tra le vie del centro parigino per concludersi con un Gran Galà alla reggia di Versailles alla presenza di tantissimi protagonisti del mondo dell’automobilismo e dei futuri clienti Bugatti. L’EB110 GT era equipaggiata da un V12, 3,5 litri da 560 cv (che salirono poi fino a 610 per la variante Super Sport) a trazione integrale e da una scocca costruita interamente in carbonio, la prima nel suo genere. Una sintesi tecnologica decisamente all’avanguardia o per meglio dire pioneristica per quegli anni, che spingeva la vettura a 342 km/h (per la GT) e le consentiva di passare da 0 a 100 km/h in 3″8.

IMG_7165

LOTUS. Il successo di Artioli diede vita anche ad un’altra famosissima auto: la Lotus Elise. Dopo aver acquisito la Lotus nell’agosto 1993 Artioli decide di salvare dalle grandi difficoltà il costruttore inglese con un’innovativa sportiva. Fu così che nacque il progetto Elise: una vettura leggera, minimalista e di grande carattere fedele ai principi di Colin Chapman che da subito riscosse un grande successo tra tutti gli appassionati e che ancora oggi rilevante nella gamma Lotus. Nel frattempo a Campogalliano erano sempre di più i clienti provenienti da tutto il mondo interessati a mettersi una nuovissima EB110 nel proprio garage. Storica è la foto di Michael Schumacher fuori dalla Fabbrica Blu, davanti alla sua EB 110 Super Sport di colore giallo.

art-VIN-BugattiEB110ssschumacher2

BRUSCA INTERRUZIONE. Tutto crollò drasticamente il 23 settembre 1995 quando fu dichiarato il fallimento della società Bugatti Automobili e furono posti i sigilli agli impianti di produzione. Nello stesso momento in cui gli ufficiali giudiziari arrivarono all’interno della fabbrica, i tecnici stavano finendo di preparare una EB 110 per la 24 Ore di Le Mans. Il marchio fu ceduto nel 1998 al gruppo Volkswagen, nel tentativo di limitare gli effetti di un crack finanziario e con l’intento di fare sopravvivere il marchio al fallimento della Bugatti Automobili. Così, anche se burocraticamente l’avventura della Bugatti Italiana si spense per sempre, la storia di Artioli, delle sue avanguardie e del suo sogno non sono state mai cancellate (annotate per sempre nel suo libro Bugatti & Lotus Thriller: La costruzione di un sogno. Ancora oggi sono moltissimi gli amatori e gli appassionati del marchio che si recano a Campogalliano per visitare la Fabbrica Blu. Grazie soprattutto all’immenso lavoro dell’ex-custode Ezio Pavesi che se ne prende cura da quel lontano ’95, organizzando delle vere e proprie visite guidate in cui racconta con grande passione il sogno di Romano Artioli mantenendo vivo lo spirito della Fabbrica Blu. (Testo: Andrea Casano)

bugatti_eb110_gt_prototype

  • 1992 Bugatti EB110 SS owned by Michael Schumacher
  • a174d8dfc9f1279bf041c68aad890a27
  • art-VIN-BugattiEB110ssschumacher1
  • art-VIN-BugattiEB110ssschumacher2
  • Bugatti EB 110 - 3905
  • Bugatti EB 110-3905
  • bugatti_eb110_gt_prototype
  • Bugatti_EB110_record_pista_di_Nardò
  • Bugatti-Blue-EB110-old-1024x685
  • Bugatti-Blue-EB110-old-series-1024x694
  • CA Bugatti EB110 SS LM 01
  • Fabbrica Blu
  • Histoires de Bugatti - Page _ 3 - Histoires du sport automobile - FORUM Sport Auto
  • IMG_7165
  • Nouvelle page 1
  • principale_bugatti_ledificio-prove-con-il-gruppo-dei-dipendenti-657x360
  • Romano Artioli 2
  • Romano Artioli 3
  • Romano Artioli
CONDIVIDI SU
Un commento su “#bigwednesday. Romano Artioli e la sua Bugatti”
  • Alberto Spriano ha scritto:

    Strano destino.

    Innamorato di Bugatti resuscitò la Lotus e fu l’artefice della sua vettura di maggior successo.

    Desiderata da un quarto di secolo, migliorata cambiando motore e frontale, ma il telaio è sempre lui, quello giusto.

    Con l’Elise si scende in vettura e dentro c’è solo l’indispensabile, manca anche il servosterzo.

    Eppur si muove. Ed anche molto bene: sono ormai 25 anni che danza tra le curve.

    Le altre passano, l’Elise resta e migliora col tempo.

    Difetti?

    Si sente sulla schiena e nei timpani.

    Non è per tutti.

    Solo per pochi, ma buoni.

    Come migliorarla ulteriormente senza attentare alle sue virtù?

    Aggiungendo leggerezza.

    +33% di leggerezza sostituendo la lega leggera di alluminio al magnesio-silicio 6063 del telaio, perché di vero telaio si tratta, con l’Allite Super Mag.

    Un tentativo va fatto, se non altro togliendo peso si potrà finalmente aggiungere il servosterzo.

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO