Bimota Tesi H2: l’italiana con il cuore giapponese

Bimota Tesi H2: l’italiana con il cuore giapponese

Hiroshi Ito, come puoi immaginare dal nome, viene dal Paese del sol levante. Ma quello che magari non sai è che tre anni fa, a Ito, è arrivata una proposta indecente. Insomma, uno lo ha contattato per chiedergli, “vuoi comprare un marchio italiano di moto?”. E il Planning Division Manager, perché Ito in Kawasaki questo fa, ricorda l’episodio sorridendo. “Ovviamente il nome sulla pratica era oscurato… ma io sono un motociclista e non mi ci è voluto molto per scoprire che si trattava della Bimota. Quella Bimota!”. Ma questo era nel 2016. Vuoi sapere com’è andata a finire? Ti domandi se poi Ito ha fatto marcia indietro? La risposta è dentro la nuova TESI H2, che motore vedi? Sì, è proprio il quattro cilindri sovralimentato da 200cv della Kawasaki.

psx_20191129_194047

L’UNIONE. Ma facciamo un passo indietro. Bimota, che nasce a Rimini più di quarant’anni fa, viene creata da Bianchi, Morri e Tamburini (il nome deriva appunto dalle iniziali degli eclettici fondatori) per creare special sportive motorizzate con propulsori provenienti da mezzo mondo (da BMW a Yamaha passando per Ducati, Suzuki e, certo, Kawasaki). Moto con prestazioni (e prezzi) strappalacrime. E così in Bimota si specializzano in voli pindarici, azzardi della (piro)tecnica caratterizzate da soluzioni mirabolanti. Tipo l’avambraccio quasi robotico e le le livree filanti che sanno di auto da corsa. Come tutte le botteghe artigiane Bimota è un porto di mare, un vero e proprio think tank del motociclismo: qui, tra una piadina e l’altra si sperimenta, si sogna, e per un Massimo Tamburini che se ne va c’è un Pierluigi Marconi che ritorna (già perché in Kawasaki l’hanno voluto fortemente per il rilancio del marchio).

psx_20191129_193746

IL PROGETTO. Qual è l’idea che sta dietro all’ultima Bimota? (Ri)partire da zero, mettendo al centro del nuovo progetto un motore superpotente (una storia che sa già di lieto fine, no?). Per Marconi, cresciuto a pane e Bimota, più che una sfida è la realizzazione di un sogno: sviluppare un telaio orizzontale che permettesse a tutte le componenti di lavorare in uno spazio limitato, a vantaggio di baricentro e distribuzione dei pesi. Raccontarlo ai giapponesi e farli innamorare dell’idea è stato un tutt’uno. Come dimostra il risultato che, sotto quelle linee da kamikaze scalmanato, con tanto di alette aerodinamiche alla Mazinga Z, nasconde un concentrato di tecnologia, come le sospensioni elettroniche Öhlins Smart EC 2.0 (a proposito: quando guarderai questo video, per cortesia siediti. La regolazione della sospensione posteriore è sconsigliata ai deboli di cuore. E poi non dire che non sei stato avvisato).

IL FUTURO. Ma a questo punto a qualcuno potrebbe venire il dubbio che anche Bimota abbia già le valigie pronte per andarsene dall’Italia. Ma Ito è un samurai. Uno di quelli fissati, fedeli a un’idea, alle tradizioni, “Bimota è nata a Rimini e deve continuare a essere pensata a Rimini. Disegnata a Rimini. Costruita a Rimini”. W i giapponesi!

psx_20191129_194356

 

  • psx_20191129_193746
  • psx_20191129_194209
  • psx_20191129_193526
  • psx_20191129_194018
  • psx_20191129_193720
  • psx_20191129_193551
  • psx_20191129_193908
  • psx_20191129_193612
  • psx_20191129_194135
  • psx_20191129_193650
  • psx_20191129_193814
  • psx_20191129_193941
  • psx_20191129_194047
  • psx_20191129_194108
  • psx_20191129_194249
  • psx_20191129_194324
  • psx_20191129_194356
CONDIVIDI SU

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO