Bimotore. Menzioni onorevoli

Bimotore. Menzioni onorevoli

CIZETA V16T (1989). Verso fine decade Claudio Zampolli, in forze alla Lamborghini, si mette in proprio con altissimi obbiettivi. Costituisce la Cizeta (dall’unione delle sue iniziali) in partnership con il compositore Giorgio Moroder e lancia un progetto folle: una hypercar sedici cilindri. Marcello Gandini, designer della Diablo che nascerà nei mesi successivi, crea quelle che, da più parti, sono indicate come le ‘vere forme’ del diavolo di Sant’Agata. In un telaio tubolare in acciaio viene alloggiata, posizione posteriore-centrale, una coppia di V8 della Lamborghini Urraco con testa ridisegnata: è un poderoso V16 trasversale, 6 litri, bialbero con quattro valvole (in totale sono sessantaquattro!) e cambio trasversale a cinque marce. La Cizeta V16-T dichiara 540 cavalli a 8000 giri. Gandini disegna una carrozzeria spigolosa (realizzata con pannelli d’alluminio) che, per fare spazio a un motore simile, deve adattarsi: è larga 205 cm senza considerare gli specchietti. Il prototipo viene presentato in California nel dicembre del 1988. Zampolli raccoglie una quindicina di ordini e i primi acconti vengono versati. La Cizeta è un gioiello di fattura italiana e di possanza emiliana: costruita a Modena, interamente a mano, dichiara circa 4″5 da 0 a 100 km/h e oltre 320 km/h di punta massima. Ma pressoché subito nascono problemi e dissapori: Zampolli punta sull’esclusività, Moroder è più pragmatico (vorrebbe, tra l’altro, una carrozzeria in vetroresina). La produzione è troppo lenta e così, nel giro di poco tempo e dopo appena cinque esemplari costruiti Moroder esce di scena. Zampolli continua ma non riesce a stabilizzare il business (è rallentato anche da problemi di salute). La produzione si ferma ad appena nove esemplari. Nel 2003 viene costruito l’unico esemplare della TTJ Roadster Fenice.

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SMART ROADSTER V6 BRABUS (2003). Durante i primi vagiti del Nuovo Millennio la Smart Roadster è un giocattolo stuzzicante con quasi tutte le caratteristiche per piacere: compatta, bel design, immagine stylish e motore posteriore-centrale. Le manca una qualità che comprime tutto il suo fascino, specie nel caso di un’auto per un pubblico giovane: il piccolo tre cilindri turbo di 0,7 litri non va oltre 80 cv. Perché allora non, letteralmente, ‘raddoppiare’ la motorizzazione? Nel 2003 Mercedes-Benz e Brabus uniscono i due piccoli motori e ottengono, sullo stesso albero a gomiti, un V6 biturbo di 1400 cc (pesa solo 93 kg). Grazie a una pressione di 1,2 bar si ottengono oltre 170 cv a 5500 giri e 220 Nm di coppia. La Smart V6 mantiene il layout di progetto con motore posteriore centrale, telaio monoscocca e carrozzeria con molte parti in plastica. La velocità massima è di 225 km/h ma è un valore conservativo che, trattandosi di un prototipo, non stressa troppo la meccanica. Resta uno sfizioso esercizio di tuning ad alto livello.

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WOLFRACE SONIC (1981). Nel 1981 il produttore inglese di cerchi Wolfrace ha bisogno di qualcosa di forte e impattante per lanciare una nuova linea di ruote in lega. Il boss Barry Tracey decide la creazione di una vistosa concept per attirare l’attenzione sulla gamma di cerchi Sonic, riconoscibili per il caratteristico design a ‘pepiera’ utilizzato per la Ford Fiesta XR2, la Ford Capri V6 e l’MG Metro 1.300. Tracey si rivolge al designer Nick Butler, che concepisce un veicolo a dir poco speciale, basato su un telaio tubolare in acciaio con retrotreno e differenziale Jaguar. La Sonic viene equipaggiata con due otto cilindri Rover. Ma la parte più interessante di questa barchetta scritturabile per un film su Batman è certamente l’avantreno, dotato di quattro ruote sterzanti. Wolfrace si avvale anche della consulenza di un gruppo di studenti universitari per la realizzazione dell’abitacolo e dell’elettronica futuristica. Negli Anni 90 Wolfrace ha ceduto la Sonic a un collezionista: sembra sia stata venduta su Ebay nel 2015 per poco più di 18mila Sterline.

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TIGER Z100 (2001). Secondo certe statistiche, nel 2001 il titolo di auto con il migliore scatto da 0 a 100 km/h apparteneva alla Ford RS200 in allestimento da corsa: 3″09. Ma proprio quell’anno una piccola azienda inglese, Tiger Racing, ha dichiarato di aver costruito l’unica automobile prodotta in serie capace di battere quel primato. La Z100 è una delle numerose barchette omaggio alla Lotus 7 sulle quali esiste da sempre una guerra dichiarata per decretare la migliore in accelerazione. La piccola ma scatenata barchetta costruita nel Cambridgeshire monta un motore otto cilindri: la follia proviene da due motori motociclistici accoppiati, due quattro cilindri di origine Kawasaki ZX 9R per complessivi 1,8 litri di cilindrata. Con una potenza di 304 cavalli, cambio sequenziale e solo 560 Kg di peso, la Z100 fa lo 0-100 in 3″11. Ma nel giro di qualche mese arriva un ulteriore primato: una TigerZ100 WR migliorata (con due motori Suzuki GSX1000) grazie al rilevamento satellitare fa scendere il tempo a 2″8.

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Un commento su “Bimotore. Menzioni onorevoli”
  • t5457925 ha scritto:

    auto che ho conosciutomolto bene la cizeta visto che da quando ci ho giocato con la saga di gran turismo 4,fino al 5 e al 6 era un auto che alla apparenza che assomiglia nei tratti alla diablo ma di un carattere diverso capace con una buona messa a punto di rivaleggiare con supercar un po più potenti e dal sound inconfondibile

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