Bugatti EB112, la super berlina mai nata
Ricordate la Lamborghini Estoque? Uno dei concept più rimpianti di sempre per il non esser entrato in produzione. Vi tagliavate solo a guardarla, e vi fremeva il piede destro al pensiero di guidare cotanta meraviglia, una supercar travestita da quattro porte. Ebbene, molti anni prima, precisamente nel 1993, una quattroporte ancor più rivoluzionaria e lussuosa subì la stessa sorte: apprezzata, amata, all’avanguardia ma mai nata. Parliamo della Bugatti EB112, una ‘hyper’ GT (come direbbero al giorno d’oggi) che voleva trasferire l’anima e le prestazioni della leggendaria EB110 all’interno di un corpo più confortevole in grado di ospitare quattro persone. O quattro facoltosi banchieri.
UNA EB110 FORMATO FAMIGLIA. Viene presentata al Salone di Ginevra nel 1993 e non manca di generare scalpore: il telaio è in carbonio, e la carrozzeria in allumino è disegnata da Giorgetto Giugiaro, morbida quanto un soufflé appena sfornato e a soli due volumi. Il particolare design dei cerchi rimanda alla Type 41 Royale, mentre la nervatura centrale longitudinale è un omaggio alla quasi mitologica (da quanto è rara) Type 57 SC Atlantic. Lo stesso vale per il lunotto sdoppiato e la sinuosa curva del retro, che scende dolcemente fino ad unirsi al paraurti e ai passaruota bombati. La meccanica accantona il quadriturbo della EB110 per un più pastoso 6.0 litri aspirato, sempre a dodici cilindri e con 60 valvole in totale, accreditato di 460 cavalli e di 590 Nm già a 3000 giri.
NUMERI DA SUPERCAR. Il propulsore è posizionato il più arretrato possibile verso l’abitacolo, invece il sistema di trazione integrale si evolve dalla sorella a due posti distribuendo la coppia 38/62 tra fronte e retro. Affascinante il cambio, un manuale a sei marce che disegnerebbe un ghigno compiaciuto sul volto di qualsiasi autista. Il risultato è una limousine da ‘sparo’ capace di toccare i 100 km/h in 4,3 secondi e di raggiungere i 300 km/h di velocità massima, dati impressionanti ancora oggi. Tutto ciò, ca va sans dire, nel lusso più totale: pelle chiara ovunque, plancia in allumino spazzolato, valigie firmate su misura e ampissimo spazio a bordo. Manca solo qualcuno che vi serva dello Champagne.
UN’EREDITA’ ANCORA DA COGLIERE. Tutto molto affascinante, se non che – ahinoi – la Bugatti italiana di Romano Artioli dovette dichiarare fallimento nel 1995, due anni dopo aver svelato al mondo la EB112. Il design visionario e le prestazioni spaziali cercarono di rinascere nella Bugatti Galibier, ormai sotto l’egemonia Volkswagen, ma anche qui senza successo. Al mondo esistono solo tre prototipi di EB112, testimonianza di un esercizio di stile più che concreto che avrebbe potuto avere un esito incredibilmente roseo, se solo fosse stato baciato da una sorte più favorevole. Accontentiamoci dell’esistenza di questa sinuosa super-berlina, fonte di ispirazione per le ‘hyper GT’ del futuro.