Carlo Cassina, il copilota che sussurra ai veloci

Carlo Cassina, il copilota che sussurra ai veloci

Carlo Cassina, Versiliese, classe 1960, è un navigatore nel duplice senso della parola: prima di accomodarsi sul sedile di destra delle vetture da rally è stato un autentico marinaio e nell’inverno tra il 1984 e il 1985 rimase in mare, nei Caraibi, sullo yacht della famiglia Agusta, prima di lanciare il cuore oltre l’ostacolo e decidere di diventare copilota professionista per correre accanto ad alcuni dei piloti italiani più vincenti di tutti i tempi.

Tony-Cassina-rally-9

CON I RALLY NEL CUORE. “Da versiliese, ho ancora il salmastro nelle orecchie, ho avuto la fortuna di navigare gente famosa conseguendo risultati importanti, pur avendo corso poco in senso assoluto”, racconta Cassina. E in effetti, tre stagioni “da ufficiale” accanto a Piero Liatti, la vittoria nella gara “da riserva” al Portogallo 1988 con Miki Biasion, un Rally del Casentino con Lorenzo Bertelli “Mr Prada jr.” e le tre gare iridate da copilota di Valentino Rossi rappresentano un bel palmarès per il 63enne toscano, che prima di correre per i team Jolly Club-Totip e Martini Racing si era messo in luce facendo –  come dice lui – il “ragazzo di bottega” in Abarth nel ruolo di organizzatore al fianco di Ninni Russo e Arnaldo Bernacchini e di navigatore nei collaudi accanto a Lele Pinto sulle prime Delta gruppo A.

L’IMPORTANZA DELLA VOCE. Per noi di Veloce, intervistare Carlo Cassina rappresenta anche l’occasione di farci raccontare com’erano Biasion, Liatti, Andreucci, Bertelli e Valentino (ma anche Graziano) Rossi fuori e dentro l’abitacolo. “La ‘navigata’ di Miki in Portogallo per rimpiazzare Tiziano Siviero, infortunatosi nei test pre-Safari mi venne comunicata direttamente da Biasion, che un giorno al telefono mi disse: ‘Allora, quando ci si vede?’. ‘Per andare dove?’, chiesi io. E lì mi spiegò che sarei stato il suo navigatore nella gara lusitana del Mondiale. Avevo già navigato Miki in alcuni test, ma di correre al suo fianco non mi era mai capitato. E il Portogallo era una gara maledettamente importante, quell’anno: debuttava la Delta HF Integrale 8 valvole e a Miki servivano tanti punti dopo il ritiro al Monte-Carlo. Nelle ricognizioni, in cui distruggemmo il muletto contro un camion, dovetti adattare il timbro della mia voce ai desideri di Miki, abituato al tono roco di Siviero che non era assimilabile al mio, più squillante. Andò tutto benissimo, a cominciare dal muletto di Alen prestatoci per finire le ricognizioni alla vittoria finale, con Cesare Fiorio spesso presente alle assistenze che chiedeva a Miki “Come va ‘sto ragazzetto?”.

Tony-Cassina-rally-5

Tony-Cassina-rally-8

“ANDREUCCI? UN GRAN PILOTA”. In Portogallo Cassina tornerà l’anno dopo di fianco a Paolo Andreucci sulla Delta HF Integrale gruppo N. “Sono un amico di famiglia degli Andreucci. Io e Paolo abbiamo iniziato a sciare insieme prima che lui arrivasse a sfiorare il professionismo, e posso dire di avergli insegnato qualcosa nel prendere le note: al primo passaggio per lui erano tutte curve ‘piene’ e lo dovetti convincere che c’era tutta una scala, un metodo per numerarle correttamente. Paolo è un gran pilota e se sì è affermato principalmente nel Campionato italiano, senza mai avere una vera chance di lottare con i migliori del Mondiale, è solo perché è arrivato in Lancia troppo tardi. Ma in Italia con la Peugeot ha fatto cose straordinarie. È riuscito a costruirsi un’immagine vincente e a diventare un personaggio anche al di fuori delle corse”. 

Tony-Cassina-rally-3

LIATTI, “IL PERFEZIONISTA”. Il periodo con Piero Liatti? “È stato uno dei più belli della mia carriera – racconta Cassina -, anche se le Seat e le Hyundai WRC non erano molto competitive. Piero è un pilota vero, fortissimo su asfalto e molto forte sulla terra. Sempre concentratissimo, dotato di una guida pulita sull’asciutto, perfezionista nelle traiettorie e nei punti di frenata. E poi è un vero signore, gentile nei modi di fare. Una persona a cui mi legano anche molti interessi extra-automobilistici e che frequento molto volentieri ancora oggi. Il suo carattere non amava i compromessi e questo è stato un po’ il suo limite, soprattutto nel momento in cui ha deciso di lasciare la Subaru Prodrive, che troppe volte lo aveva sacrificato per favorire Colin McRae, e che poi lo avrebbe richiamato in squadra dopo che lo scozzese era approdato alla Ford per la stagione 1999. Mi prende ancora in giro oggi perché nel 1987 io vinsi il Campionato Italiano accanto a Michele Rayneri e lui lo perse per un errore dell’assistenza all’ultima gara. Ma lo avrebbe meritato Piero, quel titolo!”

Tony-Cassina-rally-1

CONSIGLI PREZIOSI. La collaborazione tra Carlo Cassina e Lorenzo Bertelli è stata prolifica, tentacolare e ricca di soddisfazioni: “Con Lorenzo ho corso solo un rally nazionale, peraltro senza tanta fortuna. Credo però di averlo saputo indirizzare costruendogli attorno un team e una struttura in grado di competere ad alto livello nelle gare del Mondiale, dove ha saputo battersi sempre in zona punti, un dato non scontato anche quando hai tra le mani il volante di una WRC. Un ruolo da tutor che ha creato un ambiente familiare di grande fiducia e che mi ha poi condotto a correre la Mille Miglia accanto al padre. Lorenzo ha saputo dedicarsi al 100% ai rally, ai rally mondiali, l’ho visto subito ben impostato, veloce naturalmente, e ha compiuto il salto di qualità decisivo quando è passato da navigatori ‘amici’ a navigatori professionisti”.

Tony-Cassina-rally-10

CHE DIVERTIMENTO, CON VALE! Le vicende di casa Rossi sono particolarmente divertenti, perché Carlo Cassina navigò Graziano, il papà di Valentino, nella parte finale della stagione 1984, correndo con lui il Sanremo mondiale su una Manta GTE gr.A (ritiro) e il successivo San Marino valido per l’Europeo e l’Italiano sulla Manta 400 gr.B. “In occasione delle ricognizioni e della gara mi capitò di dormire a casa Rossi e, precisamente, nella cameretta di Valentino che, a 4-5 anni, stava nel lettone con Graziano e Stefania. Nella seconda parte degli Anni 90 Valentino cominciò a correre il Rally di Monza, chiamando a navigarlo gente come Piero Longhi e Gianfranco Cunico, con cui ebbe incidenti disastrosi, per cui nel 1999 Graziano mi chiese di navigare Valentino nell’occasione successiva, sulla Subaru Impreza WRC della Procar. Alla fine abbiamo vinto quella gara sette-otto volte, soprattutto con le Ford Focus e Fiesta WRC che i team ufficiali o semiufficiali gli affidavano per l’occasione. Ovviamente le esperienze più belle e divertenti con Vale le ho vissute nelle tre gare del Mondiale che ho corso con lui, il RAC del 2002, ritirati nella prima prova speciale sulla Peugeot 206 WRC, il Nuova Zelanda 2006 sulla Subaru Impreza (11esimi assoluti) e il RAC del 2008 sulla Ford Focus WRC (dodicesimi). Di Valentino ricordo  soprattutto la progressione nei tempi in prova: prendeva 5 secondi al chilometro dai migliori a inizio gara ma alla fine era più lento di loro di 2 secondi al chilometro, e parlo di piloti semi-ufficiale come Al Attiyah e Matthew Wilson. Naturalmente, per primeggiare nei rally occorre costanza e stare in macchina tanto tempo: improvvisare una gara a fine stagione non ti consente di tenere il passo dei migliori. Bene ha fatto a pensare ai programmi GT in pista, dove può essere più redditizio e togliersi belle soddisfazioni. Valentino per me è un ragazzo straordinario, fa tante cose belle (beneficienza) che non vuol far sapere in giro, ha un gran talento, ricordo la sua pazienza infinita al Rally di Monza, una gara che deve la sua popolarità alla presenza fissa di Rossi per tanti anni, dove lui riusciva a concedersi al pubblico più di quanto poteva fare nei weekend della MotoGP. Una persona che dà fiducia, che ha bisogno di fidarsi delle persone che ha intorno nel suo team, nel suo gruppo, e che è sempre stato sottoposto a una pressione mediatica eccezionale. Mi ricordo un paio di episodi divertenti e significativi con lui nel Mondiale, in Nuova Zelanda, quando eravamo tutti gli ufficiali e noi nello stesso Novotel e, vedendo Gronholm e Loeb far colazione allo stesso tavolo mi chiese cosa facessero lì assieme due che si sarebbero giocati il titolo mondiale di lì a poco. Gli risposi che nei rally si lotta contro il cronometro, non contro un avversario come in pista. E al RAC, dove dopo alcune PS avremmo dovuto invertire le gomme, davanti e dietro, e si chiese perché avremmo dovuto farlo noi e non i ragazzi dell’assistenza, obbligandomi a spiegargli quella parte di regolamento. Ma anche a Monza mi divertivo… vederlo abbassare la testa in rettilineo, come a mettersi dietro il cupolino in moto e stupire gli ingegneri per la rapidità con cui assimilava le procedure di funzionamento delle WRC che guidava, ogni anno una diversa da quella dell’anno prima, giunta all’Autodromo con configurazioni sempre diverse…”.

  • Tony-Cassina-rally-10
  • Tony-Cassina-rally-5
  • Tony-Cassina-rally-1
  • Tony-Cassina-rally-2
  • Tony-Cassina-rally-3
  • Tony-Cassina-rally-8
  • Tony-Cassina-rally-9
CONDIVIDI SU

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO