Come cambierà il nostro modo di muoversi?

Come cambierà il nostro modo di muoversi?

Una delle domande che sorgono spontanee durante questa emergenza non ancora giunta al termine riguarda la mobilità. Come si sposteremo? come ci muoveremo? cosa ne sarà del trasporto urbano e non? Faremo di necessità virtù. E il nostro istinto di sopravvivenza ce lo dimostra puntualmente, spesso e volentieri. Una conclusione a cui siamo giunti è che il vero valore aggiunto risiede nelle azioni, quelle indispensabili: ciò che è superfluo non avrà più la stessa importanza che ha avuto fino a qualche mese fa. Il Green Deal Europeo e gli incentivi alla produzione di energia da fonti rinnovabili non basteranno da soli a creare i posti di lavoro necessari per far fronte al dopo Covid-19. Sarà necessario innovarsi, anticipando i bisogni di tutti. Servono idee che garantiscano la mobilità individuale e urge un ripensamento dei trasporti pubblici dedicati alla collettività. Sarà necessario impiegare nuovi materiali per le superfici degli oggetti con cui si entrerà più sovente a contatto: antibatterici ed antivirali.

 

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AUTOMOBILI… E MONOPATTINI. L’anno scorso quando Elon Musk aveva proposto, parlando delle sue vetture, la filtrazione HEPA di livello militare – quel Bioweapon Defense Mode in grado di proteggere gli occupanti di un veicolo da attacchi batteriologici e/o biochimici, neutralizzando il 99.97 percento di particolati, gas, batteri, virus, pollini e spore – avevamo sorriso. Bene, oggi tutto questo dovrebbe essere necessario. Serve affrontare con tempestività il tema della micromobilità personale, magari con un monopattino elettrico, leggero, resistente e da poter portare sempre con sé. Hyundai ci ha già pensato, il prototipo è pronto: pesa poco più di sette chili e ha una batteria al litio che consente di percorrere fino a 20 chilometri, velocità massima 20 km/h. Aspetta solo di entrare in produzione.

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QUADRICICLI? Un altro mezzo che – in parte – eviterebbe i mezzi pubblici collettivi, è AMI di Citroën, un quadriciclo elettrico che somiglia ad una piccola city car, da guidare anche senza patente: un piccolo cubo semovente a zero emissioni da poter parcheggiare davvero ovunque, autonomia 70 chilometri. E non è finita qui. Ci sono altri progetti che erano lì da anni, sotto gli occhi di tutti, in attesa del momento giusto per essere realizzati. Forse quel momento oggi è arrivato, come dimostra l’intuizione di Umberto Palermo, papà della sua Mole Urbana.

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INNOVAZIONI… DAL PASSATO. Vi ricordate la Fiat Downtown, ideata da Chris Bangle in collaborazione con Roberto Giolito e presentata al Salone di Ginevra del 1993? Aveva tre posti, il guidatore sedeva nel mezzo, era dotata di due monopattini elettrici pieghevoli integrati nelle portiere e nel tetto aveva un pannello fotovoltaico che consentiva di recuperare parte dell’energia elettrica spesa. Il concept Downtown era mosso da due motori elettrici integrati nelle ruote posteriori, e raggiungeva – sulla carta – i 100 km/h. Le batterie, posizionate sull’asse posteriore, si ricaricavano in otto ore e garantivano 190 chilometri in ciclo urbano che salivano a 300 mantenendosi ad una velocità costante di 50 km/h. Non mancava un primitivo sistema di recupero energia stile KERS. Se re-immaginata così com’era stata concepita, potrebbe essere un asso vincente nella manica di FCA: ha maggior velocità ed autonomia rispetto ad una microcar stile AMI, via libera anche in autostrada ed è molto più economica della Nuova 500 elettrica. Voi che ne pensate? Forse, quantomeno per ora, non serve altro (Testo: Alberto Spriano)

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