Corwin Gateaway: il sogno afroamericano

Corwin Gateaway: il sogno afroamericano

No, se lo cerchi nell’enciclopedia dell’automobile che hai sul comodino secondo me non lo trovi. Perché Cliff Hall alla storia è passato per le sue fotografie ai divi californiani, quelli strafatti e strabelli dei party di Bel-Air e Beverly Hills, e non per la sua auto mai nata. Ricordati che negli Stati Uniti degli Anni 60 succedevano tante cose. E non solo le festicciole delle star. Era il periodo della contestazione, delle rivolte, degli omicidi più discussi di sempre, quello dei Kennedy e di Martin Luther King. Insomma, non ci si faceva mancare niente. Ma fin qui ti sembra un ripasso di cose che sai già. Quello che forse ti sei perso è che questo Cliff era un afroamericano – a nigro come amava definirsi lui – di quelli che voleva spendersi per l’integrazione della sua gente. Tutto nasce un sera quando – racconta – “A un party ho urlato, ma cazzo! Ma possibile che sia il solo negro qui dentro?”. Era una battuta, ma in fondo Cliff, da buon americano, anzi, losangelino, capisce immediatamente che per entrare in un sistema bisogna accettarne le logiche. Per questo ha l’intuizione della vita: bisognava aiutare ‘i suoi’ a uscire dal ghetto. Insomma, muoverli. “E quando dico muoverli, intendo letteralmente“. È così che Cliff s’inventa la Corwin Gateway, quella che definisce “La prima macchina per noi negri”: economica, ma cool, una cosa che pure i meno benestanti si sarebbero potuti permettere. Un sogno americano a quattro ruote.

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PROVE GENERALI. L’idea piace e Cliff riesce a trovare i primi soldi, grazie all’intervento di Louis Corwin: un colletto bianco di Beverly Hills, da cui il nome dell’auto; Louis ci crede così tanto che scommette addirittura 100mila bigliettoni. Ultimata nel 1969, questa micro car a metà strada tra una Fiat X1/9 e una Pontiac Fiero, è pronta per essere presentata al Salone dell’auto di Los Angeles dell’anno successivo; a muoverla avrebbe pensato un motore Subaru con una ottantina di cavalli. E in quell’occasione che Cliff torna a fare il suo mestiere, le foto ai vip: organizza le immagini della cartella stampa, quelle con il campionissimo Mohammed Alì e l’attore Sidney Poitier, due afroamericani che ce l’hanno fatta, che posano davanti al prototipo. Sembra un lancio coi fiocchi, roba da geni del marketing. E invece la prima Corwin è anche l’ultima perché mancano i soldi per produrla. “Quella volta che sono andato in banca a chiedere un altro finanziamento ho trovato uno di colore come me. Ho pensato – è fatta – e invece ha avuto paura e me l’ha negato. Mi ero illuso che un’auto potesse accelerare la storia. E pensare che a quest’ora lui sarebbe potuto essere milionario e io miliardario…”. E pure incluso nella tua enciclopedia.

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