Dalla Miura alla Stradale: il genio di Dallara, in film

“Mi sono ritrovato sempre nella speranza di stravincere, non di vincere”: classe 1936, l’ingegner Gian Paolo Dallara è un gigante dell’automobile a tutto tondo; dalle auto che portano la targa a quelle impiegate nel motorsport. Prima di diventare padre nobile del totem Lamborghini Miura (lo è assieme a Paolo Stanzani e Marcello Gandini), appena laureato al Politecnico di Milano entra a far parte della Scuderia Ferrari in qualità di assistente dell’ingegner Carlo Chiti, all’epoca direttore tecnico del Reparto Corse di Maranello. Dopo un paio di anni passa alla corte della Maserati, dove lavora accanto all’ingegner Giulio Alfieri e contribuisce alla realizzazione di vetture sport Tipo 64 e GT Tipo 151. Nel 1963 è tempo di Lamborghini: ci resterà fino al 1969 e, a capo del reparto tecnico, darà anima e cuore a modelli come la 350 GT e l’Espada. Oltre che al suo capolavoro, la Miura. Poi arrivano le corse, sua grande passione, e la progettazione di modelli innovativi come la F2 per De Tomaso; questo prima del salto, nel 1972, a costruttore con la costituzione della Dallara Automobili da Competizione. Così nascono la prima sport prototipo Dallara (con posizione centrale del pilota, per ottimizzare la distribuzione dei pesi) e le consulenze importanti: l’Alfa Corse, la F1 ISO Marlboro Williams, la Lancia (per la Stratos Gruppo 4, la Beta Montecarlo Gruppo 5, la LC1 e la LC2, alcune delle quali potete intercettare nella gallery qui sotto). Poi le Formula per i campionati monomarca, le LMP1, le IndiCar e le vittorie più prestigiose del mondo. Tutte.

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PAROLA D’ORDINE: LEGGEREZZA. Probabilmente dell’ingegner Gian Paolo Dallara (nella foto qui sotto) saprete già molto, ma è importante questa piccola cavalcata – per grandi passi a dire il vero – per comprendere le parole dei protagonisti del film che vi stiamo presentando: Aero.Car; il nostro secondo film che abbiamo dedicato alla Dallara Stradale. L’abbiamo voluto sulla neve, in omaggio alla leggerezza: quella di un fiocco di neve, certo, come pure di quest’auto un po’ barchetta e un po’ coupé. Di questo modello vi abbiamo accennato molto in occasione del teaser del film, ma vogliamo ricordare come quest’auto rappresenti, per l’ingegnere – e quindi per l’azienda che porta il suo nome – “la somma di tutti i miei errori”. Così Gian Paolo Dallara ha voluto raccontare la filosofia alla base di questo modello. Un modo umile per sottolineare che sulla Stradale è stato fatto tesoro di 50 anni di motorsport e di tutte le esperienze automobilistiche maturate da quest’eccellenza italiana che è la Dallara di Varano de’ Melegari.

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SU STRADA E IN PISTA. L’ingegnere Andrea Pontremoli (amministratore delegato dell’azienda), in questo video, ci aiuta a capire nel dettaglio il senso di un’auto tanto estrema ma anche tanto diversa dalle supersportive a cui siamo abituali. Più che un modello legato indissolubilmente alle classiche prestazioni, infatti, doveva essere un’auto in grado di generare emozioni. Che sapesse accompagnarti con divertimento e garbo in una gita fuoriporta e che, all’occorrenza, sapesse dare qualche batosta alle supercar in pista. Per farlo, alla Dallara hanno ripensato tutto da zero, inserendo in un foglio bianco tutta l’expertise maturata col motorsport in tema di aerodinamica, sviluppo e materiali compositi. E prima di mettere su strada il prototipo hanno macinato migliaia di chilometri sullo stesso simulatore che utilizzano per vincere la 500 Miglia di Indianapolis. O per far allenare i piloti professionisti fuori dalla stagione delle corse. O per una gara importante…

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L’AUTO AL BIVIO. Con una genesi del genere non avremmo potuto avere a che fare che con un’auto inedita. E capace di esprimere una sportività che guarda al futuro. Niente motori pesanti, niente chili che non servono: solo calcolo, downforce e cuore che serve per divertirsi. Sempre Andrea Pontremoli (foto qui sotto), è convinto che il mondo dell’auto sia arrivato a un bivio: “da un lato ci saranno le auto che servono a muoversi, la mobilità; dall’altro quelle con cui divertirsi”. Come la Stradale: curioso che l’impulso al divertimento di guida sia arrivato dal desiderio di un ingegnere che, all’epoca della messa a punto del progetto aveva superato da un pezzo i 75 anni… D’altro canto, se l’ingegner Dallara non ci avesse regalato un’altra visione non sarebbe stato lui il padre della Miura!

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COSA VEDRETE. In questo video ci siamo fatti raccontare da chi ha realizzato l’auto i dettagli che la rendono unica e le permettono di essere velocissima in pista, ma pure incredibilmente adatta a viaggiare. Nonostante la ridotta altezza da terra, l’aria da sportiva estrema e i sedili ricavati direttamente nella culla di carbonio. Per questo, dopo aver visitato la fabbrica, siamo saliti sulla Dallara Stradale e ci siamo involati verso le strada innevate delle Dolomiti. Buona (fresca) visione!

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