De Tomaso Pantera, cuore americano

De Tomaso Pantera, cuore americano

Il 1969 è l’ultimo anno per la Ford GT40 sul gradino più alto del podio alla 24 Ore di Le Mans. La supercar americana ha trionfato nelle ultime quattro edizioni e ai piani alti di Detroit, per svariati motivi, hanno compreso che il meraviglioso ciclo è giunto al termine. Proprio in questi mesi la casa dell’Ovale Blu decide di progettare una supercar a motore centrale per sfruttare commercialmente – nel Vecchio Continente – i successi sportivi recentemente ottenuti, ma anche per contrastare il successo ottenuto dalla Corvette e prodotta dagli acerrimi nemici della General Motors.

1. De Tomaso PanteraPrototipo A

UNA FIRMA IMPORTANTE. La realizzazione della vettura viene affidata ad una giovane azienda emiliana, la De Tomaso, che in poco tempo confeziona il prototipo adattando lo schema tecnico già sperimentato sulla Mangusta con una bella carrozzeria disegnata dal talentoso Tom Tjaarda. Lui, designer statunitense ma di origini olandesi, all’epoca ha già firmato Ferrari 330 GT 2+2, 365 California e Fiat 124 Sport Spider. Saranno sempre sue, negli Anni ’80, le linee di Lancia Thema, Fiat Croma, Y10 ed Aston Martin Lagonda solo per citare le più famose.

1. De Tomaso Pantera Prototipo B

MADE IN MODENA. Assemblata negli stabilimenti della Vignale – all’epoca di proprietà De Tomaso – la Pantera viene presentata a Modena nel marzo 1970 e qualche settimana dopo fa il suo debutto al New York Motor Show. L’anno successivo le prime vetture arrivano in mano al primo migliaio di clienti e la produzione è in grado di completare tre esemplari al giorno. Per la commercializzazione si sfrutta – oltreoceano – la collaudata rete di vendita Lincoln-Mercury.

De Tomaso Pantera 2

CUORE AMERICANO. Lo staff tecnico della De Tomaso, guidato da Gianpaolo Dallara (qui nel Film che abbiamo dedicato alla sua Stradale), ha accantonato il costoso telaio a trave centrale della Mangusta, optando per una più economica carrozzeria monoscocca. Questa si era rivelata infatti più adatta ad accontentare le richieste della Ford, che necessitava di un elevato ritmo produttivo – incompatibile con l’artigianale processo di costruzione dei telai a traliccio – e di un prezzo finale non troppo elevato. Sotto il cofano trova spazio un V8 Cleveland 351 da 5,7 litri che, alimentato da un carburatore quadricorpo Holley, è in grado di erogare 330 cavalli.

De Tomaso Pantera 1

BANG FOR YOUR BUCK. Non va dimenticato che nel 1970, in Europa, per avere più di trecento cavalli bisogna affidarsi a sofisticati motori V12 e mettersi in garage una costosa Lamborghini Miura o una Ferrari 365 Daytona, con propulsore ancora montato anteriormente. La Maserati Bora? Con il suo V8 da 310 cavalli e il complesso sistema idraulico ad alta pressione di Casa Citroën sarebbe arrivata l’anno dopo. Sulla comunque aggressiva e certamente meno dispendiosa Pantera, invece, l’affidabile motore – quello delle Mustang – è completato da sospensioni a triangoli sovrapposti, freni a disco autoventilati, cambio manuale ZF a cinque rapporti, differenziale autobloccante, nonché aria condizionata e finestrini elettrici di serie.

De Tomaso Pantera 5

ARRIVA LA CRISI PETROLIFERA. Nel 1972 s’aggiunge la versione GTS, caratterizzata da un’aggressiva livrea bicolore, parafanghi allargati, cerchi maggiorati e motore potenziato a 350 cavalli. La costante crescita delle vendite sul mercato nordamericano soddisfa la Ford nonostante la vettura soffra – e non poco – di una qualità costruttiva sicuramente non eccelsa che, unitamente alla crisi petrolifera del 1973 e all’introduzione negli Stati Uniti di norme più restrittive in materia di sicurezza ed emissioni, rende necessarie pesanti modifiche alla supercar italo-americana, spingendo la casa di Detroit a ritirarsi dal progetto nel 1974.

De Tomaso Pantera 6

LA PRODUZIONE CONTINUA. Alejandro De Tomaso, fervido credente della bontà della sua Pantera, continua comunque imperterrito a ‘sfornare’ vetture fino al 1993: prima la GTS, poi la GT5 e GT5-S ed infine la Si – disegnata da Marcello Gandini. Il ritmo di produzione è però ormai drammaticamente calato: dal 1971 al 1974 erano stati consegnati 5500 esemplari, dal 1975 a fine produzione meno di 2000 in totale. Nota di merito per i successi sportivi della Pantera in gara, che fece di semplicità, robustezza, bassa potenza specifica e ampi margini di elaborazione i suoi punti di forza. Numerose furono le vittorie ottenute, a partire dal 1972, nel Gruppo 4 e 5 del Campionato Mondiale Marche.

5. De Tomaso Pantera GT5

QUANTO VALE OGGI. A distanza di cinquant’anni, per averne una bisogna mettere in tavola circa 100mila euro. Difficilmente però, potrete infilare nella vostra collezione la Pantera gialla appartenuta ad Elvis Presley, di cui vi avevamo raccontato qui la tumultuosa relazione e oggi di stanza al Petersen Museum di Los Angeles.

De Tomaso Pantera Si

De Tomaso Pantera Si

  • 1. De Tomaso PanteraPrototipo A
  • 1. De Tomaso Pantera Prototipo B
  • De Tomaso Pantera 1
  • De Tomaso Pantera 2
  • De Tomaso Pantera 3
  • De Tomaso Pantera 4
  • De Tomaso Pantera 5
  • De Tomaso Pantera 6
  • 3. De Tomaso Pantera GTS
  • 5. De Tomaso Pantera GT5
  • 6. De Tomaso Pantera GT5-S
  • 7. De Tomaso Pantera Si
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