Ferrari 250: le ‘Passo Corto’ da fiato corto

Ferrari 250: le ‘Passo Corto’ da fiato corto

Secondo una visione dell’evoluzionismo Ferrari, la genealogia del tipo 250 ‘Berlinetta Competizione’ parte dalla 340 Mille Miglia Speciale di Pininfarina del 1952, contraddistinta da una forma peculiare che porta alla creazione di una precisa identità di marca e di una stretta e prolifica collaborazione con la carrozzeria di Grugliasco. Si assiste, con questo modello, alla definizione progressiva di una lunghezza del passo di 2600 cm ad esclusione di un temporaneo passaggio a 2520 mm in occasione dei tipi 500 Mondial Coupé 4 cilindri e 250 Mille Miglia. Nel ’57 nasce il tipo 250 GT ‘Tour de France’ in ragione della assidua partecipazione al difficile e affascinante rally francese. Un primo gruppo di esemplari con passo di 260 cm mm porta la firma di Pininfarina per il design, ma l’esecuzione è affidata a Scaglietti. Tra il ’57 e l’inizio del ’58 nasce un secondo lotto di vetture (le fonti indicano quattordici macchine) ancora affidate alla produzione presso la Scaglietti ma su cui si ipotizza Pininfarina abbia apportato numerose modifiche. Il motore è sempre il dodici cilindri di tre litri con potenza tra 230 e 260 cavalli.

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CALIFORNIA PASSO CORTO. La 250 California del ’57 è pensata come una versione semplificata della 250 GT Cabriolet nonché il trait d’union tra questa e la 250 ‘Tour de France’. Nell’ambito del Tipo 250 GT, Enzo Ferrari ci mette il rigore della meccanica. Scaglietti, su disegno Pininfarina, la veste – passo a 260 cm – con una carrozzeria lunga e filante. La California è una elegante principessa o una possente amazzone, capace di trasformarsi da avvenente roadster in una GT da corsa senza modifiche di meccanica (9° posto assoluto alla 12 Ore di Sebring ’59, quinta posizione alla successiva 24 Ore di Le Mans). La fortuna di questo modello continua al salone di Ginevra del ’60, dove viene presentata la California SWB con passo accorciato a 240 cm. Il telaio rinforzato e il motore Tipo 168 potenziato determinano la nascita di uno spider con 240 cv e classe e stile ineguagliabili (contraddistinto dal corpo vettura con fari carenati e dalle tipiche ‘pinnette’ posteriori della 250) per una passeggiata sulla Croisette o, sfruttando il layout della SWB, tutto il mordente di una Ferrari GT da corsa (in questa configurazione esprime 280 cv). La produzione, fino al ’63 è di circa sessanta unità.

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250 GT COMPETIZIONE PASSO CORTO. Nel 1959, la berlinetta Competizione affronta la sfida di un design inedito: Pininfarina concepisce una forma con passaruota posteriori appena accennati, coda tondeggiante, frontale massiccio. Mentre ne vengono costruiti tra cinque e dieci unità con passo di 260 cm, l’interasse viene accorciato di ben 20 cm dando così origine a una delle 250 GT più affascinanti di sempre. La 250 GT ‘Berlinetta Competizione Passo Corto (ridenominata SWB) ha una forma più compatta, snella, agile e proporzionata. Presentata al Salone di Parigi del ’59 è un’auto eclettica, che si esprime sia nella versione ‘Corsa’ con carrozzeria in alluminio, sia nell’allestimento ‘Lusso’ con pelle in acciaio. La Ferrari produce una prima decina di esemplari con layout semplificato, a cui segue l’inizio del suo ciclo di vita tout-court: passaruota più definiti, feritoie sui parafanghi, presa d’aria sul cofano più evidente. L’SWB debutta in gara alla 12 Ore di Sebring 1960 e ottiene il 4°, 6° e 7° posto finale. Alla 24 Ore di Le Mans di giugno conquista il quarto posto assoluto e al Tourist Trophy di Goodwood: Stirling Moss porta la prima vittoria internazionale chiudendo la stagione con il successo nella Mille Chilometri di Parigi. Nel ’61 l’SWB conquista il terzo posto a Le Mans, il Tour de France e ancora il Tourist Trophy e la Mille Km di Parigi. Fino al ’63 ne vengono prodotte circa duecento.

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250 GT SPERIMENTALE 2643, L’INTRODUZIONE ALLA 250 GTO. L’SWB, durante tutto il suo ciclo di vita, evidenzia problemi aerodinamici che limitano la velocità massima. Alla 24 Ore di Le Mans del 10-11 giugno ’61, Ferrari schiera un prototipo sviluppato con uno studio accurato che permette di ottenere un peso di parecchio inferiore a mille chili: il telaio tubolare in acciaio (passo sempre di 2400 mm) integra elementi al cromo, la carrozzeria (disegno e produzione Pininfarina) anticipa i contenuti della Superamerica. Il V12 tre litri eroga circa 300 cavalli. Questa versione sperimentale dell’SWB, verniciata in blu con fascia rossa, denuncia problemi di stabilità durante la gara e il ritiro per noie al motore. Successivamente dotata di uno spoiler posteriore inizia una discreta carriera fino a metà Anni ’60. Oggi è conosciuta nel mondo come il prototipo della 250 GTO.

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