Ferrari 333 SP: il Cavallino per l’America

Ferrari 333 SP: il Cavallino per l’America

Agli inizi degli anni ’70 la Ferrari è impegnata nel Mondiale Sport Prototipi dove nel 1972 conquista il campionato con un dominio totale sulla più grande rivale di allora, l’Alfa Romeo: 160 punti contro 85. Le barchette 312 PB erano state imbattibili. Il ’73 è l’anno della Matra e il Cavallino conquista il secondo posto, anche se con soli nove punti di distacco. Per Maranello è l’ultima stagione con le Sport: dal ’74 si dedica solo alla Formula 1. Nei successivi venti anni lo scettro delle Sport Prototipi se lo giocano Alfa Romeo, Porsche, grande protagonista degli Anni ’80 con le 956 e 962, Jaguar e Peugeot all’inizio degli anni ’90. La ‘controparte americana’, l’IMSA-GTP, è feudo di Stoccarda nei primi anni ’80 ma nel proseguo della decade iniziano a dilagare i giapponesi: Nissan e Toyota fanno uno sfoggio di tecnologia e competitività straordinario. Ma nel ’93 l’IMSA arriva al capolinea: costi esorbitanti, prestazioni sempre più elevate e recessione dilagante inducono un ripensameto del Mondiale Sport a stelle e strisce. Nasce così la nuova serie IMSA WSC, (World Sports Cars), contraddistinta da un regolamento tutto sommato libero e il layout ‘barchetta’ obbligatorio. Manca, però, una Ferrari tra le contendenti.

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TORNA LA ROSSA. Giampiero Momo Moretti, fondatore dell’omonima azienda, è un grande appassionato e pilota gentleman. In quel periodo comincia a maturare l’idea di concludere la carriera sportiva nell’IMSA con una Ferrari. Propone a Piero Ferrari una barchetta per il WSC e raccoglie il sostegno di Gianluigi Longinotti-Buitoni, numero uno di Ferrari Nord America, il mercato più importante per l’azienda. Parte il progetto, con Mauro Rioli Direttore Tecnico, Giampaolo Dallara supervisore e Tony Southgate della Jaguar come altro supervisore. 
Per il motore Ferrari pensa di utilizzare il motore V12 dell’F92A di F1, ma il regolamento IMSA stabilisce una cilindrata fino a quattro litri derivato dalla produzione. Poiché in quel periodo Ferrari sta sviluppando l’F50 il propulsore viene portato a 4,7 litri e ‘condito’ con distribuzione a cinque valvole per cilindro. Per il telaio viene progettata una monoscocca in fibra di carbonio completamente smontabile. L’aerodinamica viene sviluppata nella galleria del vento della Dallara da Giorgio Camaschella, la produzione comincia a Maranello e prosegue alla Michelotto.

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PRESENTAZIONE SU APPUNTAMENTO. Nel gennaio del 1994 la 333 SP viene svelata solo su appuntamento all’Hilton Hotel di Daytona Beach. La pista è impegnata per la 24 Ore e gli organizzatori non gradiscono distrazioni. Al successivo evento di Sebring, la 333 SP (non ancora pronta e competitiva) fa un debutto statico nel paddock e, finalmente, alla 2 Ore di Road Atlanta – di aprile – scende nell’arena. Partecipano tre team e un totale di quattro esemplari. Jay Cochran dell’Euromotorsports conquista pole position e vittoria, un successo che crea subito una certa sensazione. La 333 SP crea attorno a sé il vuoto: macchina nuova in un parterre di concorrenti che, in fin dei conti, sono solo automobili della vecchia IMSA GTP aggiornate.

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I RISULTATI. La barchetta di Maranello non ha avuto significative evoluzioni durante la sua carriera. Dopo la Stagione ’94 di debutto, il ’95 parte in sordina (solo ottava a Daytona) ma poi la situazione cambia: i brillanti risultati (tra cui la vittoria a Sebring) portano al titolo IMSA. L’alloro assoluto si ripete nel ’98 (con vittoria a Daytona e a Sebring). La barchetta Ferrari ha corso fino al 2003 prima di essere messa fuori dai regolamenti che l’hanno costretta al pensionamento forzato. Ha partecipato a quasi quattrocento corse (anche con un poco onorevole, seppure più competitivo motore 10 cilindri Judd) ed è partita dalla poleposition in circa settanta occasioni. Ha inoltre preso parte a numerose 24 Ore di Le Mans ottenendo il sesto posto assoluto nel 1997 (Moretti/Theys/Papis) e l’ottavo nel ’98 (Taylor/Van de Poele/Velez) conquistando la vittoria di classe LMP1. La produzione è stata di quaranta esemplari.

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3 commenti su “Ferrari 333 SP: il Cavallino per l’America”
  • GiorgioCamaschella ha scritto:

    Una piccola annotazione: l’aerodinamica Non Fu sviluppata DALLA Dallara ma DAL SOTTOSCRITTO (allora in Ferrari) NELLA galleria Dallara. Saluti

  • Alberto Spriano ha scritto:

    TYNon va dimenticato che nel WSC dal 1996 al 1998 il team di Rob Dyson fronteggiò con successo la Ferrari 333 SP con la Riley & Scott MkIII spinta dal Ford V8 dei fratelli Lozano da 5 litri. Veloce, essenziale, economica e conveniente nella manutenzione.
    Nel 1996 terza, nel 1997 vinse il WSC, nel 1998 seconda a causa dei ritiri battendo sempre la 333 SP.
    Telaio tubolare d’acciaio pannellato in fibra di carbonio, sospensione a triangoli trasversali con puntone di spinta e il servosterzo, V8 aste e bilancieri con albero a camme nel basamento per abbassare il baricentro e per l’economicità.
    Fu il Kalashnikov del WSC.

  • GiancaAlfaRomeo ha scritto:

    Mi permetto di intervenire per significarvi che il grande ing. Camaschella, per gli intimi Camacho, non è solo il papà della 333: dalla sua matita –giacchè, per disegnare “di getto” le forme delle auto da competizione, usa ancora il classico lapis (sono ormai rimasti in due a farlo: lui e un certo Adria Newey; gli altri, se non hanno un computer si sentono perduti!)- sono scaturite alcune tra le più belle automobili da competizione degli ultimi 30 anni; non solo belle, ma soprattutto vincenti! Si parla di Alfa Romeo, di Lancia, di Ferrari (F1)! Senza entrare troppo nei particolari –se lo riterrete opportuno, sarà lui stesso a parlarvene qualora lo vogliate contattare- e tralasciando le varie Alfa Romeo 75 Evoluzione o le Lancia LC1 (entrambe plurivittoriose nelle loro categorie di appartenenza), considerate che il mio (ex) capo Camacho ha addirittura disegnato una Gr.C che non ha avuto neanche bisogno di un motore vero per essere considerata una delle più belle auto di sempre delle corse, tanto da essere proposta all’ Expo del 2015 come “Macchina del Tempo”: mi riferisco a quell’Alfa Romeo Gr.C del 1990 che tutti pensano essere motorizzata dal favoloso V10 Alfa ma che, invece, cela sotto al cofano uno “strano” V12…un dodici cilindri di “strane forme” perché non molto in tradizione con quelli AlfaRomeo. Magari l’ing Camaschella potrebbe svelare qualcosa di più…..
    Purtroppo, sono ormai lontani i tempi in cui un tale Jean Todt lo richiamava dalle ferie per fargli disegnare la Ferrari F1 per la gara di Monza….ora, di tempo libero, ne ha parecchio…

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