Fiat Uno quarant’anni dopo Cape Canaveral

HA FATTO LA STORIA. No, non sembrerà mai discesa da un altro pianeta come la Citroën DS 19, che nel 1955, al salone di Parigi, sconvolse di meraviglia il mondo dei motori (e non solo quello). Ma in quanto a carica innovativa e voglia di futuro, un posto di diritto tra le auto che hanno lasciato davvero il segno, spetta senz’altro anche alla “nostra” Fiat Uno.

Fiat UnoPREDESTINATA. Quarant’anni fa, il 19 gennaio 1983, la più grande fabbrica italiana alzava il velo sull’utilitaria che, a suon di vendite (in totale saranno quasi 9 milioni, ottava auto più venduta della storia), l’avrebbe guidata con una nuova freschezza (e un nuovo linguaggio stilistico, più semplice e razionale che mai) attraverso i grandi cambiamenti di un decennio ricco di sfide e possibilità. Forse anche per questo, avendone intuito il ruolo di “predestinata” prim’ancora che poggiasse le ruote sull’asfalto, la Fiat decise di presentarla al mondo, con un colpo mediatico di grande effetto, al Kennedy Space Center della NASA, negli Stati Uniti, da dove sono partite tante missioni spaziali che hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità.

Fiat UnoSE PIACEVA E PIACE A TUTTI CI SARÀ UN PERCHÉ… In realtà di “spaziale”, almeno in senso stretto, a eccezione dei futuristici satelliti dei comandi principali ai lati del cruscotto, la Fiat Uno aveva ben poco. Anzi quell’auto, uscita dalla matita di Giorgetto Giugiaro con esemplare razionalità (era piccolissima fuori e spaziosissima dentro) era semmai la quintessenza di ciò che a Torino sapevano fare, e anche molto bene, fin dai tempi della 600 e della 500: rendere l’automobile il più democratica possibile, alla portata di tutti. E la Uno, inserendosi perfettamente in questo schema, riuscì brillantemente nella sua missione, conquistando indistintamente tutti: giovani uomini e giovani donne, studenti, casalinghe e professionisti in carriera, fino ali operai che la costruivano. E dopo essere uscita di produzione, nella metà degli anni ’90, quand’ormai il ruolo di nuova utilitaria della Fiat era saldamente nelle mani della Punto, le sue radici nell’immaginario comune erano diventate così profonde che alla fine, nella sua mitica versione sovralimentata, si trovò persino catapultata nel ruolo di auto di culto.

Fiat UnoLA TURBO, UN MITO NEL MITO. Chi ha letto “Ti prendo e ti porto via”, uno tra i più struggenti e romantici romanzi di Niccolò Ammaniti, che a Vasco Rossi, nel 2001, ha ispirato l’omonima canzone, si ricorderà senz’altro della potentissima Uno Turbo di uno dei personaggi principali del libro, il 44enne playboy Graziano Biglia. Quel piccolo bolide che, nel libro di Ammanniti, viene definito: “vestigia di un’epoca in cui, per qualche lira in più rispetto al modello base, ci si comprava una bara motorizzata che filava come una Porsche, beveva come una Cadillac e si accartocciava come una lattina di coca cola”, si è costruito una reputazione che resiste al tempo e alle mode e ne fa oggi un mito anche per gli appassionati più giovani con la passione per le “piccole bombe”. Tutto questo, e molto altro, è stata ed è la Fiat Uno. Perciò, ancora tanti auguri, piccola, grande auto!

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