Flop automobilistici: Aston Martin Cygnet

Flop automobilistici: Aston Martin Cygnet

La normativa Euro 5, che prevede un abbassamento delle emissioni di CO2 nell’ordine del 35% rispetto alla precedente, entra in vigore il 1º settembre del 2009, complicando non poco la vita ai progettisti di alcune case automobilistiche, costrette, per ragioni di costi o per limiti tecnici, a mandare in pensione i motori di diversi modelli di spicco. Tra le “vittime” illustri figurano sportive “gustose” come la Mazda RX-8, la Honda Civic Type-R, la Ford Focus ST, l’Alfa Romeo GT 3.2 V6, ma anche, per esempio, tutti i modelli di lusso del gruppo Volkswagen mossi dal V10 TDI a gasolio.

L’ABBASSA EMISSIONI. Per l’Aston Martin, ancor più che i costruttori generalisti, la normativa Euro 5 rischia di essere una stangata difficile da incassare senza pesanti conseguenze economiche. Così, per “ripulire” la propria gamma, composta da auto da sogno non certo concepite per consumare poco, nel 2010 al salone di Ginevra lascia tutti a bocca aperta con il prototipo Cygnet, una super utilitaria sviluppata in collaborazione con la Toyota e basata sulla piccola iQ.

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TROVA L’INTRUSA. La casa britannica, contro ogni apparente logica, affianca alle sportive e super lussuose Vantage, DB9 e DBS una minicar a misura di città. L’auto definitiva arriva nel 2011 e in Inghilterra viene venduta a un prezzo di 31.000 sterline. La “filiera” è la seguente: le auto arrivano nel Regno Unito, complete dalla A alla Z, dalla Toyota, l’Aston Martin le spoglia degli interni, apporta tutte le modifiche del caso per renderla più chic e, a quel punto, pensa bene di moltiplicare per circa 2,5 il prezzo di listino.  

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RICOMINCIA (QUASI) DA ZERO. L’Aston Martin Cygnet costa cara, anzi carissima. Ma va pur detto che la casa inglese si dà un gran da fare per cercare di giustificare un rincaro così forte. Non è solo una questione di brand, semmai di un ciclo di produzione alquanto antieconomico: basti dire che le auto devono essere riportate a nuda lamiera, prima di essere verniciate con le 24 tinte della palette Aston Martin, che includono l’elegante Grey Bull, ottenuto mescolando il grigio canna di fucile al color cioccolato. Gli interni in pelle sono sontuosi e opulenti, e anche la carrozzeria conta numerosi pezzi creati ad hoc, come il cofano, i parafanghi, le minigonne sottoporta, i paraurti, il portellone, i fari e i fanali.

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SU MISURA. Neanche a dirlo, come vuole la tradizione della casa l’auto è ampiamente personalizzabile. Il che significa che, a patto di essere disposti a non badare a spese, la Cygnet ce la si può davvero cucire addosso, scegliendo tra ben 20 tonalità per la pelle con cui foderare i sedili, il volante e la plancia. Quanto alla meccanica, resta quella di origine Toyota, con un 1.3 quattro cilindri da 97 CV accoppiato a un cambio automatico CVT, e che promette uno “0-100” in 11,6 secondi e una punta massima di 160 orari. 

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CARISSIMA ANCHE OGGI. Nel 2013, dopo appena due anni dal lancio, la carriera dell’Aston Martin Cygnet giunge al capolinea. Non è difficile capire perché: il prezzo è a dir poco proibitivo e neanche i super ricchi si lasciano tentare da un oggetto così particolare. La produzione complessiva è di circa 600 unità, un numero che certamente può incoraggiare un rinnovato interesse in chi pensa che questa minuscola auto di lusso possa avere una seconda chance come auto da collezione. Peccato che per quella manciata di esemplari usati inserzionati online le richieste dei venditori oscillino tra i 50 e i 60.000 euro…

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Un commento su “Flop automobilistici: Aston Martin Cygnet”
  • t5457925 ha scritto:

    be orrenda e dire poco forse anche oscena dal punto di visto dal prezzo se non erro fu prodotta anche con il motore della vantage trazione e motori fu anche in inguìdabile e ancora mi domando non era più facile e spendere mettere a norma i motori loro che partorire sto schifo e perdere lo stesso soldi?

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