Giolito: “Parsimonia fa rima con innovazione”

Giolito: “Parsimonia fa rima con innovazione”

Roberto Giolito, per chi non lo conoscesse, è attualmente il Direttore del dipartimento Heritage di Stellantis. Ma in passato è stato a lungo responsabile dello stile Fiat e, sotto la sua responsabilità, tra le altre, sono nate Multipla, 500, 500 L, 500 X e Panda 3ª serie. E prima ancora, ha dato vita a concept-car ancora attuali come la Zic e la Downtown. Giolito è uno di quei “car guy” che sa destreggiarsi con passione e competenza tra passato, presente e futuro. Insomma, è il personaggio più indicato al quale chiedere se, quanto e come cambia il lavoro di un car designer ora che l’industria dell’auto sta attraversando uno dei cambiamenti più radicali della sua storia.

Roberto Giolito

Giolito, quanto erano avveniristiche le concept-car elettriche che ha disegnato per la Fiat negli Anni 90?

Direi abbastanza, soprattutto per lo sforzo legato alla riduzione degli ingombri, visto che allora il tema dell’auto elettrica era connesso in particolar modo alla mobilità urbana, a differenza di quanto accade oggi. In quest’ottica nel 1993, al salone di Ginevra, venne presentato il prototipo Downtown, una super utilitaria da due metri e mezzo di lunghezza, qualche centimetro in meno della futura Smart, e l’anno successivo, nel 1994, la Zic, che alla compattezza aggiungeva una particolare attenzione alla riciclabilità dei materiali per essere realmente un’auto “a impatto zero”. La Zic era un prototipo nativo elettrico, sviluppato e costruito in soli 24 mesi come vetrina tecnologica del marchio, caratterizzato da un’ampia varietà di elementi innovativi come il telaio in alluminio, il pianale in polimeri, le sospensioni posteriori in alluminio, i due sedili anteriori con supporti in lega di magnesio leggeri e resistenti e accoppiati al tunnel centrale che fungeva da ossatura principale e vano per le batterie, disposte in senso longitudinale, il servosterzo elettrico, il parabrezza a due strati e gli accumulatori al sodio-zolfo. Una curiosità: quel nome venne ricavato da un concorso di idee tra i dipendenti del Centro Ricerche Fiat di Orbassano, in provincia di Torino, dove la vettura fu progettata. La Zic venne sostenuta anche dal CNR per l’ampio utilizzo di materiali innovativi come l’alluminio e dei biopolimeri termoplastici impiegati per gli elementi della carrozzeria, riciclabili più volte con il minimo impiego di energia.

Roberto Giolito

Alcuni schizzi di Roberto Giolito per la Fiat Multipla e, a destra, un’immagine della campagna di lancio del modello che evidenzia la grande sfruttabilità dell’abitacolo a sei posti

Qual è stato, secondo lei, il periodo di maggior creatività del car design?

Riguardando alla mia carriera e a quello che proponevano i colleghi, gli anni ’90 rappresentano forse il riferimento, se si parla di nuovi concetti e della loro applicazione su scala industriale. Guardo alle nostre Downtown e Zic, ma anche alla Multipla.  Su quest’ultima il telaio space-frame era realizzato piegando bande di acciaio da saldare, senza ricorrere a stampi tradizionali, un fattore che la rendeva meno onerosa dal punto di vista dell’assorbimento di energia in fase di produzione, nello sviluppo di stampi di grandi dimensioni e anche nei costi energetici di produzione. E nella Multipla troviamo anche una coerente originalità stilistica che definisce in primis l’abitacolo e le sue specifiche, prima di definire i volumi esterni. La Multipla, oltre a ricavare 6 comodi posti su altrettanti sedili singoli in meno di 4 metri, con un bagagliaio capiente da 440 litri, utilizzava l’intercapedine tra il pavimento dell’abitacolo e il pianale per sistemarvi le bombole di metano delle versioni BiPower e BluePower oppure le batterie dei dieci prototipi costruiti della variante Hybrid Power, una pionieristica ibrido ricaricabile alla spina con 80 km di autonomia in elettrico. La Multipla a gas è stata prodotta ad Arese e lasciatemi dire che c’è molta Alfa Romeo nella Multipla!

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Il prototipo Fiat Downtown

Quella della parsimonia nell’impiego ottimale delle risorse sembra una regola aurea, prima in Fiat, poi in FCA, adesso in Stellantis… 

Sì, ma bisogna leggere questa sensibilità dal lato positivo: dalla parsimonia arrivano le innovazioni più incredibili. Vero, è una regola Fiat. Ma se guardiamo al passato, non possiamo nascondere che lo stesso Ferry Porsche ha pensato all’efficienza, e non al lusso, quando ha progettato la 356 e la prima 911. Ecco, la Multipla nacque con lo spirito di essere efficiente: dalle tecniche di produzione meno energivore di altre, alla necessità di pochi stampi e di pochi elementi, per alcuni dei quali erano previsti addirittura più funzioni, più utilizzi.

Veniamo a oggi: quali sono le nuove tecnologie e i nuovi materiali destinati a cambiare l’industria dell’auto?

Ne dico due: il Glazing e il Drive-by-wire. Con le trasparenze e quindi con il ricorso al vetro o a superfici simili si arriverà a ottenere più leggerezza e più efficienza nella produzione, perché da un unico elemento si potrà avere, attraverso cristalli liquidi azionati a comando, porte e vetri trasparenti che all’occorrenza si scuriscono. Dai materiali plastici, ovviamente riciclabili, si potranno ottenere nuove prestazioni da quelle zone finora concepite in vetro, con head-up display e oscuramenti azionabili dal sistema di gestione, come abbiamo visto sui concept Peugeot al CES di Las vegas e Lancia durante la Design Week di Milano. Con la guida senza fili, senza collegamenti rigidi tra scatola guida e comando dello sterzo sarà possibile gestire con più flessibilità l’intercambiabilità del posto guida sinistra-destra e anche preparare ai nuovi traguardi degli ADAS e della guida autonoma.

Lancia Pu+Ra HPE

La Pu+Ra HPE. Svelata qualche mese fa, questa concept-car anticipa le tendenze stilistiche che influenzeranno le Lancia di domani, a partire dalla nuova Ypsilon in arrivo nel 2024

Una curiosità: quanto le auto d’epoca sono servite (e magari serviranno in futuro) a ispirare nuove automobili di successo?

Certe auto, oggi d’epoca, hanno segnato le tappe dell’evoluzione tecnica e stilistica di questa storia ancora tutta in divenire, e vale senz’altro la pena dedicare sempre maggiore attenzione al passato per trarne le giuste idee su come organizzare i prossimi passi. Una Fiat 500 del 1968 o una Lancia Aurelia B20 sono, ad esempio, entrambe anticipatrici di nuove tendenze e contenuti e, al di là dello status che rappresentano, possono fornire elementi costruttivi nell’immaginare le vetture del futuro. Inventare addirittura nuove classi e tipologie, come è stato per queste auto al loro tempo, è ancora possibile e occorre a volte la rassicurazione che certe strade siano effettivamente percorribili e le auto storiche hanno il compito di ricordarcelo sempre.

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Lancia Aurelia B20

In che modo?

Per la generazione di designer che rappresento, mi viene per esempio in mente la prima Mazda MX-5, ideata negli Anni 80 dal team di Tom Matano presso lo studio californiano della Casa. Quell’auto fu creata in un periodo in cui gli stessi designer avevano la possibilità di immergersi in un’esperienza “vintage” a bordo di alcune auto sportive d’epoca, tra cui anche una Abarth 1000 Coupè Bialbero.  Poco dopo, venne il momento di generare una vettura spider anche per la Fiat, e all’epoca della Barchetta ci fu una vera riscoperta di una cultura specifica del modo di concepire una vettura aperta italiana, che guardava all’essenzialità e alla tradizione in un certo modo, ma nel lavoro di Andreas Zapatinas non vi erano degli elementi riconducibili ad una precisa vettura del passato, ma solamente un rimando a certi trattamenti con i quali furono realizzate le più belle vetture italiane dal dopoguerra in poi.  

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La Fiat 124 Spider degli Anni 60 e la sua erede “spirituale” nata nel 2016 sulla base meccanica della coeva Mazda MX-5

E la 124 Spider dei giorni nostri?

Quando per me arrivò il momento di progettarla, nel 2014, sapevo che in qualche modo il termine di paragone sarebbe stata un’icona come la Fiat 124 Spider di Tom Tjaarda. Pensai quindi a come poter riaccendere il mito di un simile capolavoro e trasporlo nell’era contemporanea. Il fatto di vivere ogni giorno circondato da vetture uniche al mondo come quelle che custodiamo all’Heritage Hub di Torino mi ha reso il compito più facile. Ricordo che poco prima del lancio della nuova Fiat 124 Spider, mi dilettai con la squadra del Centro Stile a restaurare totalmente un esemplare del 1970 piuttosto malconcio. Quell’auto, alla fine, fu esposta a Ginevra in occasione dell’anteprima mondiale del nuovo modello e proprio in quell’occasione ho avuto la prima, vera opportunità di dedicarmi alla storia del nostro gruppo e alla promozione del suo patrimonio di veicoli e di cultura. Così è nato il dipartimento Heritage… 

 

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