Gli Anni ’80 della Porsche 911 – Parte 2

Gli Anni ’80 della Porsche 911 – Parte 2

Negli Anni ’80 c’è stata una piccola Dolce Vita che ci ha fatto superare la pesantezza della decade precedente. In Italia domina il motore turbo studiato per abbattere l’IVA, nei rally c’è l’esagerato Gruppo B e in Formula 1 è lotta tra Williams, Brabham e McLaren. La Porsche 911 segue la logica dell’evoluzione progressiva e instancabile: da SC si trasforma in Carrera, 3200, da modello apparentemente saldato per sempre ai suoi valori forti e duri come l’acciaio, nell’88 rompe con il passato e la 964 irrompe nel futuro-presente. Ecco una piccola storia degli Anni ’80 della Elfer attraverso i modelli che si sono avvicendati.

Porsche 959

Porsche 959

PORSCHE 959 1984. Lo scopo è dominare il Gruppo B oltreché l’eterea Ferrari 288 GTO. Ma poiché Porsche decide di non partecipare al Mondiale Rally, la 959 cresce senza uno sbocco. E quando lo sviluppo ritarda diventa chiaro che le vendite sarebbero cominciate dopo la morte della categoria. Per non dire dell’innovazione: la 959 avrebbe dovuto esibire una tecnologia ‘atomica’ ma, d’altro canto, la facilità d’uso di una 911 Carrera. La sua storia inizia a Ginevra ’83 con la Concept Gruppo B, primo assaggio di una ‘mega’ 911. La base è la monoscocca della Elfer con sospensioni a doppi triangoli e doppi ammortizzatori a controllo elettronico. È possibile gestire (novità assoluta) smorzamento e altezza da terra. Il motore è imparentato con quello della 935 Moby Dick del ‘78: boxer 6 cilindri di 2850 cc con ‘ventolone’ ma le testate (con quattro valvole) sono raffreddate ad acqua. Monta due turbo sequenziali: sotto i 4200 giri funziona un turbo solo: oltre si sveglia anche il secondo ed è un tornado da 450 cv. La trasmissione (sei marce con la prima corta) è un capolavoro, trazione integrale a ripartizione variabile: di norma ripartisce 40/60 percento tra gli assi, ma può arrivare all’80 percento sul posteriore. I programmi di trazione si adattano ad asfalto, neve o acqua e la portano fino a quasi 320 all’ora. Due le versioni: la Komfort o la Sport senza quel ben-di-Dio di regolazioni. La 959 arriva sul mercato nel 1987: costa oltre 600 milioni di Lire e ne vengono consegnati 292 esemplari. Viene venduta sotto-costo, ma nonostante il mezzo flop commerciale, gli studi compiuti su questa ‘super Porsche’ sono presto diventati la ‘linfa vitale‘ per tutte le evoluzioni della 911 a venire.

Porsche 911 Clubsport

Porsche 911 Clubsport

911 CARRERA 3200 CLUBSPORT 1987. La nuova 911 di metà Anni ’80 è più moderna, potente e confortevole. Ma lo scenario si è evoluto e le 911 dei primi Anni ’70 hanno un fascino da auto classiche. Torna la voglia del codino d’anatra e di quella gustosa armonia tra leggerezza e potenza. Nell’agosto ’87 La gamma si aggiorna al model year ’88 e i fasti della 911 alleggerita sono rinverditi dalla 911 Clubsport. Non serve potenziare la 3.2: per andare più forte si tolgono chili, senza aumentare i cavalli. Il boxer resta quello di serie con 231 cavalli dichiarati seppur con una serie di aggiornamenti. Viene eseguito l’alleggerimento generale e sono apportate alcune modifiche a telaio e trasmissione. La Clubsport si ritrova con una settantina di chili in meno, e un carattere più incisivo ed efficace. Secondo le fonti sono prodotte, dall’87 all’89, poco meno di 350 esemplari (contro i quasi 1600 della Carrera RS 2.7 del ‘73).

Porsche 911 Speedster

Porsche 911 Speedster

911 SPEEDSTER 1988. Verso la chiusura del ciclo di vita della 911 ‘Serie G’ Porsche risveglia il concetto primigenio della Porsche, leggera, scarna e con carrozzeria roadster. La 911 Speedster appare come un curioso concept monoposto a Francoforte ’87 e debutta in versione di serie un anno dopo. Essa rievoca i fasti della 356 economica (3000 dollari tondi) del ’54 per il mercato americano, adatta a Porschisti in erba o piloti dilettanti che amavano trascorrere i weekend in pista nelle gare club. Il tutto al sole della California o della Florida. La 911 Speedster si riconosce per il parabrezza più basso e inclinato della Cabrio (i vetri sono manuali), l’abitacolo omologato solo per due e con coperchio della parte posteriore protetto da due caratteristiche gobbette in materiale plastico. Nasconde la capote (più semplice della Cabriolet) che si aziona solo manualmente. La meccanica è di serie, con il boxer 3.2 da 231 cv e 245 orari di punta massima. Porsche produce due versioni: la ‘burrosa’ Turbolook (circa 2100 esemplari prodotti fino al 1989) o la più rara ‘Slim’ (appena 160 unità).

Porsche 911 964 Carrera 4

Porsche 911 964 Carrera 4

964 CARRERA 4 1989. Il Salone di Parigi 1988 tiene a battesimo una rivoluzione. La Porsche 964 Carrera 4 parte dalla magnificenza tecnologica della 959 e fa della nuova gamma della 911 un’auto rivoluzionaria. Ha un nuovo motore portato a 3,6 litri con doppia accensione, 250 cv (quasi il doppio rispetto al ’63), molta più coppia (310 Nm contro 284 della 3.2) ed erogazione più fluida. Il telaio monoscocca in acciaio zincato monta sospensioni di stampo classico con bracci trasversali anteriori (ma triangoli inferiori più bassi) e bracci obliqui posteriori. I freni, eccellenza Porsche, presentano dischi maggiorati e ABS di serie. Ma la novità epocale è la nuova trazione integrale sul modello della Porsche 959: utilizza tre differenziali, posteriore, centrale e anteriore, con l’ulteriore presenza di una frizione multidisco. L’elemento centrale è tarato per trasferire, in condizioni di asfalto normale, il 31 percento della coppia all’asse motrice anteriore e il 69 percento a quello posteriore. È inoltre presente un dispositivo di controllo di trazione che migliora le condizioni di aderenza su fondi precari. Il design è molto rinnovato, l’aerodinamica migliorata per aumentare il comfort. Raggiunge i 260 km/h e scatta da 0 a 100 km/h in 5″9. Nel 1990 entra in listino la Carrera 2.

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