GTO: da 0 a 60 milioni di euro in 60 anni

GTO: da 0 a 60 milioni di euro in 60 anni

È il Cavallino Rampante per antonomasia, prodotto in poche decine di unità. Sotto al cofano ospita il dodici cilindri dell’ingegner Gioachino Colombo con 300 cavalli. In virtù dei suoi 880 kg era in grado di raggiungere con facilità i 280 km/h. Ha debuttato alla 12 Ore di Sebring del 1962, trionfando. Da quel momento è una delle vetture più conosciute ed apprezzate sempre, nonché la più costosa di tutti i tempi. Sì, perché nel 2018 un privato si è aggiudicato l’esemplare con telaio 4135GT, mai incidentato — alla stratosferica cifra di oltre 60 milioni di euro. Lo stesso prezzo pagato per ‘L’Impero delle Luci’, uno dei dipinti più celebri di René Magritte. E questo non è affatto un caso isolato, ogni Ferrari 250 GTO venduta recentemente ha sbalordito il mondo degli appassionati. Com’è possibile che una vettura, seppur meravigliosa, seppure vincente, seppur rara, abbia raggiunto in sessant’anni stime così elevate?

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PERLA RARA. La Ferrari 250 GTO nacque — e venne sviluppata in ogni suo dettaglio — unicamente per l‘impiego agonistico. Le regole della FIA per la stagione 1962 prevedevano la costruzione di 100 esemplari di uno specifico modello affinché fosse concessa l’omologazione alle competizioni per vetture Gran Turismo di Gruppo 3. Furono prodotti solo 36 esemplari con il V12 da 3000 cc e tre con il V12 da 4000 cc — modello cui spesso si fa riferimento col nome improprio di 330 GTO, per via della diversa cilindrata unitaria — per un totale di 39 unità, fatto che permise alla Ferrari di essere molto selettiva nei confronti degli acquirenti potenziali. Maranello eluse le regole FIA grazie ad una numerazione non sequenziale dei telai prodotti, e la Gran Turismo Omologata divenne subito protagonista delle competizioni.

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PALMARÈS. Questo Cavallino purosangue, nella Classe GT, conquistò il gradino più alto del podio nella quasi totalità delle gare cui prese parte nel suo triennio d’oro ovvero 1962-1963-1964. Non mancarono anche le vittorie assolute, dove annichilì svariate volte avversarie che sulla carta erano ben più performanti di lei. Nel primo anno, primeggiò alla 12 Ore di Sebring, alla Targa Florio, alla 24 Ore di Le Mans, al Tourist Trophy — dove vinse anche overall — alla Bridgehampton Double 400 e alla 1000 Km di Parigi. Nel 1963 sbaragliò l’agguerrita concorrenza alla 3 ore di Daytona — dove vinse anche overall — alla 12 Ore di Sebring, alla Targa Florio, alla 500 Km di Spa-Francorchamps, alla 24 Ore di Le Mans, alla 1000 Km del Nürburgring, al Tourist Trophy — dove vinse anche overall — alla Coppa Intereuropa e al Tour de France — dove vinse anche overall. Nel 1964, invece, ottenne il primo posto alla 2000 Km di Daytona — dove vinse anche overall — alla 12 Ore di Sebring, alla Targa Florio, alla 500 Km di Spa-Francorchamps — dove vinse anche overall — alla 24 Ore di Le Mans, alla 12 Ore di Reims, al Tour de France — dove vinse anche overall — e alla 1000 Km di Parigi.

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ASCESA ALL’OLIMPO. Nel 1962, quando lo stipendio medio di un operaio italiano s’aggirava intorno alle 50.000 lire, la 250 GTO veniva venduta — solo ed esclusivamente a piloti ed imprenditori nelle grazie di Enzo Ferrari — a circa 10 milioni di lire. Negli Stati Uniti, importata oltreoceano dal mitico Luigi Chinetti, costava circa 18.000 dollari; per comodità, nel sintetizzare questa ascesa all’Olimpo, utilizzeremo la valuta americana. Nel 1965 quando Maranello la ritirò dalle corse ufficiali, le GTO usate valevano — a secondo delle condizioni — tra i 2.500 e i 9.500 dollari. Le cifre rimasero più o meno queste fino alla fine degli Anni ’60, quando il mercato iniziò, seppure lentamente, a riconoscere il valore di questa scultura su quatto ruote. Così, se nel 1971 la KFW Motorcars di Paoli, Pennsylvania, aveva una GTO in vendita a 12.500 dollari, il batterista dei Pink Floyd Nick Mason ne dovette sborsare 71.000 per la sua GTO telaio 3757 GT — da lui posseduta ancora oggi — nel 1977. Nei primissimi Anni ’80, ci volevano almeno 250.000 dollari per aggiudicarsi un esemplare della pregiata perla di Maranello: Christopher Murray pagò la sua 4757GT 345.000 dollari nel 1982. Da quando poi, cinque anni dopo, la stessa identica vettura venne acquisita dal nuovo proprietario per 1.6 milioni di dollari le cifre raggiunsero livelli da capogiro ad ogni passaggio di mano, fino a raggiungere quota 13.3 milioni di dollari nel 1989. Questa fu l’ammontare della transazione conclusa dal giapponese Takeo Kato per la sua 3909 GT.

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L’IMPENNATA. Gli Anni ’90 iniziarono, a sorpresa, con delle flessioni al ribasso molto importanti e che durarono a lungo. Tra il 1990 e il 2003, infatti, il valore medio di una GTO era compreso tra i 3 e 10 milioni di dollari. Dal 2004 ad oggi, il mercato ha sparato le sue bordate più potenti: aiutato da internet, dal successivo arrivo dell’elettrico con annesso lo spauracchio giustificato della fine dei motori a scoppio e dalla consapevolezza che una Ferrari 250 GTO fosse, di fatto, un capolavoro artistico esattamente come lo era un’opera esposta al MoMA di New York. Da ricordare, tra i tanti colpi registrati alle aste di settore o tra privati, ci sono i 26 milioni di dollari della 3943 GT nel 2010, i 35 milioni di dollari della 3505GT nel 2012, i 52 milioni di dollari della 5111GT nel 2013 e i 56.8 milioni di dollari della 3387 GT nel 2016. Dulcis in fundo, i 70 milioni di dollari — oltre 60 milioni di euro al cambio attuale — della sopracitata 4153GT, comprata nel 2018 da David MacNeil, fondatore e CEO di WeatherTech.

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