Honoria, in vacanza si va con Hemingway & Co.

Honoria, in vacanza si va con Hemingway & Co.

Sarà questo momento un po’ così, tra la calma piatta e la burrasca imminente. Insomma di un chessarà formato gigante in cui ogni scusa è buona per andarsene lontano. Almeno con la fantasia. C’è chi si butta nei social, chi affoga i dispiaceri in maratone di Netflix, chi lo trovi a guardar Veloce anche adesso. In realtà però c’è sempre il viaggio più bello che uno può fare: seduti in poltrona col libro in mano che pare un volante (o, a scelta, un timone, o un manubrio), a scorrer pagine come chilometri di una strada sempre nuova. Prendi un libro di John Dos Passos, per esempio, scrittore amico degli scrittori che hanno inventato la scrittura moderna (tanto per dirne un paio, Hemingway e Scott Fitzgerald). E ti ritrovi a casa dei Murphy. Già, i Murphy. La coppia più invidiata della Belle Epoque e dintorni. Gerald e Sara, i due americani che si sono scoperti influencer prima di tutti.

Murphy

CAPITOLO UNO, LA SCOPERTA. La storia di quest’angolo di Mediterraneo nel sud della Francia la sanno anche i sassi, quella del manipolo di inglesi che ormai un paio di secoli fa sulla strada per la bella Italia inciampano in questi posti ancora inesplorati, abitati da pescatori al sentore di lavanda e con tanto sole. E se ne innamorano a tal punto che li eleggono loro buen ritiro invernale. Inaugurando la moda di ‘prendere i bagni’, giocare al casino e, soprattutto, di chiamare questa mezzaluna vista mare Costa Azzurra. Bene. Ma i Murphy non sono inglesi. Sono americani. Gente di frontiera cresciuta a “perché no?” e così, un anno, in quei mesi estivi che per i sudditi di Sua Maestà diventano troppo roventi nonostante la brezza marina, decidono di ripopolare le coste fragranti lasciate deserte con una manciata di amici. E tra di loro, ci sono gli artisti più geniali del tempo, quelli che avevano reso Parigi la capitale indiscussa di quel dopoguerra. E così a Villa America, ad Antibes, vengono un po’ tutti, da Dos Passos a Man Ray, passando per Hemingway e Picasso.

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CAPITOLO DUE, LA CONQUISTA. Eppure, anche se sembra impossibile, la vita di spiaggia prima o poi stanca. Almeno ai Murphy è successo così, ecco perché a un certo punto si tuffano a capofitto in una nuova avventura. Decisamente Veloce. Quella delle gite in barca. E se in Costa Azzurra il dove non è un problema, il come, per gente come loro, sì. In quegli anni le barche non mancavano mica, ma si passava da piroscafi con l’aria da traghetto dismesso a bagnarole usate dai pescatori. E i Murphy, per ospitare a bordo i loro amici, gente cresciuta a cene danzanti e sbornie memorabili, avevano bisogno di roba di classe. L’equivalente galleggiante di una fiammante berlina, insomma. E ne parlano con Vladimir Orlov, amico di famiglia “che in Russia era stato guardiamarina ed era sfuggito per un miracolo assieme alla moglie al massacro che era stato fatto degli Orlov durante la rivoluzione” (come dice Dos Passos) che finalmente torna a essere quel lupo di mare che era in patria e diventa il responsabile del Picaflor, lo sloop da gara comprato da Gerald. Un impiastro, senza motore, e con la propensione a trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, come quella volta all’ingresso del porto di Genova che a momenti finisce contro i frangiflutti. Lui e tutto l’equipaggio. Barca cannata, se vuoi portare in giro il jet set di bianco vestito con il Panama sulle ventitré. E così, “poco dopo questa piccola avventura, Gerald e Vladimir cominciarono a lavorare al progetto dell’Honoria, che doveva essere un’imbarcazione di dimensioni familiari, solida e che tenesse abbastanza bene il mare da potervi imbarcare Sara, i bambini e un paio di amici, per delle piccole crociere. In seguito, tutte le volte che tornavo ad Antibes, facevamo delle crociere con l’Honoria. Gerald e Sara stavano spendendo il loro capitale. Ma potevano forse farlo meglio di così?”. La risposta ormai è storia.

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CAPITOLO TRE, IL RITORNO. Signore e signori, ecco a voi l’Honoria in legno e stoffa. Già perché lo schooner di 31 metri, fatto costruire dai Murphy nel 1931 è ancora in circolazione come tutti i grandi capolavori scritti da chi ci ha passato le vacanze a bordo. Restaurata nel 2013, ormai vicina al secolo di vita, questa barca può essere affittata per vacanze in stile Grande Gatsby e ospita fino a otto persone (oltre alle quattro dell’equipaggio): sottocoperta ci sono due stanze matrimoniali e due cabine doppie. Nonostante siamo negli anni ’20 di un secolo schizofrenico, l’Honoria (che per la cronaca si chiama Weatherbird) mette a disposizione dei vacanzieri amenità d’altri tempi, come windsurf e sci d’acqua, i cafoni delle moto d’acqua sono avvisati. Per i cultori di musiche sgraziate da tachicardia indotta, c’è un monito che ricorda che questo schooner è un monumento galleggiante all’era del Jazz: un disco di Louis Armstrong incastonato nello scafo. Regolate la vostra playlist di conseguenza. E se per colpa di Covid, mal di mare, o impedimenti vari e eventuali non potessi salpare, non ti scoraggiare. Rimane valida la prima ipotesi, quella del libro. Ne’ La bella vita di John Dos Passos, oltre alla storia dell’Honoria, non trovi solo l’autobiografia di un uomo che ha macinato parole e chilometri, ma quella di un’intera generazione. Perduta.

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