I mostri della velocità: uno sguardo al futuro

I mostri della velocità: uno sguardo al futuro

Siamo giunti all’ultima puntata di Monsters of speed, quella dove si entra nell’iperuranio siderale delle hypercar. Qui vale tutto, anzi di tutto e di più: questi autoveicoli, se non avessero pneumatici ed un volante davanti al posto di guida, potrebbero benissimo essere della navicelle spaziali. Questi tre mostri, insieme, generano oltre 4200 cavalli se alimentati con benzina normale; molti di più se farete un bel pieno di carburante E85 costituito dall’85 percento di etanolo e dal 15 percento da combustibili fossili. Le loro velocità massime seminano anche l’immorale soglia dei 400 km/h e sono in grado di disintegrare qualsiasi record. Fate un bel respiro, allacciatevi le cinture e tenetevi molto forte. Fin oltre la barriera delle 300 miglia orarie.

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BUGATTI CHIRON SUPER SPORT 300+ (2019). Dopo la parentesi italiana terminata nel 1995, il gruppo Volkswagen acquisisce tutti i diritti del marchio Bugatti. Promette una supercar da 1000 cavalli e 400 km/h che arriva nel 2005 e si chiama Veyron: è l’auto più costosa e veloce del pianeta. A sostituirla, nel 2016, arriva la Chiron, con carrozzeria e telaio in fibra di carbonio, trazione integrale, prodotta in 500 unità. Pare che consumi, alla velocità massima, 100 litri di benzina in circa otto minuti. Perché? Perché il suo W16 da 8.0L quadriturbo ha 1500 cavalli. Lo scorso settembre arriva anche una versione limitata a 29+1 esemplari, alleggerita e potenziata. La Chiron Super Sport 300+ ha 1600 cavalli e, senza limitatore, stando a quanto affermano in Bugatti, può raggiungere una velocità massima superiore ai 483 km/h ovvero 300 miglia orarie. Se siete disposti a sborsare 3,5 milioni di euro per averne una, sappiate che la casa mette a disposizione il proprio team qualora voleste verificare di prima persona le potenzialità del mezzo sulla pista di Ehra-Lessien.

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SSC TUATARA (2020). SSC è l’acronimo di Shelby Super Cars, brand statunitense dedito esclusivamente alla creazione di hypercar e fondato nel 1998 da Jerod Shelby – no, non ha nessun legame con Carroll Shelby. L’ultima nata si chiama Tuatara ed è in produzione negli spazi SSC di West Richland nello stato di Washington. Pesa a secco 1247 kg e monta un V8 da 5,9 litri – che gira fino a 8800 giri al minuto – capace di tirar fuori 1370 cavalli che diventano 1774 se utilizzate carburante E85. Sarà prodotta in 100 esemplari ed SSC dichiara una velocità massima raggiungibile di 483 km/h, cifra che ormai sembra essere il punto di riferimento quando si vuole far marciare un’astronave su strada.

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KOENIGSEGG JESKO ABSOLUT (2020). Christian Von Koenigsegg aveva un sogno, costruire supercar senza senso. Nel 1994 il suo desiderio si è finalmente avverato e ha aperto la Koenigsegg Automotive AB in quel di Ängelholm, in Svezia. Da allora, considerando tutte le varie versioni speciali, sono circa una ventina i modelli usciti da questa fucina di hypercar scandinava. L’ultima nata si chiama Jesko – il nome è quello del padre di Christian – ed è stata presentata lo scorso anno a Ginevra: il suo V8 5.0L biturbo sviluppa tra i 1280 e i 1600 cavalli a seconda del carburante utilizzato. Qualche settimana fa, poi, è stata presentata la Jesko Absolut che, grazie ad alcuni accorgimenti aerodinamici frutto di 8000 ore di lavoro allo scopo di ottimizzare tutti i flussi sopra e sotto la vettura, a detta della casa consentono a questo mostro di raggiungere i 483 km/h.

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Un commento su “I mostri della velocità: uno sguardo al futuro”
  • Alberto Spriano ha scritto:

    Manca Lei.
    L’Australiana, nel nome di Black Jack.
    Brabham BT62 un progetto di 972 kg con un rapporto peso/potenza di 730 cavalli ogni mille chili.
    La potenza scaturisce da un V8 da 5,4 litri aspirato che sprigiona 710 cavalli e 667 Nm di coppia motrice.
    Cambio sequenziale Holinger a 6 velocità ad attivazione pneumatica con palette a volante.
    Le superfici aerodinamiche la schiacciano fino a 1200 kg di carico aerodinamico.
    Come si conviene in pista, i dischi freni sono in carbonio e le pinze hanno 6 spingenti.
    Cos’altro aggiungere?
    Spettacolare in pista, il V8 gira in alto ed è allo stesso tempo poderoso e tuonante come un 7 litri big block.
    Il diffusore, enorme ha anche due estrattori laterali alimentati dai due canali lungo la fiancata, davanti alle ruote posteriori.
    Lo split è enorme con 4 canali, i due centrali canalizzano i flussi attraverso i radiatori e schiacciano il cofano, i due laterali dirigono l’aria ai freni ed alle fiancate per sviluppare l’effetto coanda, entrare nei due canali lungo la fiancata ed arrivare al diffusore.
    Questa è una vera auto da corsa, non una hypercar per ricchi, sarà la protagonista del GTE Am nonostante il BoP l’algoritmo che tra una gara e l’altra introduce penalizzanti correttivi.
    Vedremo se il BoP riuscirà ad avvantaggiare Porsche RSR, Ford GT, Aston Vantage GTE e Ferrari 488 e F8 GTE.
    Appuntamento a Le Mans alla 24 ore del 2022.

    Veloce, molto Veloce.

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