Il fantasma scozzese del turbo

Il fantasma scozzese del turbo

Nella metà degli anni ’70, l’ingegnere scozzese Bob Henderson è considerato un vero e proprio guru della tecnica automobilistica su più fronti. Già noto come pilota di Mini, avvia la sua carriera da imprenditore nel campo dei carburatori, per poi diventare un pioniere nell’utilizzo della sovralimentazione. Proprio su questo tema scrive un trattato che diventerà una sorta di “Bibbia” del turbo. Henderson è convinto che il turbo avrebbe rivoluzionato il mercato automobilistico di massa — previsione che si rivelerà esatta — e in quegli anni inizia a pensare a come applicarlo a una vettura sportiva. Con questa idea in mente, decide di far rivivere il marchio Argyll, una delle prime case automobilistiche della storia, fondata nel 1899 e attiva fino ai primi Anni ’30.

LA RINASCITA. Nel 1976 Henderson rifonda Argyll senza alcun finanziamento pubblico, nonostante il difficile contesto economico segnato dalla Crisi del Petrolio. Costruisce un piccolo team di una decina di persone con cui sviluppa un primo prototipo. Il telaio è costituito da una robusta gabbia di tubi d’acciaio a sezione quadrata e elementi scatolati. Le sospensioni adottano doppi triangoli sovrapposti con geometria regolabile per ottenere un set-up ottimale. La nuova GT è concepita come una coupé 2+2 posti a passo lungo, con carrozzeria in vetroresina e motore in posizione posteriore-centrale. Il prototipo monta un V8 Rover sovralimentato con turbocompressore (in alternativa si era testato anche un motore Saab, poi abbandonato). Il cambio è uno ZF a 5 rapporti e l’intero retrotreno può essere facilmente smontato agendo sui supporti dell’unità motrice, semplificando la manutenzione. Secondo le fonti, la stampa specializzata dell’epoca ebbe modo di provare la vettura e ne lodò la stabilità e l’equilibrio dinamico. Henderson riuscì infatti a ottenere una distribuzione dei pesi molto vicina al perfetto bilanciamento 50/50.

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LA PRESENTAZIONE UFFICIALE. Lo sviluppo della vettura fu rallentato da diversi ostacoli, tra cui una disputa con l’azienda incaricata degli interni e una raccolta ordini deludente. La presentazione ufficiale alla stampa avvenne solo nell’ottobre 1983, nel suggestivo scenario del castello scozzese di Inveraray. Nel frattempo, la Argyll GT (o Turbo GT) aveva raggiunto la configurazione definitiva: 467 cm di lunghezza, 182,6 cm di larghezza, 122 cm di altezza, carreggiate da 157,5 cm e passo di ben 300 cm. Il peso complessivo si attestava attorno ai 1500 kg. La versione di serie rimaneva molto vicina al prototipo del ’76, con l’aggiornamento principale rappresentato dall’introduzione di un V6 turbo Renault, derivato dalla Renault 30.

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TIPICAMENTE ANNI 70. Il design della carrozzeria riflette lo stile degli Anni ’70, ma con una forte personalità: geometrico, affilato e con un’impostazione a cuneo allungato. L’interasse molto lungo contribuisce a mantenere proporzioni equilibrate, in uno stile che ricorda una sorta di “Porsche Panamera ante litteram”. Il frontale è affilato, il parabrezza fortemente inclinato, mentre il posteriore richiama la Lotus Esprit, con lunotto dotato di lamelle orizzontali che evocano la Lamborghini Miura. Per completare la gamma, la brochure ufficiale menziona anche la disponibilità di un generoso V8 Rover da 3,5-4,2 litri.

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PRESTAZIONI SCONOSCIUTE. Durante la presentazione, Henderson parla di una produzione annua di una dozzina di esemplari, a un prezzo compreso tra 25.000 e 30.000 sterline (equivalenti a circa 121.000 euro attuali). Tuttavia, a causa della riservatezza di Henderson, le prestazioni ufficiali della Turbo GT non sono mai state comunicate. Nemmeno un articolo di copertina del 1984 ne fornì dati certi, né tantomeno vennero mai resi noti i numeri di produzione.

MOTORE DA CORSA. Sappiamo invece che, nei sette-otto anni successivi, la Argyll GT non utilizzò mai il V8 Rover. Henderson riuscì però a ottenere una fornitura di motori V6 Buick derivati da unità destinate alle competizioni CART, poi ampiamente rielaborate per l’uso stradale. Secondo un articolo del Sunday Times del 1989, era prevista una versione da esportazione per il mercato americano con una stima di 250 esemplari annui. In realtà, le Argyll GT oggi circolanti sono pochissime, e si trovano tutte nel Regno Unito.

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