Il misticismo e l’esagerazione: Macchi-Castoldi MC72

Il misticismo e l’esagerazione: Macchi-Castoldi MC72

Il misticismo è una condizione in cui si raggiunge la coscienza ultima, uno stato di estasi, un potere di realizzazione finale. Meravigliosi, gli Anni ’20 e ’30 del Motorismo: la capacità di sperimentazione era totale, la tensione verso un risultato definitivo era un viaggio nell’ignoto, straordinario nel suo fascino infinito. Era piacere indefinito poiché scoprivi continuamente che ogni traguardo ne aveva un altro più lontano. E raggiungerlo diventava un imperativo. Meravigliosa anche l’epoca moderna: qualche tempo fa la sperimentazione ha riacceso una fiamma che sembrava spenta, diventando presto un fuoco impetuoso. E infine oggi, mentre siamo soggiogati da continui “messaggi di pericolo” (clima impazzito, risorse sempre più scarse…) nuove sperimentazioni sembrano… il “diavolo”. Ma attenzione: è pericoloso poiché potrebbe piacerti. La prima protagonista della nostra rassegna non è un’auto bensì una Formula 1 dei cieli, il Macchi-Castoldi MC72.

TRA LE NUVOLE A TUTTO GAS. Nel 1911, al fine di promuove e incoraggiare il settore dell’aviazione civile, viene lanciata la Coupe d’Aviation Maritime Jacques Schneider, una competizione aerea in un ideale “circuito” triangolare di circa 300 chilometri (poi allargato). L’ideatore Jacques Schneider, appassionato di aerei e mongolfiere, dà un forte impulso alle gare per aeromobili e porta il mito della velocità tra le nuvole. Gli idrocorsa protagonisti di nuove, epiche, prestazioni sportive vivono un rapido sviluppo grazie al fermento tecnologico: si passa dai 73 km/h di velocità media della prima edizione (1913), agli oltre 234 del 1921. La crescita dei record fa da volano e dopo la fine della Grande Guerra la Coppa Schneider diventa un appuntamento di importanza sempre maggiore, una vera “Formula 1 dei cieli” a cui partecipano prototipi costruiti espressamente; sono veicoli allestiti al solo scopo di scatenare cavalli e volare a velocità impressionanti senza alcun interesse verso affidabilità e sicurezza. Sono affascinanti, sinuosi, piccoli, aerodinamici, finanche eleganti. L’Italia prende la formula molto seriamente grazie alla visibilità che offre al regime fascista: vince l’edizione del ‘26 a 396,69 km/h di media ma nel ’27 è sconfitta dall’Inghilterra, l’avversario principale. Nel ’28 è fondato il Reparto Alta Velocità a Desenzano, una divisione della Regia Aeronautica (tra i fautori lo stesso Italo Balbo) creata su misura per l’obbiettivo. Ma contro gli inglesi (che vincono anche nel ’29) è battaglia persa, serve qualcosa di eccezionale. E questo avviene nel 1931 allorché parte il progetto del Macchi-Castoldi MC72, una colossale palla di cannone dell’aria. Nel frattempo, però, l’interesse verso la corsa entra in fase calante, al punto che l’Inghilterra ritira l’impegno ufficiale e solo con la sponsorizzazione di un privato, Lady Lucy Houston, la macchina organizzativa non si blocca.

Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_1

24 CILINDRI TURBO. Per la costruzione del motore la Macchi stipula un contratto con la Fiat. È richiesta una potenza di 2300 cavalli, incrementabile a 2800 per brevi tratti, peso inferiore a 840 kg e consumo massimo di 250 g/cv/h e sovralimentazione con turbo. Il progettista, l’ingegner Tranquillo Zerbi, decide l’unione di due unità dodici cilindri A.S.5 da mille cavalli. Il risultato è il motore A.S.6, il più grande propulsore a pistoni mai prodotto in Italia: si tratta di una gigantesca unità con ventiquattro cilindri ottenuta dall’unione di due corpi indipendenti (avviati separatamente) con una cilindrata totale di oltre 50000 cc, distribuzione bialbero, 4 valvole per cilindro, sovralimentazione con turbo, eliche controrotanti e potenza di 3100 cavalli. L’evento, di comune accordo tra le nazioni partecipanti, viene posticipato così l’MC72 gode di maggior tempo per portare a termine lo sviluppo. Finalmente, il 10 aprile 1933 il Maresciallo Francesco Agello si leva in volo con l’MC72 ma, nel frattempo, l’atmosfera è cambiata e simili celebrazioni della meccanica aeronautica sono diventate complesse: con la vittoria di Hitler alle elezioni nazionali la Coppa Schneider finisce ma il progresso del velivolo continua con risultati formidabili. Nel ’33 vince la Coppa Bleriot e nel ’34 conquista il record di velocità a 709,222 km/h, ancora oggi la più elevata mai raggiunta da un idrovolante con motore a pistoni. L’MC72 è oggi conservato al Museo dell’Aeronautica di Vigna di Valle mentre questo straordinario motore, dopo un restauro totale, è stato messo in moto la scorsa fine di ottobre.

  • Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_1
  • Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_2
  • Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_3
  • Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_4
  • Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_5
  • Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_6
  • Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_7
  • Macchi_Castoldi_MC72_fiat_as6_veloce_8
CONDIVIDI SU
2 commenti su “Il misticismo e l’esagerazione: Macchi-Castoldi MC72”
  • macdilobmwer ha scritto:

    Una vera “Formula 1” dell’aria: bello nella sua linea slanciata e filante, come un purosangue, nato dalla matita di Mario Castoldi. Fece il suo record pilotato da Francesco Agello, ma purtroppo non ebbe seguito nella produzione di velivoli né civili né militari… un capolavoro all’italiana come un’opera d’arte di uno dei grandi artisti rinascimentali. Bellissimo da ammirare a Vigna di Valle (MUSAM= Museo dell’Aeronautica Militare)insieme ad altre macchine volanti che hanno fatto la storia del volo in Italia .

  • Alberto Spriano ha scritto:

    Va ricordato anche Il Piaggio P.C.7, l’idrovolante da corsa che non fu, della Società Rinaldo Piaggio per partecipare alla Coppa Schneider del 1929. L’aereo era stato progettato da Giovanni Pegna, un ingegnere aeronautico italiano.

    Il P.C.7 era un monoplano biposto con una configurazione ad ala alta. Il velivolo era realizzato interamente in metallo, un materiale relativamente innovativo per l’epoca. Era equipaggiato con un motore radiale Piaggio Stella IX da 9 cilindri, che sviluppava una potenza di 2.000 cavalli.

    Il P.C.7 aveva un design futuristico, con un muso lungo e affusolato. Il velivolo era dotato di un sistema di propulsione innovativo, che prevedeva l’utilizzo di due eliche, una principale e una marina. L’elica principale era montata sul muso dell’aereo e veniva utilizzata per la propulsione in volo. L’elica marina era invece montata sul carrello di atterraggio e veniva utilizzata per il decollo e l’atterraggio.

    Il P.C.7 non partecipò mai alla Coppa Schneider del 1929, in quanto il suo sviluppo fu interrotto a causa di problemi tecnici. Tuttavia, il Piaggio Pegna è considerato uno dei progetti più innovativi e audaci della sua epoca.

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO