Il sultano del Brunei non resiste al fascino Jaguar

Il sultano del Brunei non resiste al fascino Jaguar

Dopo il pieno di McLaren F1 di due settimane fa e l’overdose di Ferrari della scorsa, la saga del garage del sultano del Brunei continua con un marchio rappresentato in numero decisamente minore, se così si può dire: di Jaguar – alcune appartenenti addirittura al mondo terreno (vedi delle sobrie e raffinate XK8), altre non certo riservate ai comuni mortali, come le fenomenali XJR-15 e le brutali XJ220 – se ne contano “solo” a decine.   

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PARTIAMO PIANO… È comoda, bella, e condivide il pianale con l’ancor più esclusiva Aston Martin DB7. Da nuova, la Jaguar XK8 rappresentava un sogno impossibile; per il sultano, probabilmente, è l’equivalente di un cart da usare per spostarsi da una buca all’altra del suo campo da golf personale. Nelle foto non c’è traccia di alcuna XKR (la versione “con gli artigli”, con il V8 sovralimentato da 364 CV), ma solo coupé e cabrio da 284 CV. Ci sono almeno nove XK8, due bordeaux, due nere, una argento, una grigio scuro, una verdone, una blu e una acquamarina, magari una per ogni membro della servitù che si occupava di seguire quell’ala del garage.

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ACCOPPIATA MISTICA. Una delle più rare supercar mai prodotte, nonché una delle Jaguar più estreme e bramate. La XJR-15 venne costruita nel 1990 dalla Jaguar Sport e dalla Tom Walkinshaw Racing per essere una sorta di Gruppo C omologata per l’uso su strade pubbliche, con un 6.0 V12 aspirato da 450 cavalli, un cambio manuale a sei marce, sospensioni push-rod della Bilstein e freni della AP Racing. Una delle peculiarità più importanti della XJR-15 era il suo guscio: questa “gattona” da corsa fu la prima vettura stradale al mondo ad avere telaio e carrozzeria in fibra di carbonio e kevlar, per un peso a vuoto inferiore a quello di una Alpine A110. Questo “gioiello” inglese è stato costruito in soli 50 esemplari e il sultano ne ha due, una gialla (circondata da Diablo e Countach) e una blu, parcheggiata accanto a una McLaren F1 LM (il cui designer si occupò anche della XJR-15) e una Porsche 959.

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ANIMO TURBATO. Doveva nascere con un maestoso 6.2 V12 aspirato da 500 cavalli e la trazione integrale, ma per contenere i costi la casa “ripiegò” su un più compatto V6 turbo e sulla sola trazione posteriore. Un peccato? Beh, no di certo, perché la Jaguar XJ220 è entrata ugualmente nella storia del marchio, sia per la linea mozzafiato sia per le impressionanti prestazioni.  Il 3.5 derivava da quello della Metro 6R4 che correva nei rally del Gruppo B; preparato dalla TWR e sovralimentato mediante due turbine Garrett T3, forniva 550 CV. La velocità massima era di 354 km/h: “belve” come la Ferrari F40, la Porsche 959 e la Bugatti EB110, giusto per capirci, in allungo non la vedevano neanche. Il sultano del Brunei ne ha… beh troppe. Dalle foto non si riesce a capire il numero esatto, ma s’intravedono circa dieci di XJ220, prevalentemente nere e argento, oltre a due esemplari bordeaux e acquamarina. Tuttavia, non scorgiamo nemmeno una XJ220 S, l’ancora più rara versione con 680 cavalli e più leggera di un centinaio di chili. Una gravissima mancanza che certamente terrà sveglio di notte il sultano… 

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