Jaguar XJR-15: la prima con “l’anima” di carbonio

Jaguar XJR-15: la prima con “l’anima” di carbonio

La storia della Jaguar alla 24 Ore di Le Mans mostra un “buco” sostanziale lungo oltre trent’anni che va dal 1957 (dopo l’ultima vittoria della D-Type) al 1988, quando la XJR-9 ufficiale si impose di nuovo sul circuito della Sarthe. All’epoca la Jaguar si era alleata da qualche anno con il Tom Walkinshaw Racing (TWR) per partecipare con successo al Campionato Europeo Turismo, una partnership formalizzata nel 1986 sotto forma di JaguarSport. Dopo la vittoria a Le Mans 1988 arriverà quella nell’altra 24 Ore di respiro mondiale, a Daytona nel 1990. A questo punto Walkinshaw vide nella XJR-9 il potenziale non solo per vincere le gare, ma anche per fungere da base per una nuova supercar stradale ultra-esclusiva e dalle prestazioni elevatissime. Così nel novembre 1990, JaguarSport annunciò al mondo l’introduzione della XJR-15, una serie limitata di 50 esemplari costruiti ispirandosi alla relazione tra le D-Type da corsa e le XK-SS stradali degli Anni ’50.

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HA MOLTO IN COMUNE CON LA CAMPIONESSA. La direzione di sviluppo di una “auto da corsa per la strada” da parte della Jaguar era chiara, in quanto la XJR-15 avrebbe utilizzato gran parte della stessa tecnologia e della stessa filosofia di progettazione della sua progenitrice, la XJR-9. Utilizzando una versione esasperata del motore V12 da 6 litri e 450 CV che aveva portato la Jaguar alla vittoria nel WSC, la leggera XJR-15 possedeva un rapporto potenza/peso da competizione che superava tutte le supercar che l’avevano preceduta. L’enorme potenza frenante veniva, invece, fornita da un set di pinze AP Racing a quattro pistoncini, accoppiate a freni a disco alloggiati in cerchi OZ in lega leggera con bloccaggio centrale. Tuttavia, le somiglianze con la XJR-9 non finiscono qui. Prima vettura stradale al mondo a utilizzare la fibra di carbonio per la costruzione della carrozzeria e della vasca dell’abitacolo, le basi da competizione della XJR-15 erano tanto logiche quanto rivoluzionarie. Basti pensare all’utilizzo del motore a dodici cilindri come componente portante del telaio a tutto vantaggio della rigidità strutturale e, sopratutto, della leggerezza.

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DISEGNATA DA PETER STEVENS, COME LA MCLAREN F1. La carrozzeria, progettata da Peter Stevens, è stata realizzata con un esclusivo composito di fibra di carbonio e kevlar, precedendo di due anni la vettura stradale interamente in carbonio della McLaren. Inoltre, la slanciata XJR-15 era persino un po’ più leggera della hypercar di Gaydon, con un peso dichiarato in fabbrica di 1.050 chili, quasi 90 in meno rispetto alla McLaren F1. Approfondendo l’affascinante relazione tra queste due supercar inglesi, esse condividono anche l’architettura del motore V12 ad aspirazione naturale montato posteriormente e il pedigree da vincitrice di Le Mans. Per la XJR-15, questo pedigree è testimoniato dalla sua diretta discendenza dai prototipi sportivi XJR-9 e XJR-12. Per la McLaren F1, lo stesso si può dire della sua variante GTR vincitrice di Le Mans, con il telaio 01R che si aggiudicò la vittoria nel 1995.

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UNA VINCITRICE DA UN MILIONE DI DOLLARI. L’eccezionalità della XJR-15 ha portato l’auto a un’accoglienza entusiastica da parte della critica, con articoli su Motor Trend e World Sports Cars che hanno elogiato i riflessi e la tenuta di strada dell’auto, la potenza del V12 accompagnata da una sonorità unica, l’assetto azzeccato e la raffinata dinamica di guida.
Tuttavia, questo pacchetto di prestazioni incredibilmente unico aveva un prezzo di quasi un milione di dollari quando era nuova. In una produzione che durò fino al 1992, JaguarSport costruì 53 esemplari della XJR-15. Ventisette di questi uscirono dalla fabbrica con specifiche “stradali”, mentre gli altri seguirono direttamente la linea delle precedenti XJR da corsa e furono costruiti appositamente per la pista. Molte di queste vetture parteciparono al Jaguar Intercontinental Challenge, che prevedeva tre gare in concomitanza con il Gran Premi di Formula 1 (a Monaco, Silverstone e Spa-Francorchamps) nel 1991. In palio c’era un premio di 1 milione di dollari, per cui gran parte della griglia di partenza era composta da piloti professionisti ingaggiati dai proprietari delle XJR-15, tra cui i famosi piloti Derek Warwick, David Brabham, Juan Manuel Fangio II e Tiff Needell. (Foto: RM Sotheby’s)

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