La crisi petrolifera e un coniglio di nome Golf

La crisi petrolifera e un coniglio di nome Golf

Cinquant’anni fa il mondo aveva già conosciuto un lockdown. Ma non per colpa della pandemia. Ma di una crisi, quella petrolifera. Siamo nel 1973, guerre mediorientali e politiche dispettose fanno schizzare alle stelle i prezzi del petrolio. In Italia, durante la settimana si gira a targhe alterne mentre nei weekend appiedati, tra bici e pedoni, si vedono (ri)spuntare carrozzelle e cavalli. Dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti, la mecca motoristica per eccellenza, le macchine erano ancora lunghe sei metri (con interassi abbondantemente sopra i tre). E bloccare un paese che del suo essere on the road aveva fatto una missione non era neanche lontanamente pensabile, e così, mentre in Europa la parola d’ordine diventa austerità, qui è ‘downsizing‘: ridurre ridurre ridurre.

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QUI, MACCHINE AL METRO. I frutti di questo taglio di carrozzerie non sono passati alla storia (a parte la Gremlin, diretta discendente del prototipo super sexy AMC AMX-GT). Bruttine, se non addirittura anonime, erano macchine povere, non solo nel look. Due nomi per tutte: Ford Pinto e Chevrolet Vega. Del resto, il modello automobilistico a stelle e strisce ha sempre creduto che la praticità si misurasse in metri e la comodità in portabicchieri. È in questo scenario che nel ’74 sbarca una bella tedeschina. La berlinetta che da noi faceva gola a molti, dall’altra parte del mondo sembra un esserino fragile e timoroso. Come un coniglio. Ecco a voi la Volkswagen Rabbit (il nome dell’animale la accompagnerà per un decennio). La Golf americana debutta col 1500 cc da 70 cv, mentre per la GTI bisogna aspettare il 1983. Tu pensa che finora, solo negli Stati Uniti, ne hanno vendute 2,5 milioni. Una diesel l’ha comprata pure mio cugino che sta a Washington. E che per fare il pieno deve andare nella zona industriale dove c’è il distributore per i camion.

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MA I TEMPI CAMBIANO. Sempre presente nella classifica delle dieci migliori auto dell’anno della rivista Car and Driver’s (almeno da 15 anni in qua), nel 2015 la Golf Mk7 è stata pure eletta reginetta. Bene, ma la domanda è perché ti racconto tutte queste storie qui, compresa la cosa di mio cugino? Perché anche questo è un bell’esempio di come le crisi possano essere viste come opportunità. Ma soprattutto per dire che i bravi giocatori sanno sempre quando è il momento di rischiare e quando, invece, bisogna alzarsi dal tavolo. Come hanno fatto in Volkswagen, decidendo che a fine mese verrà terminata la produzione della Golf americana (nello stabilimento di Puebla, in Messico). I tempi cambiano e le parole d’ordine si aggiornano, oggi non il ‘downsizing’ non fa vendere macchine come il ‘go electric‘. Se vuoi essere cool nell’America di Biden, non giri più dentro a una scatola per sardine, ma in una comoda e spaziosa berlina. Come fa mio cugino, che si è preso la Tesla.

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