La Ferrari a Le Mans: i successi del Cavallino pt.2

La Ferrari a Le Mans: i successi del Cavallino pt.2

Negli anni più recenti, tifare il Cavallino al di fuori della Formula 1 ha significato quasi unicamente seguire le competizioni GT; ma non è sempre stato così. Nella storia della Ferrari, le gare di durata e, più in particolare la 24 Ore di Le Mans, hanno avuto grandissima importanza: l’azienda di Maranello ha lottato per moltissimi anni per la vittoria assoluta e tra il 1949 e il 1965 ha raggiunto l’obiettivo ben nove volte con, tra gli altri, una straordinaria serie di cinque successi consecutivi dal 1960 al 1965. In attesa di vedere la hypercar che nel 2023 riporterà il rosso Ferrari in prima categoria, è bene fare un breve ripasso (in tre episodi) di tutti i successi francesi del Cavallino.

Ferrari 250 TR

Le Mans 1960, Ferrari 250 (Foto: Archivio Ferrari)

1960, STRATEGIA E FORTUNA. La 24 Ore di Le Mans del 1960 si disputa solo una settimana dopo il tragico GP del Belgio di F1 dove due piloti perdono la vita e altri due ne escono gravemente feriti tra cui Stirling Moss. Di fronte alla prospettiva di conquistare il Mondiale, la Casa di Maranello porta sulla Sarthe ben tredici auto tra ufficiali e private. Gli avversari sono soprattutto Maserati, con la Tipo 60 ‘Birdcage‘ a coda lunga e parabrezza iper aerodinamico, e le inglesi. Alla partenza Jim Clark è in pole position. Masten Gregory non riesce a essere fulmineo, ma si rende protagonista di una rimonta formidabile, supera venti auto e passa sotto il traguardo del primo giro in prima posizione. Alla terza ora inizia la pioggia e con lei arrivano gli incidenti. La 250 TR 59/60 di Gendebien e Paul Frère prende la testa e dalla seconda alla sesta posizioni ci sono solo Rosse. Il francese e il belga, grazie a strategia e fortuna, riforniscono nei tempi giusti e iniziano ad acquisire un vantaggio che non perdono più per il resto della corsa. All’ora di cena i due piloti Ferrari hanno già un giro di vantaggio. Ma nella notte l’Aston Martin riesce a riguadagnare un ottimo secondo posto giocando sulla maneggevolezza. Non ci sono comunque eventi che impensieriscono la 250 al comando. Nella prima mattina il vantaggio accumulato raggiunge cinque giri mentre il sole è tornato a riscaldare l’atmosfera. Seconda è un’altra Ferrari e terza una barchetta Porsche. Nell’ultima parte di gara Gendebien e Frère si stabilizzano ad amministrare un vantaggio di quattro giri a 170 orari di media. Dietro li insegue la Testa Rossa 59 della NART. La coppia belga vince davanti alla seconda Ferrari mentre al terzo posto conclude l’Aston Martin DBR1 di Salvadori e Clark; quarta, quinta sesta e settima si posizionano le Ferrari GT. Tra queste la 250 SWB di Fernand Tavano e Pierre Dumay, vincitori della categoria

Le Mans 1961 (Foto: Archivio Ferrari)

Le Mans 1961 (Foto: Archivio Ferrari)

1961, ESERCITO DI ROSSE. L’edizione ’61 marca la presenza di undici Ferrari tra Sport e GT. In questo squadrone Enzo Ferrari inserisce quattro esemplari ufficiali all’ultimo grido. Si tratta di due 250 Testa Rossa (una per Olivier Gendebien e Phil Hill) e una nuova 246 SP con motore posteriore-centrale. Lo stesso V6 Dino 2.4 che aveva regalato la vittoria alla Targa Florio nell’aprile precedente. L’ultima Ferrari ufficiale presente è un prototipo su base 250 SWB. È ‘punzonata’ 2643GT, carrozzata Pininfarina e monta un motore Testa Rossa (oggi è universalmente riconosciuta come il prototipo della 250 GTO). La pioggia bagna l’asfalto nella mattina della partenza ma al via il manto è tornato asciutto. La 250 TRI di Hill, la 246 SP di Ginther, la Maserati Tipo 63 della Cunningham e una Ferrari della NART prendono già il largo. Alle 6 di sera ricomincia a piovere e arrivano gli incidenti. Alle 8 ci sono quattro Ferrari nei primi posti con Phil Hill in terza piazza. Questi si scambia con regolarità con Gendebien ed entrambi entrano con ritmo regolare nella notte di Le Mans. Alle 10:30 della sera vanno in testa ma durante la notte si alternano al comando con la macchina dei fratelli Rodriguez. Questi sono costretti a rientrare ai box nella prima mattina, perdono mezz’ora e rientrano con quattro giri di ritardo sulla seconda macchina. La loro corsa si conclude alle due del pomeriggio per problemi di motore. Alle 4 Hill e Gendebien, già vincitori del ’58, tagliano vittoriosi il traguardo.

Le Mans 1962, Ferrari 330 TRI

Le Mans 1962, Ferrari 330 TRI (Foto: Archivio Ferrari)

1962, la 330 TRI DI FORGHIERI. La stagione del Mondiale Sport è orientata a privilegiare le auto GT. Il calendario è esteso a quindici gare: corse brevi, salite e competizioni di durata. A favore di queste ultime, che da sempre riscuotono molto successo, viene creata una formula a parte: i quattro maggiori appuntamenti dell’anno (Sebring, Targa Florio, Nürburgring e Le Mans) vengono così riuniti nel Challenge Mondial de Vitesse et Endurance. All’edizione ’62 Maranello è presente con diciotto macchine (l’Abarth, seconda, con nove). Il modello di punta è la 330 TRI/LM, iniziata da Carlo Chiti e conclusa da Mauro Forghieri dopo l’uscita di molti manager Ferrari di massa del novembre ’61. Ha un motore quattro litri, il nuovo limite regolamentare consentito. Lo stesso motore è installato in una 250 GTO presente alle danze. La macchina è affidata a Hill e Gendebien, due super-esperti della corsa. A seguire i concorrenti: la nuova Maserati 151, l’Aston Martin Dp212 erede della DB4, la Jaguar E-Type fresca di omologazione in GT. All’avvio di gara Phil Hill è primo seguito dai fratelli Rodriguez. L’americano gestisce il primo posto con il collega mentre è inseguito da tre Maserati 151 (due del team Cunningham, una della Maserati France). Tutte e tre sono costrette al ritiro durante la notte. Dopo aver assistito al ritiro dei Rodriguez e aver evitato un incidente, Hill e Gendebien si avviano tranquillamente alla vittoria; dietro di loro due 250 GTO e due Jaguar E-Type. (Immagine di copertina: Archivio Ferrari)

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