Lancia Lambda, la sportiva che non t’aspetti

Lancia Lambda, la sportiva che non t’aspetti

Forse non molti lo sanno, ma il filo invisibile che tiene unite le Lancia che hanno vinto tutto nei rally, dalla Fulvia alla ‘Deltona’, fa capo a una centenaria torpedo che non è certo stata resa immortale dai successi ottenuti sui campi di gara. Nell’arco del suo ciclo vitale, industrialmente esauritosi con la produzione di 13mila esemplari tra il 1923 e il 1931, ma prolungato senza una data di scadenza dai tanti collezionisti e appassionati che ancora oggi tengono accesa la fiamma del mito, la Lancia Lambda non ha fatto man bassa di vittorie nelle competizioni. Eppure, in quel concentrato di innovazioni unico che ne fa una pietra miliare nella storia dell’automobile si annidano numerosi elementi riconducibili al Dna di una macchina sportiva. A patto di masticare un po’ di tecnica dell’automobile, per rendersene conto basta sfogliare la scheda tecnica. Meglio farlo, però, con l’aiuto di chi, di macchine da corsa, ha fatto da sempre il proprio pane quotidiano. 

Lancia-Lambda-telaio

PAROLA ALL’ESPERTO. Chi quindi meglio di Sergio Limone, storico progettista dell’Abarth e guru dei telai che tanto ha contribuito ai successi della Fiat e della Lancia nei rally a cavallo tra gli Anni ’70 e ’90, potrebbe analizzare la Lambda ai raggi X e svelarne le soluzioni tecniche più raffinate? “Da ingegnere, nutro una profonda ammirazione nei confronti di quest’auto – rivela Limone nel corso del convegno d’approfondimento sulla Lancia Lambda organizzato dal Museo Nazionale dell’Automobile di Torino lo scorso sabato in occasione del grande raduno andato in scena all’ombra della Mole per festeggiare i primi cent’anni del modello (qui per saperne di più) -. All’epoca la Lambda rappresentò una sintesi di novità senza precedenti: scocca portante, sospensioni anteriori a ruote indipendenti, motore a V stretto, freni su tutt’e quattro le ruote”. Elementi che – sottolinea Limone – illustrano molto bene il concetto di ‘innovazione intelligente’ alla base del codice genetico di molte Lancia che hanno lasciato un segno indelebile nell’automobilismo sportivo. 

motore-lancia-lambda

DNA VINCENTE. Non è, come potrebbe sembrare, osservando vecchie fotografie in bianco e nero in cui le Lambda si districano egregiamente tra curve dissestate e tornanti pieni di sassi, solo puro romanticismo: le prove che le origini delle Lancia da competizione più vincenti risalgono a un secolo fa sono scientifiche. È innanzitutto una questione di fisica: “Il layout con struttura portante – spiega Limone – consentì ai progettisti di abbassare il baricentro della vettura e creare una carrozzeria più bassa, con una sezione frontale molto stretta, riducendo notevolmente la resistenza aerodinamica e aumentando quindi la velocità massima”. In realtà le Lambda, inizialmente spinte da un V4 da 2,1 litri di cilindrata, non erano poi così veloci: raggiungevano al massimo i 115 km/h ed è per questo, racconta Limone, che “alcuni carrozzieri, come Mario Casaro di Torino, cominciarono a realizzare modelli Spider a passo corto per fare la Mille Miglia, mentre ci fu un preparatore che cambiò la testata per aumentare le prestazioni del motore”. 

7-lancia-lambda

DALLA MILLE MIGLIA… Proprio alla Mille Miglia sono legati i risultati più brillanti della tanto lunga quanto poco nota carriera agonistica della Lambda, che nelle mani di qualche esperto pilota rimasto fedele alle sue grandi doti di maneggevolezza e tenuta di strada calcò i campi di gara fino all’alba degli Anni ’50. Il 27 marzo 1927, due minuti dopo le sei del mattino, sulla linea del traguardo di Viale Venezia, a Brescia, prima e seconda di classe e quarta e quinta nella classifica assoluta sfrecciarono le Lambda degli equipaggi Strazza/Varallo e Pugno/Bergia. L’anno seguente, che vide la casa torinese al via con tre Spider Casaro, solo la sfortuna impedì di lottare per la vittoria finale alla Lambda di Gismondi/Valsania, costretta al ritiro da un guasto a poco più di 300 chilometri dall’arrivo, quand’era in seconda posizione e non lontana dall’Alfa Romeo di Campari. Il bilancio fu comunque positivo, con l’equipaggio Strazza/Varallo autore di un brillante terzo posto e della vittoria di classe, replicata nel 1929.

Lancia-Aprilia

… ALL’OLIMPO DEI RALLY. Ma non c’è solo la Mille Miglia, nella storia sportiva della Lambda, che nelle gare in salita e in quelle di durata si è distinta anche all’altro capo del mondo. A volte, persino tingendosi di rosa, in un’epoca in cui le donne che si mettevano alla guida di un’automobile, specialmente se da corsa, si contavano sulle dita di una mano. E infatti rimane scolpita nella storia l’impresa compiuta dalle australiane Jean Robertson e Kathleen Howell, che nell’ottobre del 1927, al volante della loro Lambda torpedo, impiegarono 58 ore per percorrere gli oltre 2800 chilometri che separano Perth da Adelaide, frantumando il record precedente. Molto, quindi, alla Lambda e all’intelligenza delle sue innovazioni devono le grandi Lancia che sono venute dopo e, con rara naturalezza ed efficacia, hanno saputo colmare la distanza che sempre separa le automobili da turismo e da competizione. L’Aprilia, l’Aurelia, le sport prototipo, la D50 di Formula 1, arrivando ai modelli che, dominando nei rally, hanno fatto grande l’Italia dei motori nel mondo: la Fulvia, la Stratos, la 037 e, naturalmente, tutte le Delta, dalla mostruosa S4 alle 4WD e Integrale campioni del mondo, che dal 1988 al 1992 hanno regalato alla Lancia sei titoli mondiali costruttori consecutivi. Successi senza tempo le cui radici affondano in un passato glorioso. E dal quale non si dovrebbe mai smettere di imparare.

lancia_delta_s4_gruppo_b

  • Lancia-Lambda-1000-Miglia-1927
  • Lancia-Lambda-telaio
  • Lancia-Lambda-cover
  • Lancia-Aprilia
  • lancia_aurelia_B20
  • lancia_d24_spider_sport
  • lancia_d50
  • lancia_fulvia_coupe_1600_hf_corsa
  • lancia_stratos_gruppo_4
  • lancia_rally_037_gruppo_b
  • lancia_delta_hf_4wd_gruppo_a
  • lancia_delta_s4_gruppo_b
CONDIVIDI SU

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO