Le Fiat più cool della storia/2

Le Fiat più cool della storia/2

Ritmo 60? Uno 55? Bravo 1.4? Duna 55? Con intelligenza e oggi in tanti le ammirano. Ma ora facciamo le persone coerenti e andiamo ‘di pancia’: chi comprerebbe a un’asta RM Sotheby’s una Ritmo S85 anche se in versione Gold? E chi parteciperebbe alla Mille Miglia con una Brava 80? È chiaro: Nessuno! Oltre la loro funzione utilitaristica difficile avvertire una qualche forma di desiderio. Eppure le Fiat sono nate con l’automobile e viceversa. Il marchio torinese ha costruito di tutto spaziando dalle piccole per la città alle monoposto da grand prix, alle Gran Turismo da corsa, alle grandi berline da cumenda. Ecco, perciò, le FIAT ‘velocissime’, quelle che almeno una volta nella vita ogni appassionato ha sognato di mettersi dietro al volante.

Fiat 8V 1

FIAT 8V 1952. La situazione dell’industria dell’Auto dopo la guerra è problematica: scarsità di materie prime, bassa qualità, pochi ordini. Volendosi rivolgere al grande pubblico e, soprattutto, nell’ottica di andare a mettere i bastoni tra le ruote ai marchi americani, la Fiat inizia la progettazione di un motore otto cilindri per creare una compatta berlina da famiglia. Il progetto ‘104’ gestito da Dante Giacosa vuole andare nella direzione tracciata dalla 518 Ardita degli Anni ’30. Non è, però, il periodo ideale per una simile scommessa, né appare intelligente dirottare il progetto sul mercato domestico, avvezzo ad auto di piccole dimensioni e cilindrata. L’impianto teorico di base, quindi, resta ma l’obbiettivo cambia: la costruzione di una Gran Turismo con un caparbio V8 di potenza e sostanza. Oltre a riciclare il propulsore questo modello serve anche a rilanciare il brand con una decisa immagine sportiva. La Fiat a otto cilindri rinasce così come Progetto 106, varato nel 1950, e che ha il suo fulcro in un plurifrazionato di 1996 cc con valvole in testa (V aperta a 70 gradi) e 105 cavalli. La collocazione è naturalmente anteriore in un telaio del tipo tubolare con sospensioni indipendenti sulle quattro ruote (novità assoluta per il Lingotto). Lo stile viene affidato a Luigi Fabio Rapi che crea una forma sinuosa e fascinosa, sviluppata in collaborazione con il Politecnico di Torino. Ha il suo particolare più interessante nella disposizione dei fari anteriori. E se utilizza gli spats sui parafanghi posteriori assume una silhouette ancora più aerodinamica. Costruita in vetroresina, la pelle esterna della macchina pesa solo 70 kg. La Fiat 8V con carrozzeria FIAT viene presentata al Salone di Torino del ’52 e presto comincia per lei una fulgida carriera sportiva e produttiva grazie ai numerosi carrozzieri (soprattutto Zagato) che ne decretano il successo. (Qui per saperne di più)

art-mg-fiat turbina2

FIAT TURBINA 1954. La tecnologia supersonica nasce alla fine della Seconda Guerra Mondiale e cresce rapidamente. In Europa la Fiat è la prima a cimentarsi con questa tecnologia in campo automobilistico. Inizia gli studi nel ’48 in gran segreto e, nella tarda prima vera del ’51, il sistema moto-propulsore è pronto per i test: si chiama 8001 e prevede motore e trasmissione integrati in una sola infrastruttura. In autunno iniziano i test dei singoli componenti e nel gennaio del ’53 il primo prototipo è pronto. Tutto è fatto in casa: un compressore centrifugo a due stadi, turbina assiale a due stadi che alimenta il compressore e turbina mono-stadio con riduttore che aziona le ruote posteriori. Il sistema utilizza una candela solo per l’accensione iniziale. Allo starter avviene una sequenza di 15 secondi. A 5000 giri inizia l’iniezione dopodiché, a 10000 giri, la procedura è completa e il motore si auto-alimenta. La potenza massima è di 300 cv a 22000 giri. Non ci sono frizione e cambio: solo acceleratore e freno. All’epoca la concorrenza che lavora a questo sistema è piuttosto numerosa (Chrysler, Rover e General Motors) il che dà ampia credibilità al progetto Fiat. Con il gruppo motore-trasmissione molto avanti può iniziare la costruzione di telaio e carrozzeria. Si decide per un coupé a motore centrale posteriore. Viene progettato un telaio tubolare simile a quello dell’8V, con passo di 240 cm. Le sospensioni sono a doppi triangoli con ammortizzatori idraulici e barre antirollio. Su ogni lato c’è un serbatoio con tredici galloni di kerosene, freni a tamburo e cerchi da 16″ a raggi. Il telaio viene completato nel febbraio ’54 dopodiché si passa al design. Luigi Fabio Rapi (già collaboratore della Zagato) crea una carrozzeria con presa d’aria centrale per il radiatore dell’olio e la turbina e due grandi pinne stabilizzatrici posteriori. Il cx è di appena 0,10. In assetto di marcia il peso è di 1270 kg. Il 21 aprile 1954, giornata inaugurale del Salone di Torino, la Fiat Turbina viene presentata al pubblico e il giorno seguente viene eseguito un primo test all’Aeroporto di Caselle. Il veicolo promette bene, è stabile e sicuro. Il progetto continua per altri due anni circa prima di essere cancellato: i consumi troppo elevati e i problemi di surriscaldamento ne decretano la fine. È ancora troppo presto per un jet stradale a quattro ruote.

Fiat 500 Gamine Vignale

FIAT 500 GAMINE VIGNALE 1967. Nel 1936 nasce la 500 A Topolino. Il termine ‘utilitaria’ è un concetto ancora molto relativo in un’Italia segnata dal fascismo e con grandi differenze di reddito e ceto sociale. La guerra affossa tutto ma nella primavera del ’45 la vita riprende. Al Salone di Ginevra del ’55 la nuova Fiat 600 mette, finalmente, l’Italia in automobile. L’1 luglio ’57 ecco la vettura che le si affianca e chiude il cerchio: la Nuova ‘500. Nel ’67, in pieno miracolo economico la 500 entra in una dimensione ludica multi sfaccettata: a un lato sta la velenosa Abarth, all’altro entra in scena la ‘quasi’ spiaggetta Gamine, la 500 da guidare in infradito. La Fiat 500 Spider esalta la spensieratezza, è un Cinquino per la spiaggia o per le vasche serali, di un kitsch folle ed è ricca di richiami retrò: il finto radiatore anteriore, i fari posizionati sui parafanghi, le mini porticine per l’accesso in abitacolo. La meccanica è quella della 500 F con il bicilindrico raffreddato ad aria conn cambio a quattro marce per 20 cv di potenza e 105 orari di velocità massima. Per rendere il prodotto ancora più accattivante Fiat propone alcuni accessori giocoforza irrinunciabili: volante sportivo a tre razze, portapacchi, retrovisore esterno e, dal ’68, anche l’hardtop (che si abbina alla capote, pure lei optional.). Fino al ’71 ne vengono prodotte circa quattrocento.

Fiat Uno Turbo 3

FIAT UNO TURBO 1985. Gli Anni ’80 sono consegnati alla storia per i Duran Duran, la Milano da bere dell’Amaro Ramazzotti, il Diario Paninaro, le folli Gruppo B e la Fiat Uno Turbo. L’ascesa delle compatte hatchback ha una forte accelerazione nel ’76 con la Golf GTI MK1, ma è nei primi Anni ’80 che la Renault 5 e la Peugeot 205 aumentano l’appetito tutto giovanile per le piccole scatolette con grinta e cavalli. La Fiat Uno, presentata, nell’83, nell’85 riceve il favoloso motore Fire 1000 ma oltre la 70 SX la piccola del Lingotto non va. Per sbalordire la concorrenza la Uno ha un piano grazie a un ‘petardo’ cattivo e ‘velocissimo’. È il quattro cilindri 1.3 derivato dalla Fiat Ritmo e Lancia Delta che completo di iniezione elettronica Bosch e accensione Magneti Marelli guadagna una turbina IHI (0,55 bar) e ‘sforna’ 105 cv e circa 150 Nm. Nasce così la Uno Turbo i.e.: al nuovo motore si affiancano un assetto più rigido e un impianto frenante a disco su tutte e quattro le ruote e mentre il peso contenuto in meno di 850 kg permette di scattare da 0 a 100 km/h in 8”3 e raggiungere i 200 km/h. Vola, insomma è quasi la metà di una faraonica Mercedes 600 SEL. Nell’88 è disponibile l’allestimento Antiskid con antibloccaggio dischi anteriori. Nell’89 debutta la seconda generazione con fari anteriori più sottili, motore 1.4 di derivazione Tipo e turbina Garrett. Eroga, ora, ben 116 cv e lo 0-100 km/h scende a 7″7. Nel ’91 arriva il catalizzatore: da qui alla fine della produzione nel dicembre ’93 la Uno Turbo ha 111 cv e completa lo 0-100 km/h in circa 8″5. (Qui per saperne di più)

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