Le Fiat più cool della storia/3

Le Fiat più cool della storia/3

Ritmo 60? Uno 55? Bravo 1.4? Duna 55? Con intelligenza e oggi in tanti le ammirano. Ma ora facciamo le persone coerenti e andiamo ‘di pancia’: chi comprerebbe a un’asta RM Sotheby’s una Ritmo S85 anche se in versione Gold? E chi parteciperebbe alla Mille Miglia con una Brava 80? È chiaro: Nessuno! Oltre la loro funzione utilitaristica difficile avvertire una qualche forma di desiderio. Eppure le Fiat sono nate con l’automobile e viceversa. Il marchio torinese ha costruito di tutto spaziando dalle piccole per la città alle monoposto da grand prix, alle Gran Turismo da corsa, alle grandi berline da cumenda. Ecco, perciò, le FIAT ‘velocissime’, quelle che almeno una volta nella vita ogni appassionato ha sognato di mettersi dietro al volante.

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FIAT 801 12 CILINDRI 1927. Con la fine della Grande Guerra l’Automobile ricomincia a vivere: riprendono i Gran Prix, viene costruito il circuito di Monza, l’Alfa Romeo progetta l’RL, l’Isotta Fraschini presenta la Tipo 8 con otto cilindri… La Fiat, nata, nel 1899, nei primi venti anni si costruisce grande fama sportiva grazie a validi piloti e tecnici di talento ma all’inizio degli Anni ’20 soffre la perdita di importanti collaboratori. La Casa si ritira dalle corse dopo la sconfitta al Gran Prix di Francia del ’24 (vinto dalle Alfa) fino al ’27 quando torna sui propri passi (sportivi). Per il Campionato Europeo Gran Prix 1927 viene messa in cantiere una sontuosa dodici cilindri. Il progetto 806 ha due peculiarità: è la prima vera monoposto Fiat (fino ad allora le auto erano, in pratica, biposto utilizzate anche come monoposto) e porta al debutto un nuovo motore 1500 sovralimentato. Quest’ultimo è ottenuto da due unità a sei cilindri in linea unite a ‘U’ supportate da un compressore. La distribuzione è di tipo bialbero con tre valvole per cilindro e la potenza è di circa 190 cv. La trasmissione prevede un cambio a quattro marce e la trazione posteriore. La 806 è molto veloce ma poco affidabile. Per la prima e unica gara la Fiat decide di farla debuttare all’autodromo di Monza in condizioni di tempo e morale disincentivanti: nonostante il valore delle forze in campo (tra cui le fortissime Alfa Romeo P2 e le Bugatti 35) la FIAT 806 di Pietro Bordino vince tutte le fasi eliminatorie, parte in pole position nell’ultima prova e sconfigge Giuseppe Campari e Aymo Maggi. Il morale è alto, si confida nella stagione ’28 ma la Casa si ritira definitivamente dalle corse. E l’unica 806 costruita finisce nella pressa.

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FIAT COUPE’ 2000 20V TURBO 1997. La Fiat Coupé debutta al Motorshow di Bologna del dicembre ’93. Oltre al 2.0 16v aspirato da 140 cv (e 180 Nm) il catalogo offre la versione Turbo con 195 cv per circa 230 km/h di punta massima e 7”5 nello 0-100 km/h. Nel ’96 l’aggiornamento di metà carriera introduce il milleotto della Fiat Barchetta mentre il ‘vecchio’ quattro cilindri 2000 cc è sostituito da un cinque cilindri: aspirato eroga 147 cv, mentre sull’impetuosa 2.0 Turbo 20v è sovralimentato ed eroga 220 cv e 310 Nm di coppia. La performance è di rilievo per una trazione anteriore: l’accelerazione da 0-100 km/h viene coperta in soli 6″3 e la punta massima è di 250 km/h (nonostante il 65 percento del carico sia davanti). Nel 1998 FIAT introduce la versione Limited Edition con cambio a 6 marce, barra duomi e freni Brembo con dischi forati e pinze rosse (si riconosce per i cerchi bruniti, pulsante d’avviamento rosso, tachimetro con scala a 280). Nei mesi successivi si aggiungono altre due serie speciali: 20V Turbo Plus (strumentazione grigia, gomme da 225/45) e 20V Turbo M.Y. 2000 (strumentazione e pinze in grigio, kit aerodinamico a richiesta). La Coupé termina il suo ciclo di vita nel 2000 senza eredi.

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FIAT 130 MAREMMA 1975. Certamente gli inglesi hanno dato fama alla Shooting Brake ma gli italiani e i nostri atelier di carrozzeria hanno reso questa sfiziosa versione un’icona di stile. La 130 Maremma nasce nel ’75 sulla meccanica della versione di serie (in listino dal ’71 a fianco della 130 berlina), due porte e tre volumi. Pininfarina si occupa di creare una versione unica, una fuoriserie lussuosa ma utile con un mega bagagliaio chiuso da un ampio portellone. Per ottenerlo viene allungato il tetto, a partire dal montante B, e aggiunta la ‘terza porta’ che la trasforma, a seconda della visione, in una familiare due porte o una coupé con tetto allungato. Nella parte finale del lungo tetto uno spoilerino devia i vortici d’aria. L’area posteriore presenta ampi finestrini laterali e crea, abbattendo il divanetto, uno spazio molto sfruttabile. L’equipaggiamento comprende servosterzo, vetri bronzati elettrici, aria condizionata, impianto audio con mangianastri. La meccanica è di serie: motore V6 da 3,2 litri, 165 cavalli, cambio manuale a cinque marce, trazione posteriore. Viene verniciata in tinta ‘Panno’  beige (n.577 del catalogo Fiat) con interni blu. Risultano allestiti tre esemplari, uno dei quali è stato utilizzato a lungo dall’Avvocato Agnelli come auto personale.

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