#lost: le auto che non ce l’hanno fatta/3

#lost: le auto che non ce l’hanno fatta/3

Fra tutte le auto meravigliose che punteggiano la galassia automotive, con i loro design caratteristici e le loro performance più o meno strabilianti, ce ne sono parecchie che non sono mai arrivate ad uno step di produzione meritato ed ufficiale. Molte di queste sono concept car che hanno sorpreso ed entusiasmato con la loro bella presenza ai saloni automobilistici di tutto il mondo — i saloni, ve li ricordate? — ma poi, per un motivo o per l’altro, sono rimaste un puro esercizio di stile. Sono servite — e questa funziona spesso permane tutt’ora — per mostrare al grande pubblico e agli addetti ai lavori quale fosse la direzione stilistica intrapresa da un marchio oppure, in molti casi, sono stati il risultato del lavoro di un team di progettazione che ha ricevuto un briefing fuori dagli schemi tradizionali. Ma molte di queste vetture erano più di una concept car o di un prototipo, diciamocelo: se fossero effettivamente andate in produzione avrebbero probabilmente riscosso un grande successo. Rifatevi un po’ gli occhi mentre — ci auguriamo — siete sotto il vostro ombrellone, in barca o a bordo piscina.

BMW M3 Touring A

BMW M3 TOURING (2000). Nei 35 anni di storia che ci separano dalla prima apparizione sul mercato, la BMW M3 è stata offerta in molteplici carrozzerie, berlina, coupè e anche cabriolet, ma mai station wagon (ma l’attesa è terminata: la prossima generazione sarà anche wagon). Tuttavia all’inizio del nuovo millennio il concept è pronto: sono gli anni della M3 E46 e il 3,2 litri sei cilindri in linea da 343 cavalli, il cofano bombato, i passaruota muscolosi e i quattro scarichi al posteriore finiscono su una Serie 3 Touring. Il prototipo ci lascia immaginare come si sarebbero potute combinare le qualità dinamiche della più potente delle Serie 3 con la praticità del portellone, ma poco dopo a Monaco hanno lasciato perdere forse per paura di uno scarso successo commerciale. Eppure qualche centinaia di chilometri più in là, a Ingolstadt, ci hanno visto una grande opportunità, la cui tradizione — stiamo parlando della RS4e della RS6 — dura tutt’oggi e non accenna a mostrar segni di cedimento.

Ford GT90 A

FORD GT90 (1995). Salone di Detroit 1995, la Ford sorprende tutti con una concept ad altissime prestazioni: vuole fare le scarpe a Ferrari F50, McLaren F1, Bugatti EB 110 e compagnia bella. Per lei si pensa inizialmente ad un V12 quadriturbo, poi ad un V8, poi ad un V6 e infine a due V6 uniti tra loro e sovralimentati mediante doppio turbocompressore Garrett T2. La GT90 eroga 720 cavalli, ha il telaio monoscocca in alluminio e un cambio a cinque marce strettamente imparentato con quello della Jaguar XJ220; la sua linea è a dir poco futuristica per l’epoca, tanto da dare inizio alla new edge era nel design automotive di fine Anni ’90. Per proteggere il corpo vettura dal calore generato dal poderoso propulsore — capace di generare temperature di circa 816 gradi — vengono utilizzate le stesse piastrelle ceramiche impiegate per costruire gli scudi termici degli space shuttle. Prezzo? 800mila dollari. Potenziali compratori? L’Ovale Blu li sta ancora cercando.

Chrysler ME Four-Twelve B

CHRYSLER ME FOUR-TWELVE (2004). Gli americani ci riprovano e, dopo la GT90, piazzano un V12 seimila di derivazione AMG con quattro turbo su un’altra supercar a stelle e strisce. Questa volta è la Chrysler che forte della collaborazione presenta la ME Four-Twelve: eroga 850 cavalli, monta un cambio a robotizzato a sette rapporti con doppia frizione e sfrutta pure l’aerodinamica attiva per stabilizzarsi alle velocità stellari promesse. Le previsioni dicono infatti 399 km/h per la punta massima e un’accelerazione da 0 i 100 km/h in 2″9: non ci sarebbe affatto dispiaciuto vederla duellare con una Ferrari Enzo o una Veyron; il suo rapporto peso/potenza l’avrebbe anche avvantaggiata, ma la Casa delle Stella a Tre Punte non avrebbe mai permesso ad una Chrysler di sbeffeggiare in malo modo tutte le sue supercar di punta.

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