Luca De Meo: dietro le quinte del successo

Luca De Meo: dietro le quinte del successo

Luca De Meo è il nuovo ceo della Renault: dal primo di luglio sarà a capo della complessa alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi: un ruolo notevole, una stanza dei bottoni da comandare con il più classico dei ‘pugno di ferro in guanto di velluto visti i cambi di paradigma che il mondo dell’auto ha nel mirino. E lui, milanese di 52 anni, Commendatore al merito della Repubblica italiana, dovrebbe essere la persona ideale per questa missione. Lo dice il suo storico, lo dicono le persone che ci hanno lavorato.

Per capire meglio il fenomeno De Meo ho intervistato chi lo ha seguito in questi anni per capire, direttamente da chi l’ha vissuto all’opera, i perché delle sue intuizioni. O delle sue magie, se questo si tratta… “Due aspetti su tutti”, dice un suo collaboratore che preferisce l’anonimato (come gli altri due interpellati, ndr): “rispetto alla media dei top executive, De Meo ha la capacità di anticipare gli avvenimenti analizzando il contesto. Sto parlando di un’abilità sottile, non comune. Pensa agli anni in Fiat: capisce che quel marchio aveva bisogno di un’icona, quindi rilancia la 500 (cavalcando l’idea di Lapo, ndr). Lo stesso, l’anticipazione di un trend, gli era riuscito poco prima con la Lancia: oggi se parli di quel marchio viene istintivo abbinarlo a un pubblico femminile, ma all’epoca si trattava di un brand molto diverso. Posizionarlo sul pubblico femminile gli ha garantito, in qualche modo, un futuro”. Ancora, Seat: in questo caso l’idea alla base dello spolvero di cui gode oggi il marchio spagnolo fu quella di identificarlo con il dna di Barcellona”. Anche qui: idea semplice, lineare, che ‘arriva’. Dritta al cuore del mercato.

“Stiamo parlando”, mi confida un altro suo collaboratore, “di una persona che non ha mai basato i suoi risultati o le sue deduzioni sulla sola analisi dei numeri. Ha un’indubbia capacità di leggerli nel loro contesto”. E questa considerazione porta dritto dritto al modo in cui Luca De Meo intende il lavoro. E lo vive: confronto, conversazione e ‘verità’. “Ti dico una cosa: a Barcellona non andava in pista con gli ingegneri della Cupra a provare le auto. Si fece fare una Mii elettrica un paio d’anni prima del lancio ufficiale (è in vendita dal 2020, ndr) e la usava per andarci in giro. Osservava le reazioni della gente e ne parlava col suo team; soprattutto, verificava se le prestazioni promesse dagli ingegneri erano realistiche per l’uso reale. I fatti alla fine gli danno ragione: il suo modo di porsi nei confronti dell’automotive è concreto”.

Insomma, come tutte le persone intelligenti, Luca De Meo ha la necessità di capire ciò di cui si sta parlando e per questo s’impone ‘carotaggi’ nel quotidiano per capire davvero le cose come stanno: “Una delle missioni della Seat era quella di avvicinarla al mondo dei giovani”, racconta una persona del suo staff, “così in Spagna vengono sponsorizzati un gran numero di festival musicali. De Meo praticamente non se ne è perso uno, con tutti i problemi legati alla sicurezza del caso: girandoli andava a guardare come veniva percepito il marchio esposto, ascoltava i commenti della gente, verificava se i bar brandizzati Seat funzionavano… è uno a cui piace capire”.

Ecco qualche testimonianza raccolta da chi lo ha visto crescere negli anni torinesi e in quelli tedeschi di Volkswagen (prima) e Seat (poi). “Poi Marco, alla fine la macchina non si muove mai da sola. Lavorare in un contesto positivo aiuta: poter parlare liberamente fa la differenza. Con lui il confronto è senza filtri per davvero. E lui lo cerca, anche perché nessuno ci azzecca sempre… Detto tra noi, in un ambiente dove vivi bene, si lavora meglio. Magari anche di più, ma con soddisfazione”. Se in queste ore qualcuno si sta domandando quale sia il segreto di un italiano da esportazione di successo, eccolo in queste testimonianze. Intuito, curiosità, confronto e un saluto per tutti. “Un giorno gli chiesi come mai salutasse in continuo tutti. Mi rispose in modo molto semplice. ‘Mi hanno insegnato a essere educato’”. Ecco, da vicino, l’italiano che piace all’estero.

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