La Porsche 917 e la fortuna del principiante

La Porsche 917 e la fortuna del principiante

REGINA DI LE MANS. Nata nel 1969, antagonista per antonomasia della Rossa di Maranello e delle Ford GT40, popolare sugli asfalti delle piste come su quelli di Hollywood, sembra impossibile pensare che la Porsche 917 sia stata una principiante… Ma 60 anni fa, l’allora neonata Porsche, lo era davvero. Già perché la regina indiscussa di Le Mans (per due anni consecutivi), montava il primo motore 12 cilindri boxer della casa di Stoccarda di sempre (cilindrate: 4500cc, 4900 e 5000). Un motore col trucco, certo. Non ci vuole Einstein per capire che due 6 cilindri abbinati, specie se superdotati come quelli della 911 R, fanno proprio 12.

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DALLE PISTE ALLE STELLE. Questa iconica sport prototipo viene presentata a Ginevra con un inedito 4494 cc da 520 cavalli montato longitudinalmente in posizione centrale su un telaio a traliccio ricoperto da una carrozzeria coi pannelli in ‘plastica’. Per un totale di 800 chili. Nonostante vinca per due anni di fila la 24 ore più famosa (1970 e 1971), passa alla storia per un’altra caratteristica sfoggiata proprio a Le Mans: la livrea celeste e arancione Gulf ‘indossata’ anche da Steve McQueen nel film dedicato all’endurance francese. Come se non bastasse, nel 2017, questa Porsche dei primati è stata venduta all’asta per la mirabolante cifra di 14 milioni di dollari. Un ulteriore record della 917.

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FORSE NON TUTTI SANNO CHE. Certo, la 917 è stata un’auto fenomenale. Ma con una messa a punto travagliata. Infatti la prima versione, con quella bella coda lunga che è la sua caratteristica estetica più emblematica, non stava in strada. Per cercare di tenerla giù provarono di tutto: assetti, gomme, motore. Poi capirono che con la velocità l’auto si caricava troppo dietro. E quindi alleggeriva il muso. Del resto la 917 andava quasi 20 km/h più forte di qualsiasi altra sport prototipo dell’epoca. A un certo punto si pensò anche di portarla in Sicilia, alla Targa Florio. Ma alla fine dei test, Vic Elford, ormai stremato, fu letteralmente tirato fuori di peso. L’auto era così impegnativa da guidare che il campione inglese le preferì la 908/03. Il telaio a traliccio, che pesava solo 42 chili, era stato riempito col gas: per controllare che non ci fossero crepe nelle saldature. Se la pressione calava, c’era qualcosa non andava. La versione più potente fu la 917/30 che correva nel campionato statunitense Can-Am: un mostro di 5400 cc che sfiorava i 1600 cavalli.

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