Porsche, nuova vita per la 911 S ex Jochen Rindt

Porsche, nuova vita per la 911 S ex Jochen Rindt

Non sono in molti, perfino tra i grandi collezionisti, a poter vantare nella loro raccolta un’auto guidata da un campione del mondo di F1. Tra i pochi fortunati c’è un signore viennese che risponde al nome di Heinz Swoboda. Capelli e barba sale e pepe, mani robuste da meccanico e una passione viscerale per le vetture con una storia avventurosa da raccontare, meglio ancora se in ambito sportivo, Swoboda ha costruito il suo mondo fatto di auto d’epoca, attrezzi d’officina, tute da pilota e insegne vintage in un garage immerso tra i vigneti a Sud di Vienna. Qui, nel suo accesissimo e spettacolare Bahama Yellow, brilla una Porsche 911 S con motore 2000 unica nel vero senso della parola, e non per modo di dire. 

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CAMPIONE POST MORTEM. Sull’auto, all’apparenza uguale a tante altre (eccezion fatta per la tinta, non così comune), aleggia infatti l’ombra misteriosa di Jochen Rindt, (tristemente) noto per essere l’unico pilota ad aver vinto un mondiale di F.1 dopo la sua morte. ‘Grindt’, come fu ben presto soprannominato nell’ambiente delle corse per via della sua guida focosa e arrembante, morì il 5 settembre del 1970 per le conseguenze di un tragico incidente durante le prove del gran premio d’Italia. Perse il controllo della sua Lotus poco prima d’imboccare la Parabolica, schiantandosi a 280 km/h contro un guardrail. Aveva vinto cinque gare, quell’anno, e tanto bastò perché nessun altro pilota riuscisse a raggiungerlo e superarlo in classifica.

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PERÒ, CHE AUTO AZIENDALE! Fu l’importatore austriaco della Porsche, nel maggio del 1967, a dare in uso a Rindt la 911 che oggi appartiene a Heinz Swoboda. Il pilota austriaco, che all’epoca correva in Formula 1 con la Cooper, faceva anche parte della formazione piloti della casa tedesca per le gare di durata. Rindt guidò le leggendarie 906, 907 e 910, prendendo parte a corse mitiche come la 24 Ore di Daytona e, naturalmente, quella di Le Mans, che aveva vinto nel 1965 in coppia con l’americano Masten Gregory al volante della Ferrari 250 LM numero 21 del North American Racing Team. Quella Porsche di color giallo intenso con decise note di caramello, Rindt non dovette usarla molto. Almeno così risulta dai registri della casa madre, in cui figura per certo un trasferimento notturno da Vienna a Rouen, dove il 9 luglio del 1967 il pilota nato a Magonza si aggiudicò il terzo round del Trophées de France davanti a mostri sacri come Jack Brabham, Jim Clark, Bruce McLaren e Jackie Stewart, il suo più grande e rispettato rivale di sempre.

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UNA VITA SPERICOLATA. Alla fine del 1968, quand’era ormai chiaro che sarebbe passato alla Louts dalla Brabham, dove rimase per una sola stagione, Rindt interruppe il suo rapporto di lavoro con la Porsche e riconsegnò all’azienda le chiavi della 911 targata ‘S8.491’. Nonostante la sua chiara fama di funambolo, per il poco che la guidò non v’è dubbio che la trattò con cura, procurandole solo una lieve ammaccatura sul paraurti anteriore. Nulla in confronto ai durissimi colpi che l’auto avrebbe subito negli anni successivi, dopo che la Porsche decise di convertirla in auto da corsa, facendola correre nei rally e portandola sull’orlo della completa distruzione. 

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NUOVA AVVENTURA, VECCHI RICORDI. L’approdo della 911 ex Rindt al garage di Swoboda non è stato semplice, anzi. È arrivato solo al termine di una lunghissima e ardua ricerca in cui il collezionista, in più frangenti, ha temuto di non riuscire a raggiungere l’oggetto dei suoi desideri. Ma come in tutte la favole che si rispettino e fanno tornare un po’ bambini, non è mancato il lieto fine e la Porsche, che oltre ai segni del tempo, sulla carrozzeria, portava pure quelli procurati da mille battaglie sui campi di gara, è tornata al suo antico splendore. Il Bahama Yellow è un raggio di sole, tra le strade e i palazzi antichi del centro di Vienna, e quel volante, così esile nonostante sia stato ripristinato a regola d’arte, sembra terribilmente fragile. Ma è solo un’impressione: chissà come lo stringeva forte, Rindt, con i suoi guanti beige… 

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