Quando la leggenda è sotto il cofano

Quando la leggenda è sotto il cofano

Esistono moltissimi parametri per valutare la bontà di un motore automobilistico. Il consumo di carburante, la potenza e le prestazioni sono tra i più ovvi, ma anche il rombo o la silenziosità (a seconda dei casi) sono aspetti di cui esperti e appassionati tengono spesso conto nel loro giudizio. Molto si è scritto e si è detto dei propulsori meno assetati, così come dei più robusti e dei più sportivi. Più raramente, invece, un motore viene valutato nel suo insieme, per la sua capacità di adattarsi con naturalezza a utilizzi e contesti anche molto diversi tra loro. Ed è proprio sotto la lente della duttilità che abbiamo cercato di esaminare i dieci motori qui sotto. Più o meno potenti e blasonati, più o meno longevi, ma tutti uniti da un comune denominatore: la versatilità. Una dote che, nella stragrande maggioranza dei casi, li ha resi estremamente longevi. Facendoli entrare nella leggenda. 

BMC Serie A

BMC Serie A

BMC SERIE A. Il motore serie A a quattro cilindri in linea della Bristish Motor Corporation debuttò sulla Austin A30 nel 1952 e concluse la sua lunga e fortunata carriera quasi mezzo secolo più tardi, nel 2000, sotto il cofano delle ultime Mini classiche. Declinato in varie cilindrate, è stato il cuore pulsante di intere generazioni di automobili stradali e da competizione, tra cui le Austin Allegro e Metro, la MG Midget, la Morris 1100/1300, la Wolseley Hornet, svariate Cooper, la Cox GTM e le leggendarie Deep Sanderson, piccolissime coupé da corsa molto popolari nel Regno Unito nei primi Anni ‘60.

Fiat Serie 100

Fiat Serie 100

FIAT SERIE 100. Punto d’orgoglio della produzione motoristica Fiat, il primo motore della Serie 100 progettato da Dante Giacosa, un quattro cilindri in linea di 633 cc, comincia la sua carriera nel 1955 equipaggiando la Fiat 600. Cresciuto di cilindrata fino a 1050 cc, nel 1985 è stato affiancato e gradualmente sostituito dal leggendario Fire. Grazie alla sua versatilità, nel suo ciclo vitale lungo più di trent’anni ha contribuito al successo, tra le altre, delle Fiat 850, 127, Panda, Cinquecento e Seicento, ma anche dell’Autobianchi A112 e di diversi modelli marchiati Seat, Yugo e Zastav.

Ferrari V12 Colombo

Ferrari V12 Colombo

FERRARI V12 COLOMBO. Chissà se Gioacchino Colombo (1903-1988), nel disegnare il motore della prima Ferrari della storia, la 125S del 1947, avrebbe mai detto che con quel progetto stava gettando i semi per la nascita di una dinastia di motori V12 destinata a regnare fino al 1989, con l’uscita di produzione della coupé 2+2 412. Negli oltre quarant’anni della sua carriera, il dodici cilindri a V disegnato dal progettista legnanese ha visto aumentare la propria cilindrata da 1,5 a 4,9 litri, finendo sotto il cofano di cavallini entrati nella leggenda come i modelli della famiglia 250 e la 365 GTB/4 Daytona.

Chevrolet Small Block

Chevrolet Small Block

CHEVY SMALL BLOCK. Nella seconda metà del Novecento quasi tutti i marchi della galassia General Motors hanno sviluppato un motore V8, ma nessun costruttore è riuscito a eguagliare il risultato ottenuto dalla Chevrolet con il suo Small Block, costruito fino al 2003 – si stima – in circa 100 milioni di unità. Introdotto nel 1955 sulla Bel Air e sulla Corvette, non ha impiegato molto a conquistarsi i cofani di mezza gamma del colosso di Detroit, dalle muscle car alle berline da famiglia, passando per pick-up e furgoni. Potente ed economico da costruire, ha equipaggiato anche modelli Checker, Gordon-Keeble e Iso.

Chrysler V8 Hemi

Chrysler V8 Hemi

CHRYSLER V8 HEMI. Delle tre generazioni di motori V8 Chrysler conosciute come Hemi, solo le prime due annoverano propulsori dotati delle camere di combustione emisferiche che ne hanno ispirato il nome. Il primo, battezzato FirePower e prodotto solo negli Anni ’50, ha equipaggiato moltissimi modelli Chrysler, tra cui la 300D, il pick-up Dodge C-Series e la Facel Vega Excellence. Rumorosissimo, in America è da sempre amatissimo dai piloti, soprattutto nelle corse d’accelerazione.

Ford V8 Windsor

Ford V8 Windsor

FORD WINDSOR. Il V8 Small Block Windsor, che deve il suo nome allo stabilimento Ford dell’Ontario in cui veniva assemblato, ha visto la luce nel 1962 e quattro decenni più tardi veniva ancora montato sui modelli australiani della casa dell’ovale blu. Nell’arco della sua carriera ha equipaggiato numerose Ford, tra cui la Mustang di fine Anni ’70 e la GT40, unica automobile americana ad aver vinto la 24 Ore di Le Mans. È stato montato pure sui camion F-Series e, con un diverso disegno delle teste, sulla Mustang Boss 302, oltre che sulla prima AC Cobra e sulla De Tomaso Mangusta.

Renault Cléon-Fonte

Renault Cléon-Fonte

RENAULT CLÉON-FONTE. Il motore Cléon-Fonte costruito dalla Renault ha attraversato intere generazioni di automobili, dalla Renault Caravelle del 1962 alla Dacia 1310, uscita di produzione nel 2004. Sulla breccia per oltre quarant’anni, sotto il segno della losanga ha equipaggiato un po’ di tutto, dal simpatico furgoncino Estafette alla mostruosa R5 Turbo da rally. Lo utilizzarono anche Alpine, DAF, Volvo e Ford, che lo installò sulla Corcel venduta in Sudamerica. Una curiosità: fu montato anche sulla René Bonnet Djet del 1962, la prima automobile di serie al mondo con il motore centrale.

Jaguar XK

Jaguar XK

JAGUAR XK. Un dato su tutti riassume l’incredibile versatilità del motore Jaguar XK: è stato montato per la prima volta nel secondo dopoguerra su una sportiva purosangue come la XK120, chiudendo la propria carriera nel 1992 sotto il cofano di una limousine dal passo felpato (e dal look un po’ funereo) come la Daimler DS420. Unico propulsore nella gamma del giaguaro dal 1948 al 1971, il sei cilindri in linea della serie XK ha equipaggiato con successo berline di lusso e bolidi da corsa come la D-Type che vinse la 24 Ore di Le Mans nel 1955, 1956 e 1957. Fu montato anche su alcuni carri armati e veicoli militari.

Volkswagen Boxer

Volkswagen Boxer

VOLKSWAGEN BOXER. Un buon pezzo della leggendaria affidabilità narrata dagli oltre venti milioni di Maggiolino prodotti dalla Volkswagen tra il 1938 e il 2003 risiede sotto il cofano posteriore. Il motore quattro cilindri boxer raffreddato ad aria costruito dal colosso di Wolfsburg ha spinto anche la splendida Karmann Ghia, numerosi mezzi militari e il mitico pulmino Transporter, dal ‘Bulli’ degli Anni ’50 al T25 degli Anni ’80. Diffusissimo sulle kitcar, a cominciare dalle famosissime Dune Buggies, a cavallo tra gli Anni ’40 e ’60, con opportune modifiche, ha equipaggiato tutte le Porsche 356.

Alfa Romeo Bialbero

Alfa Romeo Bialbero

ALFA ROMEO BIALBERO. La leggenda del bialbero Alfa Romeo, l’esuberante quattro cilindri in linea con distribuzione a doppio albero a camme in testa progettato da Giuseppe Busso (1913-2006), comincia nel 1950 sotto il cofano della berlina 1900, anche se è il 1290 cc della Giulietta Sprint con testata e monoblocco in lega d’alluminio, nel 1954, ad aprire la strada a intere generazioni di Biscioni stradali e da competizione equipaggiate con propulsori fino a due litri di cilindrata. Le berline Giulia e Alfetta e le derivate con carrozzeria coupé e spider, insieme all’Alfa 75, sono solo alcune delle grandi Alfa Romeo equipaggiate con questo leggendario motore.

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