Taglioni, l’ingegnere che (re)inventò la Ducati

Taglioni, l’ingegnere che (re)inventò la Ducati

Nasci in Romagna, terra di divertimento e piadine, ma vieni al mondo in una cittadina in piena bassa? Che, come se non bastasse, è pure la patria di un asso dell’aviazione, quel Francesco Baracca che come portafortuna ha un cavallino che dalle carlinghe degli aerei è finito a rampare sul muso delle Ferrari? Insomma, lo capisci anche tu che non dev’essere stato facile. In quest’Italia che vanta geni a ogni cartello stradale o santi per ogni bar che dio manda in piazza un illustre concittadino per centro urbano di solito è più che sufficiente. Ma non a Lugo. Lì, infatti, 100 anni fa nasceva un altro eroe di duelli indimenticabili che dai cieli si erano spostati in pista: Fabio Taglioni. Sguardo sornione, sigaretta in una mano, quando non c’era addirittura un toscano, nell’altra la matita per buttar giù intuizioni e rivoluzioni. Come il desmodromico, quel gingillo che comanda meccanicamente apertura e chiusura delle valvole, eliminando i limiti delle molle, una soluzione che trasforma nella pietra filosofale della Ducati o la distribuzione a coppie coniche. Un monumento all’ingegneria che ha reso i mono di Borgo Panigale vere e proprie sculture a scoppio.

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FORD, LE CORSE E LA MARIANNA. Quando arriva in Ducati nel 1954, Taglioni ha appena detto no a un altro. Ford. Gli americani lo volevano a ogni costo (a tal punto da avergli fatto recapitare un assegno in bianco), ma lui ha seguito la passione. Del resto, quell’Italia è ancora la mecca delle corse più epiche e massacranti di sempre. Pensa al Motogiro o alla Milano-Taranto. Schilometrate su strade da girone dantesco che oggi sembrano solo competizioni infernali, mentre allora erano vetrine importantissime per dimostrare l’affidabilità di mezzi e soluzioni tecniche. La prima creatura dell’ingegnere di Lugo è una monocilindrica di 100 cc, la Gran Sport. Soprannominata Marianna, nel triennio ’55-’57 sbaraglia tutti e fa conquistare alla Casa di Borgo Panigale il soprannome di Ferrari delle due ruote. Il dubbio che rimane è che forse avrebbe vinto lo stesso anche senza quella protezione della Madonna… Passano gli anni e sulle carene delle Ducati da corsa compare il cavallino di Baracca, che Taglioni piazza come portafortuna sulla sua creatura più sexy, la Super Sport 750 del 1974. Moto che monta il bicilindrico desmo che aveva debuttato sulla GT 750 di tre anni prima, umiliando le giapponesi alla Daytona d’Europa: la 200 miglia di Imola (vittoria che gli frutta addirittura un telegramma di congratulazioni da parte del Drake in persona). Taglioni lascia la ‘rossa’ di Borgo Panigale nel 1984, trent’anni dopo esserci arrivato. Appassionato di velocità, in realtà ha sempre avuto un altro tarlo: quello dell’affidabilità. Per lui la meccanica doveva essere come un diamante. Per sempre. E ci aveva visto bene se, a quasi 40 anni di distanza, il bicilindrico è ancora lì e il desmo, che vinse per la prima volta sulle 125 GP, pure.

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A LIFE OF PASSION, ROBA DA FILM. Tecnicamente è un documentario a puntate. In realtà è una maratona di emozioni: hai presente quelle che fai con le serie TV americane? Ma questa lo è anche di più perché è una storia vera. Tutto comincia con The Spark, la scintilla, continua con The Acceleration, quindi The Victory e… Mi fermo qui, non ti voglio mica rovinare le sorprese che trovi nel canale YouTube di Ducati.

 

 

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