Un pieno di Lancia con Giovanni De Virgilio

Un pieno di Lancia con Giovanni De Virgilio

Con una storia da romanzo e un futuro tutto da scoprire, scambiare quattro chiacchiere con un discendente della famiglia Lancia significa poter esplorare i meandri meno frequentati di uno dei più grandi nomi dell’auto. Se poi quel discendente è Giovanni De Virgilio, figlio dell’ingegner Francesco De Virgilio, 36 anni alla corte della casa torinese per la quale ha progettato, tra l’altro, il primo motore V6 di serie al mondo, e di Rita Lancia, figlia di Giovanni (la mente dietro le lettere dell’alfabeto greco per identificare le auto) e nipote del fondatore Vincenzo, la faccenda si fa ancora più interessante.

Nato a Torino il 18 luglio 1951, Giovanni De Virgilio vive a Roma ed è un medico con la passione dei motori. Nel 2022, con l’auto di alcuni familiari e amici, fonda l’associazione informale “Lancia & De Virgilio”, con l’obiettivo di tenere viva la memoria delle donne e degli uomini della sua famiglia che hanno contribuito a far entrare la Lancia nella leggenda

Nato a Torino il 18 luglio 1951, Giovanni De Virgilio vive a Roma ed è un medico con la passione dei motori. Nel 2022, con l’auto di alcuni familiari e amici, fonda l’associazione informale “Lancia & De Virgilio”, con l’obiettivo di tenere viva la memoria delle donne e degli uomini della sua famiglia che hanno contribuito a far entrare la Lancia nella leggenda

LE CORSE E LA LANCIA NEL SANGUE. Giovanni, che va per i 73 ma ha lo stesso, vivace sorriso della foto in bianco e nero che lo ritrae bambino con i genitori, i fratelli Luigi e Anna e l’Appia di famiglia che ha iniziato a guidare di nascosto a 12 anni, di mestiere fa il medico, ma l’automobile e le corse – meglio se al volante di una Lancia, ovviamente – sono un amore antico e mai sopito. E rappresentano ancora oggi una parte importante della sua vita: “Tra il ’72 e il ’74 con una Fiat 128 di serie ho corso molti rally insieme a mio fratello Luigi. Lui è ingegnere come papà e insieme a Enrico Glorioso è stato uno dei fondatori della Sparco – racconta a Veloce -. Hanno iniziato con la vendita di lampadine per i fari supplementari delle auto da corsa, e una mano all’inizio la davo anch’io. Anche se solo per qualche mese, dopo la laurea sono stato il primo impiegato dell’azienda. Vendevo tute da pilota e per far asciugare la vernice sui paracoppa disegnati da mio fratello li infilavo nel forno di casa…”.

Sanremo, 2019. Giovanni De Virgilio e il fratello Luigi (con la camicia a quadri) alla Coppa dei Fiori con la Lancia Fulvia Sport Competizione che Giovanni ha acquistato nel 2018

Sanremo, 2019. Giovanni De Virgilio e il fratello Luigi (con la camicia a quadri) alla Coppa dei Fiori con la Lancia Fulvia Sport Competizione che Giovanni ha acquistato nel 2018

Con suo fratello ha corso in altre occasioni? Chi guida e chi naviga?
“Al volante ci si alterna, ma sul sedile del passeggero, come copilota, Luigi fa davvero la differenza. Insieme abbiamo corso cinque rievocazioni storiche del rally di Montecarlo, di cui quattro con la Lancia Flavia Coupé rossa che nel 1993 papà aveva fatto preparare da Almo Bosato”.

Torino, 25 ottobre 1993. Francesco De Virgilio nel giorno della consegna della Lancia Flavia Coupé che aveva fatto preparare dall’officina Almo Bosato

Torino, 25 ottobre 1993. Francesco De Virgilio nel giorno della consegna della Lancia Flavia Coupé che aveva fatto preparare dall’officina Almo Bosato

È la sua Lancia del cuore?
“Alla Flavia sono molto affezionato, perché è mia da trent’anni, ma la Lancia a cui io e i miei fratelli siamo più legati è l’Appia seconda serie di nostro padre. La comprò nuova nel 1958 e non scorderò mai il giorno in cui dal balcone lo vidi passare sotto casa, in corso Galileo Galilei, per portarla in garage. Da allora, è sempre rimasta in famiglia”.

Giovanni e Luigi De Virgilio con la Lancia Flavia Coupé al Rallye Monte-Carlo Historique del 2002

Giovanni e Luigi De Virgilio con la Lancia Flavia Coupé al Rallye Monte-Carlo Historique del 2002

Che papà è stato Francesco De Virgilio?
“Un grande papà. Nostra madre è morta quando avevo tredici anni e lui ha tirato su tre figli. A lui, poi, devo la mia passione per le corse. Nel 1955 ci portò a vedere il Gran Premio del Valentino. Ricordo ancora gli spalti di legno. Vinse Ascari e in quel giorno Vittorio Jano si dimise per motivi di salute. Mio padre prese il suo posto alla guida della squadra corse, ma quell’avventura durò pochi mesi, perché la cessione della scuderia alla Ferrari era già nell’aria”.

Gran Premio di Monaco 1955. Francesco De Virgilio (in abito elegante, con le mani sui fianchi) insieme ad Alberto Ascari (al volante dell’auto) e ai meccanici del team Lancia

Gran Premio di Monaco 1955. Francesco De Virgilio (in abito elegante, con le mani sui fianchi) insieme ad Alberto Ascari (al volante dell’auto) e ai meccanici del team Lancia

E il De Virgilio ingegnere, com’era?
“Era ossessionato dalla precisione, e in questo somigliava a mio nonno Giovanni Lancia: quando nel palazzo di via Grassi dove abitavamo al segnale orario regolava la pendola, mio padre faceva lo stesso. Aveva la passione per le cose ben fatte. Era nato a Reggio Calabria, ma in fabbrica lo chiamavano il tedesco. Ciò non significa, però, che fosse un dittatore, anzi. Alla Lancia gli volevano tutti bene perché esortava sempre gli operai a comprendere la ragione delle cose. Faceva loro domande e diffondeva la conoscenza, anziché tenerla per sé”.

Da sinistra, Francesco De Virgilio, Gianni Lancia e Vittorio Jano

Da sinistra, Francesco De Virgilio, Gianni Lancia e Vittorio Jano

Nel 1933, a 21 anni, suo padre compì il grande salto lasciando il Sud per Torino. Rimase molto legato alle sue origini?
“Fino agli anni ’70 le nostre vacanze le abbiamo fatte a Reggio Calabria, dove trascorrevamo tutto il mese di agosto. In città c’è ancora il piccolo appartamento di mio nonno Luigi e mio padre ha sempre sognato di costruirsi una villetta nella zona di Archi. Quel sogno è rimasto in un cassetto ma, combinazione, proprio in quel quartiere qualche anno fa gli è stata intitolata una strada, ad angolo con via Enzo Ferrari. Comunque, accompagnato da mio fratello, a Reggio papà è andato fino all’ultimo. Contava i bagni al mare e, pur sapendo che non avrebbe mai potuto dargli un futuro, non ha mai smesso di amare la sua terra”. 

I tre fratelli De Virgilio ritratti da piccoli insieme ai genitori accanto alla loro Lancia Appia

I tre fratelli De Virgilio ritratti da piccoli insieme ai genitori accanto alla loro Lancia Appia

Oltre all’Appia di famiglia e alla Flavia Coupé ha altre Lancia in garage?
“Di Flavia Coupé ne ho due, quella da corsa e una 1.8 a iniezione del 1983. Poi ho una Aprilia del 1939, attualmente in fase di restauro, una Fulvia Sport Competizione, che ho deciso di vendere perché alla mia età comincia a essere un po’ scomoda, e due Lancia 2000 berlina, entrambe a iniezione. Con quegli interni foderati di legno e pelle sono macchine elegantissime e le tengo strette al cuore perché il loro motore boxer è stato progettato da Ettore Zaccone Mina, un disegnatore di papà”.

Una delle due Lancia 2000 berlina di Giovanni De Virgilio

Una delle due Lancia 2000 berlina di Giovanni De Virgilio

E della Lancia di oggi, che idea si è fatto?
“Sono molto contento che continuerà a esistere la Ypsilon, un nome inventato da mio nonno Giovanni, a suo modo un innovatore, anche se si occupava di letteratura classica e non di automobili. Ma un grande innovatore è stato anche il mio bisnonno, Giuseppe Lancia. A metà dell’Ottocento è stato uno degli inventori della carne in scatola, che ha fornito all’esercito piemontese nella guerra di Crimea e ha prodotto persino in Argentina, a Buenos Aires. Scrisse pure un manuale sul trattamento delle carni, una vera bibbia sull’argomento, con nozioni di macellazione, metodi di conservazione e quant’altro. Inutile dire, poi, che se non avesse permesso al figlio Vincenzo di frequentare i Ceirano la Lancia che conosciamo probabilmente non sarebbe mai esistita”.

Francesco De Virgilio con il motore V6 della Lancia Aurelia da lui progettato e, a sinistra, un disegno in trasparenza dell’auto

Francesco De Virgilio con il motore V6 della Lancia Aurelia da lui progettato e, a sinistra, un disegno in trasparenza dell’auto

Da appassionato, come vede il futuro delle auto d’epoca?
“Il mio augurio è che si possa continuare a utilizzarle anche con l’avvento della rivoluzione elettrica, visto che esistono fonti di alimentazione alternative e pulite. Penso, per esempio, ai biocarburanti che lo scorso novembre l’Asi ha presentato a Milano AutoClassica. Chissà che questo non faccia capire ai ‘talebani’ del green che le vetture storiche non hanno fatto il loro tempo e non meritano di finire relegate nelle sale dei musei”.

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