
Una Morgan così secondo me non l’avete mai vista
La lunga e ininterrotta storia della Casa di Malvern comincia nel 1909, e per i primi ventisette anni si sviluppa attorno a modelli a tre ruote. È solo nel 1936 che debutta la 4/4 (“Plus 4” – 4 ruote, 4 cilindri), segnando una svolta: la struttura in legno del telaio diventa un pilastro della filosofia Morgan, tanto da restare, ancora oggi, alla base della costruzione delle sue vetture. Come se, individuata una formula vincente, quei principi fossero stati cristallizzati nel tempo. Ma dopo la scomparsa del fondatore Henry Frederick Stanley Morgan nel 1959, il figlio Peter inizia a considerare anche un’evoluzione, fino ad allora impensabile: l’uso della vetroresina per la carrozzeria, materiale che il padre aveva sempre rifiutato ritenendolo poco robusto. Al Salone di Londra del 1963, Peter Morgan presenta così un’auto che rompe con la tradizione: la Plus 4 Plus, una coupé innovativa con carrozzeria in materiale plastico, pensata per proiettare il marchio nel futuro.
PIÙ AERODINAMICA, PIÙ SILENZIOSA, PIÙ RIGIDA. La base tecnica rimane quella della classica Plus 4: un telaio ibrido in legno e tubi d’acciaio, progettato per garantire una struttura solida ma elastica, capace di assorbire le sollecitazioni della guida. Le sospensioni anteriori sono indipendenti con bracci obliqui, mentre al posteriore troviamo barre di torsione: anche da questo punto di vista, la Plus 4 Plus resta fedele alla tradizione. La vera novità è nella carrozzeria. Si tratta infatti di una delle prime vetture britanniche a essere interamente rivestita in fibra di vetro, realizzata dalla E.B. Plastics, azienda dello Staffordshire specializzata in componenti per veicoli industriali e telai. In quel periodo, l’uso della vetroresina si stava diffondendo (basti pensare alla Lotus Elite, all’hardtop dell’MG MGA o ai passaruota sperimentali della Jaguar XK140), ma la Plus 4 Plus rappresenta comunque un unicum nel panorama inglese.
UNA COSTRUZIONE “SU MISURA”. I pannelli in vetroresina vengono forniti dalla E.B. Plastics, dopo che Peter Morgan ha fatto realizzare disegni meccanici con particolare attenzione alla zona del telaio che ospita il motore. Dopo aver costruito un prototipo, utilizzato anche per un viaggio personale in Europa con la moglie, viene confermata l’affidabilità della carrozzeria in plastica. I componenti vengono quindi prodotti in serie e spediti direttamente alla fabbrica di Malvern per l’assemblaggio finale. Sotto il cofano pulsa il 4 cilindri 2 litri della Triumph TR4, abbinato a un cambio manuale a quattro marce. Il motore eroga circa 110 cavalli, sufficienti per spingere la coupé oltre i 180 km/h.
UN’INATTESA ANOMALIA. Pur condividendo il telaio della roadster, già apprezzato per stabilità, tenuta e frenata, la Plus 4 Plus offre qualcosa in più: è più leggera (poco più di 810 kg), più rigida, più silenziosa e più aerodinamica. Nei test della stampa specializzata riceve elogi entusiasti, proprio per queste qualità. Eppure, il pubblico non la premia. Paradossalmente, a tanti miglioramenti oggettivi non corrisponde un uguale successo commerciale. La Plus 4 Plus si rivela un’anomalia, e finisce per diventare un clamoroso insuccesso.
SOLO VENTISEI UNITÀ IN QUATTRO ANNI. Nonostante le recensioni positive, la presentazione al Salone di Londra delude: il prezzo, fissato a 1.275 sterline, è ben superiore alle 816 della Plus 4 tradizionale (anche se inferiore a quello di una Lotus Elite). Il pubblico affezionato alla Morgan classica percepisce la nuova coupé come troppo moderna e distante dallo stile tradizionale – tanto che l’unico richiamo al family feeling si trova nella forma della calandra. Inoltre, la carrozzeria chiusa elimina il piacere di guida a cielo aperto, da sempre un vanto per la clientela Morgan. Allo stesso tempo, il nuovo design non riesce a conquistare nuovi clienti: dietro la forma avveniristica, infatti, si cela una meccanica ormai datata – nonostante l’ottimo comportamento dinamico. Il risultato è impietoso: in quattro anni di produzione, vengono costruiti solo ventisei esemplari.