Veloce intervista: Dindo Capello

Veloce intervista: Dindo Capello

Da ormai dieci anni Dindo Capello è Presidente di Audi Zentrum Alessandria, la concessionaria piemontese presente nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo alla quale il tre volte vincitore della 24 Ore di Le Mans ha dato vita dopo essere entrato nella proprietà della Garage 61, una piccola concessionaria Volkswagen-Audi di Acqui Terme nel 1999. In questo ruolo e dal suo punto di osservazione privilegiato, l’ex-pilota di Santo Stefano Belbo, con all’attivo anche cinque vittorie nella 12 Ore di Sebring, il titolo di Campione Italiano Superturismo nel 1996 e i trionfi nella American Le Mans Series, sempre con Audi, è in grado di tracciare non solo un bilancio della sua attività da imprenditore ma anche di fornirci uno sguardo profondo verso il futuro dell’automobile. Per questo siamo andati a trovarlo nella sede di Audi Zentrum Alessandria in via Enzo Ferrari ad Alessandria, dove nella sala consegna autovetture nuove spicca la presenza dell’Audi R18 TDI portata al successo da Dindo Capello a Sebring nel 2012 e offertagli dai vertici della Casa di Ingolstadt come tributo per una carriera agonistica straordinaria che gli vale da un decennio il prestigioso ruolo di Brand Ambassador internazionale dei quattro anelli. 

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Presidente, chi l’ha spinta a diventare dealer, in un mondo così competitivo e difficile come quello della distribuzione di autoveicoli in Italia?
Nel 1999 Autogerma, poi divenuta Volkswagen Group Italia, mi segnalò che c’era una piccolissima concessionaria Audi-Volkswagen ad Acqui Terme, una realtà da 200 automobili all’anno, nella quale uno dei soci stava per andare in pensione. E mi venne chiesto se fossi stato interessato a rilevare quella quota. Ero pilota Audi da diversi anni ormai, ne conoscevo i prodotti e ne ammiravo la tecnologia, per cui si trattava di andare a vendere oggetti che da cliente potenziale avrei comprato volentieri.

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Una scelta più emotiva che razionale, quindi?
In un certo senso sì. Si trattava di un’avventura imprenditoriale che mi conquistava come progetto, prima ancora di mettermi a tavolino a controllare i numeri e ipotizzare previsioni di profitto.

In precedenza aveva mai pensato di diventare dealer Audi, una volta appeso il casco al chiodo?
No, anche perché la mia famiglia non era mai stata coinvolta in questo settore.

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E quando entrava da cliente in concessionaria quali sensazioni provava?
Prima di essere socio e poi Presidente della concessionaria entravo come cliente del service con le auto aziendali fornite da Audi AG e, prima, da Audi Sport Italia. Devo ammettere che era sempre un momento emozionante, per me che da pilota lavoravo per il marchio. Ho sempre notato e ammirato l’impronta maniacale nell’organizzazione dei saloni, con le auto ordinatamente e strategicamente disposte in vetrina, gli arredi modernissimi, le forme hi-tech degli stessi edifici, specie con l’arrivo degli Audi Hangar. E poi i saloni dedicati con una precisa identità di marca, quando vennero fisicamente divisi gli spazi dei marchi Audi e Volkswagen, laddove l’offerta del dealer li comprendesse entrambi.

A un pilota devoto per tutta la carriera al marchio tedesco viene spontaneo chiedere se si è mai comprato un’auto personale…
Sì, e curiosamente (o no?) era un’Audi, una delle prime 80 Avant. Dal 1994 poi ho sempre potuto contare su vetture aziendali, a cominciare dalle Volkswagen Vento e Corrado G60, quando correvo in Italia per il team di Emilio Redaelli. Ricordo ancora il consumo stratosferico della mia rossa Corrado, una gran bella macchina, molto performante ma anche molto assetata di benzina!

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Presidente, cosa ricorda del suo debutto da imprenditore nel mondo automotive?
In realtà sono entrato nel capitale di Garage 61 di Acqui Terme già nel 1999, prima di diventare nel 2001 un socio di minoranza di Audi Zentrum Alessandria. Investitore e socio d’immagine, per così dire. Nel 2011, in coincidenza con l’annuncio del mio abbandono delle corse, ho assunto il ruolo di Presidente, diventando socio di maggioranza di Audi Zentrum Alessandria. Dopo lo sfortunato epilogo della 24 Ore di Le Mans del 2011, ritirato mentre ero al comando, Audi mi offrì la possibilità di riprovare a vincere la gara della Sarthe un anno dopo, così il primo anno di impegno a tempo pieno in concessionaria fu un anno “con il doppio lavoro”, da pilota ufficiale Audi Sport e da Presidente…

Come ha visto cambiare il mondo dell’automobile in questi primi 10 anni di presidenza?
È cambiato il mondo, non solo il settore automotive! Devo ammettere che per me è stata una fortuna non aver avuto precedenti esperienze in questo campo prima di Audi Zentrum Alessandria, perché ho potuto vivere questo periodo di profondo cambiamento senza essere legato a schemi preconcetti che si sarebbero rivelati obsoleti. Così è stato più facile adattarsi alle nuove realtà. Questo è un settore in cui, tanti anni fa, si guadagnava con una certa facilità e non si dava importanza alla gestione aziendale; l’esperienza di pilota e in particolare di conduttore nelle gare di durata mi ha insegnato l’importanza di un controllo maniacale di tutti gli aspetti di un’azienda come di un’automobile da corsa, così da comprendere e spiegare ai miei collaboratori quanto sia fondamentale una gestione oculata di tutti i settori di un’azienda come la nostra, che presenta molte complessità.

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Può spiegarci meglio?
Ho abbinato l’esperienza delle gare endurance alla meticolosa gestione aziendale ‘alla tedesca’ richiesta da Audi, con l’idea e la motivata convinzione che il controllo permette di vivere meglio quando il mercato cresce e di sopravvivere nei momenti di difficoltà. Qui in Audi Zentrum Alessandria la gestione è manageriale al 100 percento, ogni reparto deve avere i propri obiettivi, dalla vendita al back office, dal servizio assistenza alla carrozzeria. Oggi l’utile si aggira attorno all’1,5-2 percento del fatturato e per permettere all’azienda una costante crescita è indispensabile non perdere mai di vista questi numeri.

Qual è la considerazione che la Casa madre e la filiale italiana attribuiscono ai concessionari?
Ritengo di essere un uomo e un imprenditore fortunato per aver corso e oggi per poter lavorare con Audi; ho i quattro anelli nel cuore fin dalle prime gare nel Superturismo, dalla nascita del motto ‘Vorsprung durch Technik’. Audi tiene molto ai propri concessionari, ci considera lo strumento necessario per vendere le sue autovetture e ci sostiene nel modo migliore possibile, come ci ha dimostrato negli ultimi due anni, quando il nostro business è stato in parte attaccato dalle conseguenze della pandemia. Siamo nati nel 2001 con le due sedi di Alessandria e Asti, per poi espanderci su Alba e Cuneo nell’ambito di un progetto-pilota che ci ha portato a presidiare tutto il sud del Piemonte. Uno degli obiettivi raggiunti nel 2021 è stata la nascita di Audi Zentrum Cuneo, ribattezzando le attività della nostra concessionaria Sport quattro, già da tempo parte di Audi Zentrum Alessandria.

Cosa ha comportato il suo passaggio da pilota a concessionario Audi? Questo background agonistico ha portato altri vantaggi, oltre a un certo tipo di visione del business?
Audi Zentrum Alessandria è stata riconosciuta subito come centro d’eccellenza diventando dapprima R8 Exclusiv, tra i pochi dealer italiani con mandato di vendita della supercar a motore centrale di Ingolstadt, e in seguito centro Audi Sport, per la commercializzazione dei modelli S e RS. Analogo riconoscimento ci è stato assegnato per la gamma e-tron e siamo stati tra i primi a disporre di una carrozzeria abilitata a lavorare sulle scocche in alluminio. Per me è un grande orgoglio continuare oggi a lavorare con il marchio che ho portato sulla tuta da gara per vent’anni.

Per vincere a Le Mans occorre uno straordinario lavoro di squadra. E in una concessionaria?
Ho provato a portare la mia esperienza di pilota in questa attività, convinto che una struttura che oggi conta su un centinaio di collaboratori possa e debba essere organizzata come una scuderia vincente. In questi primi dieci anni mi sono fatto tanta esperienza e ho imparato tanto, accrescendo la convinzione che sono le persone a fare la differenza. Per questo cerco di attorniarmi di professionisti all’altezza del marchio Audi, a cominciare da Antonio Aletto, il Direttore Generale, un grande personaggio senza il quale oggi non saremmo dove invece ci troviamo, come numeri di bilancio e come reputazione. E mi piace infine ricordare come anche mio figlio Giacomo abbia fatto il suo ingresso in azienda, con il ruolo di Business Development Center Expert.

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Quali sono i modelli Audi che le hanno dato più soddisfazioni?
Dal punto di vista commerciale, prima la Q5 e poi la Q3, parlando di suv, e le A3 per quanto riguarda i modelli tradizionali. Dal punto di vista tecnologico, le attuali RSQ8 ed e-tron rappresentano l’apice dell’offerta, in attesa di vedere da vicino la nuova A8. 

Come si vive in concessionaria il passaggio alla trazione elettrica?
Si tratta di uno switch obbligato nel quale Audi ha dimostrato di essere all’avanguardia, non solo perché ha lanciato la e-tron e la e-tron Sportback quando non esisteva ancora un’offerta del genere nel segmento di mercato superiore, ma anche perché ora, dopo l’arrivo delle Q4 e-tron, è pronta per il lancio un’intera gamma di vetture elettriche che andranno a coprire tutti i segmenti di mercato. E che affiancheranno modelli elettrificati a vari livelli. Con la Q4 abbiamo raggiunto una clientela più ampia, per rendere la transizione ecologica accessibile a un numero maggiore di famiglie e persone.

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Quale percezione hanno i clienti del passaggio alla mobilità elettrica?
I dubbi che esprimono i nostri clienti riguardano l’infrastruttura pubblica, non l’automobile. Quella elettrica non è ancora la mobilità ideale per chi percorre molti chilometri ogni giorno, come i rappresentanti di commercio per esempio.

I clienti si affidano a lei anche come consulente per la scelta dell’automobile?
Soprattutto gli appassionati del motorsport che ricordano i miei successi in pista richiedono il mio feedback ma in realtà le migliori risposte le possono dare i venditori specializzati di Audi Zentrum Alessandria. Io comunque cerco di essere coinvolto il più possibile in questa transizione ecologica e la mia prossima auto aziendale sarà una RS e-tron GT, che utilizzerò quotidianamente per testimoniare la mia esperienza anche ai clienti. 

L’ha già guidata, che sensazioni le ha dato?
La RS e-tron GT mi ha colpito moltissimo in pista, perché vanta un handling eccezionale a dispetto del peso superiore alle 2 tonnellate. E resta molto confortevole nell’utilizzo stradale quotidiano.

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Occorre uno stile di guida specifico per guidare elettrico? 
No, semmai è importante saper adattare il proprio stile di guida per sfruttare al massimo le eccezionali qualità, soprattutto in termini di efficienza, delle nostra vetture elettriche. Le vetture a emissioni zero inducono a una guida molto rilassata, accompagnati dal silenzio con cui si muovono, e più rispettosa del Codice della Strada. Si impara a guidare in modo predittivo per ottenere il massimo dalla frenata rigenerativa, per sfruttare al massimo la funzione veleggio così da ottenere un sensibile incremento dell’autonomia. Poi si sa, quando si ha voglia di uno scatto bruciante le auto elettriche sono quasi imbattibili.

Avete obiettivi specifici di vendita per la gamma e-tron?
Ci aspettiamo di raddoppiare il numero di auto consegnate ogni anno. Per il 2022 non dovremmo essere lontani da una quota del 10 percento sulle immatricolazioni complessive della concessionaria ma molto dipenderà dalla situazione relativa alle consegne per via della crisi dei semiconduttori.

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