X1/9: quella Fiat che non sembrava una Fiat

X1/9: quella Fiat che non sembrava una Fiat

AL GUSTO DI SUPERCAR. C’è stato un tempo in cui anche comprando una Fiat si poteva vivere il sogno di guidare una supercar. Avete presente la X1/9, la baby-spider a due posti secchi che il colosso torinese lanciò nel 1972, esattamente cinquant’anni fa? L’idea di fare un’auto così, in realtà, aveva cominciato maturare ai piani alti di corso Marconi già sul finire degli anni ‘60. Il motivo era semplice: per quanto agile e “sfiziosa”, la 850 Spider risultava un po’ troppo “piccola” rispetto alle altre sportive compatte della casa, come le 128 Coupé e Rallye. Quindi era necessario “rimpolpare” l’offerta con un modello completamente nuovo.

Fiat X1/9LA FIRMA DEL MAESTRO. La carrozzeria Bertone venne così incaricata di “vestire” la meccanica della 128 a trazione anteriore, dal momento che la Fiat avrebbe potuto accontentarsi di una semplice “tutto avanti”. Ma Bertone andò oltre, vincendo l’iniziale perplessità di chi le aveva commissionato il lavoro , cominciò a considerare un layout diverso, con il 1300 trasversale da 75 CV e il cambio a quattro marce della 128 Sport montati dietro i due sedili e collegati, ovviamente, alle ruote posteriori. Alla fine l’idea prese il sopravvento e per il design venne scelta la proposta di Marcello Gandini che, come spesso accadeva a quei tempi, era la più “immaginifica”. Il grande designer si era ispirato alla Runabout (una sua concept del 1969 realizzata sulla meccanica dell’Autobianchi A112) tracciando una linea a cuneo molto grintosa, con i fari retrattili e un pratico tettuccio rigido asportabile che in poche, semplici mosse finiva dritto nel baule anteriore, consentendo di trasformare la vettura da coupé a spider. E la Bertone venne anche incaricata della produzione.

Dallara X1/9UN TALENTO PER LA VELOCITÀ. Oggi 75 CV fanno sorridere persino su una city-car, ma su un peso a vuoto di 880 kg consentivano alla X1/9 di superare i 170 km/h. Una velocità che la vettura raggiungeva in scioltezza grazie anche alla sezione frontale ridotta della carrozzeria, resa più efficace nel penetrare l’aria dal grande spoiler ricavato nel paraurti anteriore. E proprio questo “feeling” naturale per la velocità, suggerì alla Fiat di bussare alle porte della Dallara che, nel 1975, in collaborazione con il reparto corse della casa torinese, trasformò la X1/9 nella Icsunonove Dallara: qui lo stesso 1300 del modello originale, grazie alla testata a sedici valvole a all’iniezione meccanica Kugelfischer, arrivò a fornire la bellezza di 192 CV. Anche se in realtà, una X1/9 da corsa l’Abarth se l’era costruita in casa già un anno prima, per cercare fortuna nei rally che contavano. Era mossa dallo stesso 1800 ad alimentazione singola della 124 Abarth, forte di oltre 200 CV, che erano un’enormità in rapporto a un peso di appena 750 kg. Ma nonostante l’enorme potenziale e le tre vittorie assolute conquistate nei rally delle Alpi Orientali, del 100.000 Trabucchi e della Coppa Liburna, la Fiat preferì affrontare il mondiale rally con la nuovissima e più robusta 131, sfruttando le corse come propellente per spingerne le vendite. 

Fiat X1/9CON L’INGLESE SE LA CAVAVA BENISSIMO. La “spiderina” a motore centrale merita un posto a parte nella storia della Fiat anche per essere riuscita a “conquistare” gli automobilisti stranieri. In particolare ebbe un corposo successo negli Stati Uniti, dove nel 1974 sbarcarono 10.000 esemplari e l’anno successivo la maggior parte di quelli usciti dalla catena di montaggio. A partire dal 1976, che vide il debutto della X1/9 “Serie Speciale” (riconoscibile per le vistose decalcomanie nere che corrono intorno all’intero corpo vettura all’altezza della fiancata), la vettura fece innamorare anche gli inglesi, grandi intenditori di roadster piccole e scattanti, e il Regno Unito divenne il secondo mercato per volumi della vettura dopo quello americano.

Fiat X1/9HA FATTO UN “CARRIERONE”. Nel 1978, quando tagliò il traguardo dei 100.000 esemplari prodotti, la X1/9 entrò nel pieno della maturità e ricevette finalmente un cambio a cinque marce: la versione “Five Speed”, appesantita nel look dai grossi fascioni ad assorbimento d’urto in plastica nera, una moda che sarebbe dilagata negli anni ’80, era spinta dallo stesso 1.5 della Ritmo, ma con 85 CV al posto di 75 e superava senza sforzo i 180 km/h. Dal 1982 la vettura fu commercializzata con il marchio Bertone e non più con quello Fiat e la carriera di questa piccola sportiva tutta divertimento si chiuse alla fine del 1988, dopo 16 anni e circa 174.000 esemplari prodotti. Niente male, per un’auto che, con la sua sportività “democratica”, continua a farci sognare.

 

 

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