Allemano fa orologi? No, misuratori del tempo
Tutto è cominciato con gli schiacciasassi. Cose giganti che sputavano vapore da tutti i bulloni. Siamo a metà del 1800 in quella che diventerà la capitale italiana dell’auto, Torino. E Giuseppe Allemano inizia la sua attività proprio producendo mezzi industriali ma, col passare degli anni e l’arrivo dei concorrenti, la pressione aumenta. Ma Allemano non la teme per niente. Anzi, la misura. Forte di un’esperienza decennale in caldaie semoventi, la Allemano ha dovuto costruire da sé gli strumenti per tenere sotto controllo pressione, appunto, e temperature dei suoi mostri meccanici.
Ma nel 1919 decide di entrare nella storia. Dell’automobilismo: fornendo i manometri alla Fiat, per la 501 Torpedo. Hai presente quel quadrante pulito con quella lancetta con una forma inconfondibile? Ecco, è proprio questo oggetto iconico ad aver ispirato gli orologi attuali.
E così, dopo decenni di strumenti per tenere a bada bar e gradi di auto, navi e aerei, la Nuova Allemano ha riversato design e storia in questi misuratori del tempo. Segni particolari, oltre alla lancetta: casse di grande formato (44mm di diametro), impermeabilità fino a cinque atmosfere, ma soprattutto movimenti meccanici, automatici o a carica manuale. Comunque sia a vista.
Le collezioni prevedono GMT pensati per i giramondo, con lancetta rossa per il secondo fuso orario e datario, o i Man per chi ama le complicazioni, che in orologeria sono un po’ come gli optional più sexy di una macchina. In questo caso la lancetta del famoso manometro segna le ore, mentre i due ripetitori si occupano di minuti e secondi.
Per la cronaca, sotto il cofano, ops, il quadrante, c’è un movimento svizzero Fabior FW 98 Retrograde. Il cinturino in pelle e la scatola in legno che si rifà a quelle degli strumenti di allora completano l’effetto amarcord. E per finire ci sono anche un paio di versioni personalizzate, per tifosi e motociclisti. Una dedicata al Grande Torino e l’altra alla MV Agusta.
