Lamborghini LM 002: ecco com’è (e come va) la supercar delle 4×4

UN GIGANTE ALL’AVVENTURA. Meccanica da vera fuoristrada, “fisico” da autoblindo, eppure in punta al gigantesco cofano anteriore, che si estende come una portaerei, ecco spuntare lo stemma del toro che si prepara alla carica. Sissignore, siamo di fronte alla Lamborghini LM 002. E ci sentiamo piccolissimi: è alta 1,85 metri, larga due, lunga quasi cinque e poggia su enormi ruote da 17 pollici che sono una dichiarazione di guerra a qualsiasi cosa gli capiti sotto.

SE NON LA VEDI NON CI CREDI. Tra le tante supercar nate sotto il segno del toro, la Lamborghini LM 002 è probabilmente la più “pazza”. Senza contare che c’è chi – e sono in tantissimi – non l’ha mai vista dal vivo, tutt’al più in fotografia, contribuendo a farla apparire come una specie di araba fenice, o di unicorno dei motori: una creatura con un che di mitologico e di magico, insomma, di quelle che, se non le vedi e non le tocchi, difficilmente credi possano esistere davvero. Naturalmente, questa 4×4 tutta muscoli e testosterone, esiste eccome. Dai cancelli della fabbrica di Sant’Agata Bolognese, dal 1986 al 1993, ne sono uscite addirittura 301. Non tantissime, d’accordo, ma neppure poche, considerata l’eccezionalità dell’auto.

UNA VERA GUERRIERA. Tutti conoscono la Lamborghini come rinomato costruttore di auto super sportive, ma la casa emiliana, negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, era molto famosa e apprezzata anche come società d’ingegneria. Proprio la LM 002 costituisce l’esempio forse più importante di questa seconda “anima” della casa del toro: rappresenta, infatti, il risultato finale del progetto “Cheeta”, commissionato in origine dall’esercito americano, il quale aveva manifestato un interesse nei confronti di un veicolo altamente specializzato in grado di coniugare la robustezza tipica delle fuoristrada con le doti velocistiche delle vetture più sportive.

MOLTO PIÙ DI UNA 4×4 DI LUSSO. Come tale, però, la Lamborghini Militare (pare sia questo il significato dell’acronimo LM, e non Lamborghini Mimran, dal nome dei fratelli che rilevarono l’azienda nel 1981, come pure in molti sostengono) non è mai nata. E pazienza per la divisa, perché, anche alla luce degli sforzi fatti, a Sant’Agata Bolognese decisero che quel progetto non sarebbe rimasto chiuso in un cassetto. Il mondo dell’auto, all’epoca, grazie soprattutto al successo della Mercedes Classe G e della Range Rover, aveva cominciato a guardare i veicoli 4×4 con occhi nuovi: non più mezzi da lavoro “tutta sostanza” e basta, ma vetture in grado, all’occorrenza, di muoversi con disinvoltura ed eleganza anche su asfalto, lontano dal loro habitat naturale. La Lamborghini LM 002, però, è un qualcosa di più. Basta vedere com’è fatta: non poggia, infatti, su un classico telaio a longheroni e traverse, come le fuoristrada classiche, ma su una struttura tubolare in acciaio che somiglia a quella della Countach (leggi qui la nostra prova su strada della versione 25° Anniversario), alla quale sono stati rivettati i pannelli della carrozzeria in alluminio e fibra di vetro.

CUORE NOBILE. Di per sé, l’ossatura della Lamborghini LM 002, unita al blasone del marchio, basterebbe a conferirle il titolo di “supercar delle 4×4”. Ma la straordinarietà della “Rambo Lambo”, come la chiamano, un po’ hollywoodianamente, gli appassionati, non finisce qui, perché sotto il cofano “pulsa” il cuore della Lamborghini Countach Quattrovalvole, alimentato da una batteria di sei carburatori a doppio corpo (anche se la metà delle vetture prodotte è dotata di un più moderno impianto di iniezione elettronica). Il V12 da 5,2 litri di cilindrata sviluppa una potenza massima di 455 CV, e la cosa davvero sconvolgente è che galoppano talmente forte da far quasi dimenticare di trovarsi a bordo di una fuoristrada che pesa più di tre tonnellate.

GENITORI VS FIGLI. Ecco quindi che, una volta “lanciata”, la Lamborghini LM 002 viaggia spedita anche oltre i 200 km/h, sfoderando insospettabili doti stradali. Se il momento più divertente della nostra prova – seduti per un giorno sul sedile del passeggero dell’unico esemplare di LM 002 verniciato in verde speciale – è stato senza dubbio il testa a testa con una Urus su un campo di grano, con il motore sempre su di giri e il posteriore rigorosamente di traverso in una tempesta di polvere e sterpaglie, lo “scontro generazionale” ha regalato spettacolo anche su asfalto, dove l’allungo senza fine del V12 aspirato della Countach ha tenuto banco, nonostante la potenza nettamente maggiore del V8 biturbo della moderna suv.

IN CURVA VA “CAPITA”. Paragonare la Lamborghini LM 002 alla Urus da un punto di vista delle prestazioni pure, ovviamente, è un esercizio sterile e completamente privo di senso, perché, nonostante il filo invisibile che le lega, sono due vetture molto diverse – e non solo per una questione anagrafica. Va detto, però, che si guidano entrambe in maniera molto simile, e cioè fidandosi del mezzo meccanico prim’ancora che delle sensazioni che quest’ultimo trasmette al pilota. Essendo molto alte da terra (la LM 002 addirittura 30 centimetri: molto più di tantissime fuoristrada), impiegano un po’ a trovare l’equilibrio nelle curve. Soprattutto la LM 002, che attenzione, non “dondola” mai nei cambi di direzione, ma necessita di attimi che di primo acchito possono sembrare eterni per appoggiare completamente le ruote a terra e aggrapparsi alla strada. Capito questo, e ricordandosi di non pretendere miracoli dai freni (dietro sono a tamburo e, in generale, dopo tre, quattro staccate brusche iniziano ad accusare un po’ di fatica), non resta che godersi il viaggio, accoccolati in morbide poltrone rivestite in pelle. E in sottofondo, il rombo di un motore da leggenda.

Per le informazioni tecnico-storiche si ringrazia Massimo Delbò, consulente del Polo Storico.