Marcello Gandini prende le distanze dalla nuova Countach
Lo scorso agosto, annunciando sui social il ritorno della Countach sotto forma di una moderna supercar basata sulla Sian, la Lamborghini ha letteralmente sconvolto il mondo dei motori. La notizia, immediatamente ripresa dalle colonne e dalle pagine web di tutti i giornali, suggerisce due letture. La prima è che, dopo mezzo secolo, la casa del toro ha deciso di alzare il velo della memoria sull’illustre progenitrice puntando sull’effetto-sorpresa di un modello ispirato all’originale, sebbene di nuovo disegno. La seconda è che, così facendo, ha inevitabilmente sfiorato un mito apparentemente intoccabile. Perché la Countach ha sì ispirato tutte le Lamborghini che sono venute dopo, ma proprio in virtù del suo status quasi ieratico di opera d’arte nessuno, a Sant’Agata Bolognese, s’era mai sognato di rifarla in versione moderna.
L’INTERVISTA-EQUIVOCO. La nuova Countach, denominata LPI 800-4, ha creato una linea di demarcazione che separa nettamente i favorevoli all’operazione revival da coloro che, invece, non sono del tutto convinti che il salto nella modernità renda i giusti onori al capolavoro disegnato da Marcello Gandini. Portavoce ideale di quest’ultima fazione è diventato proprio il car designer torinese, che in un comunicato stampa ufficiale ha preso nettamente le distanze dalla nuova Countach. In particolare, la nota contiene un riferimento esplicito alla videointervista che lo scorso giugno Gandini aveva rilasciato all’ufficio stampa della Lamborghini e nella quale Mitja Bokert, l’attuale responsabile dello stile della casa del toro, mostrava un modellino in scala ridotta definito un suo ‘personale omaggio al Maestro’ e realizzato come studio preliminare per un modello celebrativo da presentare al concorso d’eleganza di Pebble Beach in occasione del cinquantesimo anniversario della Countach.
NESSUNA BENEDIZIONE. “Dal momento che un pubblico esterno, vedendo e leggendo quanto comunicato da Automobili Lamborghini e di riflesso dai media in questo periodo, potrebbe essere indotto a pensare che vi fosse a monte dell’operazione una messa a parte, un coinvolgimento o finanche una benedizione di Marcello Gandini – si legge nella nota firmata dal designer – è opportuno chiarire i fatti e ribadire che lo stesso non ha partecipato né era a conoscenza in alcun modo del progetto”. Né tantomeno Gandini sapeva dell’intenzione da parte della Lamborghini di produrre l’auto in una serie limitata di 112 esemplari. “Nell’apprendere che l’operazione non era una celebrazione fine a se stessa dei 50 anni della Countach, ma preannunciava la vendita di un consistente numero di esemplari di un suo rifacimento – riporta ancora la nota – è doverosa una precisazione, anche in risposta alle innumerevoli richieste di chiarimento ricevute da Marcello Gandini da parte di esponenti della stampa e addetti ai lavori del settore del car design nelle scorse settimane”.
LA PRESA DI DISTANZA. Nel precisare di non aver avuto “alcun ruolo in questa operazione”, Gandini, in qualità di “autore e creatore dell’opera originale”, afferma inoltre che il rifacimento non rispecchia il suo spirito e il suo modo di vedere. “Ho costruito la mia identità di designer, in particolare per ciò che riguarda l’ambito delle supercar che ho creato per Lamborghini, su un concetto unico – spiega il Maestro -: ogni nuovo modello doveva essere completamente diverso rispetto al precedente. Il coraggio, la capacità di creare rottura senza attaccarsi al successo dell’auto precedente, la sicurezza nel non voler cedere all’abitudine sono stati l’essenza stessa del mio lavoro. È evidente che mercati e marketing sono cambiati molto da allora, ma per quanto mi riguarda, ripetere un modello del passato rappresenta, secondo me, la negazione dei principi fondanti del mio Dna di car designer”.
