Amore odio e proiettili! La Pantera di Elvis Presley
Il divorzio tra Elvis Presley e la moglie Priscilla viene sancito ufficialmente nell’ottobre del 1973 e per il King le cose iniziano a mettersi male. Quell’anno, con 168 concerti, è stato davvero sfiancante e, nonostante l’acutizzarsi di una grave forma di depressione, anche l’agenda del 1974 si prospetta densa di impegni. A gennaio è a Los Angeles, a marzo sale sul palco a Memphis e a maggio su quello del Sahara Tahoe in Nevada. Due mesi dopo apre il suo Tennesse Karate Institute, mentre Graceland – la sua dimora – viene riarredata dalla fidanzata Linda Thompson. The King, tuttavia, trova il tempo per fare alcuni regali a chi gli sta intorno. Acquista una casetta prefabbricata con due camere da letto per il cugino Billy Smith con famiglia al seguito – che fa piazzare nella sua proprietà – e una dozzina di vetture per amici, collaboratori e parenti. Tra queste c’è una De Tomaso Pantera di colore giallo, anno 1971, chassis THPNESO1954, targata 1-NV245: è un regalo per Linda.
MODENA-DETROIT. La Pantera è figlia della breve e tumultuosa relazione tra la Ford Motor Company e la De Tomaso Automobili, azienda fondata a Modena nel 1959 da Alejandro De Tomaso. L’intraprendente pilota argentino vuole costruire vetture da corsa – una delle quali sarà la monoposto utilizzata nel 1970 dal team di Frank Williams nel Campionato del Mondo di Formula 1 – e, dal 1964, anche automobili in piccola serie. Il primo modello si chiama Vallelunga, poi arriva la Mangusta di Giugiaro e infine la Pantera, con motore centrale. Progettata da Tom Tjaarda e Gianpaolo Dallara, è spinta da un V8 Ford Cleveland 351 di 5763 cc che, alimentato da un carburatore quadricorpo Holley, eroga 330 cavalli. Viene importata negli Stati Uniti dal 1971 al 1974 e distribuita attraverso i concessionari Lincoln: la stampa americana la definisce come un’opera entusiasmante, ma incompiuta. Le prime Pantera sono infatti note per avere problemi di surriscaldamento, cablaggi difettosi e via dicendo. Un incubo.
PROIETTILI. Leggenda narra che Elvis, che in quel periodo girava spesso con un revolver di piccolo calibro in tasca, un giorno, annoiato dalle continue noie meccaniche della Pantera, spara alla povera auto: il proiettile colpisce il volante ed esce all’esterno, mandando il parabrezza in frantumi. In aggiunta, sembra ci fosse anche un foro di proiettile nella portiera del conducente, poi riparato, e che Elvis avesse fatto esplodere una gomma, con un altro colpo. Non era la sua auto preferita, diciamo. Elvis la vende nel 1976, un anno prima della sua morte per arresto cardiaco indotto da una massiccia dose di barbiturici. La sua Pantera gialla passa di mano in mano, prima di esser acquistata alla fine degli anni Novanta da Robert E. Petersen, fondatore di Motor Trend, Hot Rod e del Petersen Automotive Museum. La Pantera di Elvis oggi vive qui ed è in forma smagliante.
A DUECENTO ALLORA… Sheila Ryan, che ebbe una presunta relazione con la star americana nel 1974, anni fa ricordò un aneddoto particolare durante un’intervista concessa ad un fan club ufficiale del cantante: “Una volta andammo a fare un giro con la Pantera gialla; mi preoccupava il fatto che lui non guidasse spesso, perché usavamo sempre una limousine. Beh, era tardi e stava per far buio, eravamo sulla Mississippi Interstate. Elvis stava guidando, eravamo solo noi due. Andava a 75 miglia orarie e riuscivo ancora a gestirmela. Poi iniziò a schiacciare..85, 95, 130. Stavamo andando a oltre 130 miglia orarie. Lui mi disse di tenergli il volante e tolse le mani dall’impugnatura. Dovetti supplicarlo per farlo smettere e porre fine a quello che per lui era un gioco, a cuor leggero. Io ero terrorizzata”.
