DALLA CONCEPT ALLA STRADA. Correva l’anno 2013 e nel mese di marzo, puntuale come il Natale, il Salone di Ginevra mostrava al mondo le novità a quattro ruote. Quell’anno le luci della ribalta erano tutte o quasi per l’Alfa Romeo 4C, una sportivissima che il mondo degli appassionati reclamava a gran voce dopo aver ammirato nel 2011 la concept sempre a Ginevra.
VITA BREVE MA INTENSA. Ebbene sono passati “solo” 10 anni e della rassegna elvetica, oltre che della 4C non abbiamo più traccia. Peccato. Per il Salone certo (ma questa è un’altra storia), ma soprattutto per l’affascinante sportiva del Biscione che festeggia l’anniversario come un nostalgico cimelio da custodire nell’armadio dei ricordi.
FANS IN DELIRIO. Strana storia davvero quella dell’Alfa Romeo 4C, una sorta di piccola supercar prodotta dal 2013 a 2021 che ha acceso gli animi di tantissimi appassionati. Se ne è parlato tantissimo in Italia e all’estero perché ha rinverdito i fasti del Biscione grazie a linee affascinanti che rielaboravano con sapienza i tratti della miglior tradizione sportiva Alfa.
NATA A MODENA. La vettura veniva assemblata, come era accaduto per la 8C, negli storici stabilimenti Maserati di via Ciro Menotti a Modena. Responsabili dello stile furono due big italiani, Marco Tencone e Lorenzo Ramaciotti, che all’epoca era il coordinatore generale del design dei marchi del gruppo Fiat-Chrysler.
MOTORE DALLA GIULIETTA. Cuore della vettura era il 1750 TBI quattro cilindri turbo con alimentazione a iniezione diretta e variatore di fase: cioé lo stesso motore della Giulietta 1750 TBI. Era tutto in lega leggera e montato in posizione centrale posteriore. Erogava una potenza di 240 CV con una coppia di 350 Nm.
CAMBIO A DOPPIA FRIZIONE. Al propulsore dell’Alfa Romeo 4C era abbinato un cambio a doppia frizione a sei rapporti con funzione di “launch control” e paddle al volante. C’era il solito manettino DNA per la scelta delle modalità di guida e la trazione era rigorosamente posteriore. Ma ancora più sofisticato si dimostrava il telaio: una monoscocca in carbonio di soli 65 kg di peso. Un piccolo primato che permetteva di contenere il peso a secco della 4C in appena 895 kg.
BELLA MA IMPEGNATIVA. Questa, in sintesi, la sua carta d’identità. Ma su strada l’Alfa Romeo 4C come si comportava? Beh, l’approccio era davvero emozionante con un’accessibilità problematica per via del poco spazio disponibile e un’atmosfera decisamente racing con sedile avvolgente e privo di regolazione in altezza. Il coinvolgimento al volante offerto dalla 4C però era totale: bastava dar vita al motore per avvertire il rombo del quattro cilindri sovralimentato alle spalle. Urla, sbuffi, borbottii e cambiate rapidissime.
IL SERVOSTERZO? NON SERVE… Tutto meraviglioso? In realtà fino a un certo punto, perché la 4C qualche difettuccio l’aveva anche lei. Priva di servosterzo, richiedeva bicipiti molto ben allenati ma soprattutto non sempre offriva risposte perfette in velocità. Poi era rigida come una tavola da surf e rumorosa, anche se personalmente non credo che siano difetti imperdonabili. Era pur vero però che dopo un’ora al volante della 4C anche il superamento di un semplice tombino poteva generare piccoli attacchi di panico. La 4C era insomma la classica sportiva senza compromessi e nei percorsi ricchi di curve sfoderava il meglio del suo repertorio grazie all’agilità e alle ottime doti di tenuta.
NEL 2015 HA PERSO IL TETTO. Due anni dopo la presentazione della coupé, si aggiunse la Spider e la produzione proseguì ufficialmente fino al 2021, quando si decise che alla 4C non sarebbe seguita alcuna evoluzione. Un’uscita di scena forse un tantino mesta che, peraltro, non sembra aver scalfito la popolarità di questa vettura. Anzi. Basti pensare che al momento del lancio veniva offerta a un prezzo di circa 53 mila euro. Ai giorni nostri un esemplare usato non costa meno di 80 mila euro che salgono a quota 100 mila per una Spider.
