veloce15 n.29: hai voluto la zona bianca? Pedala
Michael Crichton è lo scrittore di Jurassic Park, lo sanno tutti. Sbagliato. Meglio, lo è per la maggior parte della gente. Eppure per me è quello che ha scritto una frase che mi ha cambiato la vita. E che se fossi riuscito a trovare il libro (La grande rapina al treno) te l’avrei riportata paro paro. Invece no. Accontentati della mia memoria: non è che con l’avvento della locomotiva si è smesso di andare in bici. E guarda che non è un’osservazione banale. Perché sulla carta sono entrambi mezzi di trasporto inventati per velocizzare spostamenti, e non bisogna essere dei tecnici per vedere che su un treno ci sta molta più roba che sul portapacchi. Alla fine si può dire lo stesso del cinema rispetto al teatro, se vuoi. Prendi la diffusione quasi ubiqua di un film rispetto a quella di una replica da palcoscenico. E poi gli effetti speciali, la possibilità di vederlo sul cellulare quando sei nudo in bagno piuttosto che doverti vestire di tutto punto per andare a sederti in platea. Idem per la fotografia contro la pittura. Molto più precisa. Oggi poi è ancora più istantanea che mai, non c’è che dire.
Eppure è strano, perché l’evoluzione tecnica non ha fatto estinguere gli amanti di Giro, musei e teatri. Perché? No, l’estro artistico non c’entra. C’è dell’altro. Che ha a che fare con la parte più umana dell’uomo: è solo quando si suda fatica da tutti i pori che ci si (ri)conosce. Lo sconosciuto con cui si convive da una vita lo vedi in faccia solo quando ti vien voglia di mollare tutto. La bici su quella salita, il palcoscenico, la scuola, il lavoro. È allora che capisci se ti puoi fidare davvero di te stesso. Se nel momento del bisogno ti sei veramente amico. E ti alzi sui pedali e via finché ce n’è. O se invece ti fermi alla prima stazione. Ad aspettare il prossimo treno dei desideri. Che all’incontrario va. Il nuovo numero di veloce15 lo trovi qui. Buona lettura!
